19. Titanium

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«Dovremmo essere arrivati» lo informò Yennefer, una volta giunti nel posto segnato sulla lettera.
Erano circa le nove di mattina, ma Kal non sentiva minimamente la stanchezza o il sonno, nonostante avesse passato tutta la notte a pensare. In particolar modo a Erik e a come stessero andando le cose fra di loro, sempre se Kal non si stesse illudendo per niente.

Una volta sceso dalla macchina della sorella, il ragazzo si ritrovò davanti un edificio di modeste dimensioni, nero e rosso con un enorme scritta a lettere scarlatte, proprio come sulla card dorata: Steel.
Una volta entrato, il ragazzo poté notare una certa tranquillità, la sala di ingresso era pulita e addobbata da diverse piante a foglia larga.
«Salve, come posso esserle utile?» sorrise una ragazza con tono cordiale, Kal si era avvicinato alla reception con fare incerto, non sapendo se quello fosse il posto giusto, nonostante avesse un ché di familiare.
«Sì, salve» iniziò lui, tirando fuori dalla tasca la carta dorata con fare piuttosto impacciato, non era molto a suo agio in posti che non conosceva.
«Ho ricevuto questa ieri e volevo sapere...» provò a dire il ragazzo ma venendo interrotto dalla parlantina veloce della ragazza.
«Oh sì, quella è la nostra carta gold, può aspettare nella saletta delle macchinette appena infondo alle scale, il suo personal trainer arriverà a momenti» sorrise, indicando la scalinata a destra.
«O-ok» balbettò Kal, capendo al volo che quella fosse una palestra, ecco perché aveva qualcosa di familiare, l'aveva vista anni prima durante la sua ricerca per una buon centro sportivo.
«Ok, è decisamente una palestra» si disse, una volta arrivato all'ultimo scalino. Per Kal fu come entrare in un altro posto, il silenzio di prima non c'era più, adesso le sue orecchie erano inondate dal suono del ferro che sbatteva e il parlottio delle persone.
Il posto non era immenso ma era abbastanza grande da poter contenere almeno una cinquantina di persone tutte in una volta.
«Aspetterò qui» fece poi, sentendo una crescente emozione nel petto.
In qualche modo aveva vinto una prova gratuita in una palestra fantastica e piena di macchinari di ultima generazione, se si fosse trovato davvero bene, avrebbe potuto provare a convincere i suoi genitori a fargli fare un abbonamento, forse.
«Kal?» sentì poi dire alle sue spalle, mentre il ragazzo era intento a esaminare la vasta scelta di integratori energetici forniti dai vari dispenser.
«Erik?» esclamò il ragazzo voltandosi e sorridendo felice, non sapendo se fosse il caso di avvicinarsi e salutarlo o rimanere fermo lì dov'era.
«Che ci fai qui?» chiese allora Erik, sorridendogli in risposta.
«A quanto pare ho vinto un premio di prova per questa palestra, aspetto che qualcuno venga a dirmi cosa fare» rise lui sentendosi uno stupido.
«Io vengo qui per allenarmi e sono il tuo personal trainer» confessò Erik, alzando il braccio grattandosi la nuca, sembrava teso.
"Kal smettila di guardargli il bicipite" lo rimproverò la vocina nella sua testa.
«Aspetta cosa?» domandò poi, elaborando quello che aveva detto il maggiore.
«Ok, mi hai beccato» rise Erik alzando entrambe le braccia in segno di resa.
«Ieri, a pranzo, sono passato da te e ti ho lasciato il pacco» spiegò velocemente e facendo corrugare la fronte del minore.
«Mi avevi detto che volevi fare palestra, io lavoro in una palestra, così ho pensato ti avrebbe fatto piacere avere un abbonamento per i prossimi sei mesi» spiegò lui, avvicinandosi ancora al minore, che in risposta sorrise contento.
«Quella carta comprende: le docce, un armadietto tutto tuo, un borsone con un completo per allenarti e degli asciugamani, ah e ovviamente me, il tuo personal trainer» concluse lui con sguardo malizioso sull'ultima parte.
«Ma quanto ti è costata questa cosa?» squittì Kal totalmente a disagio, non era abituato a ricevere cose di quel tipo, e poi quello era un regalo da parte di Erik.
«In realtà non molto, il capo ha un debole per me perché gli portò tanta clientela, quindi mi ha fatto uno sconto» minimizzò lui, senza dare troppo peso alla cosa.
Ma per Kal quello era l'avverarsi di un sogno, anzi due, se si contava che avrebbe passato molto più tempo con Erik, e che lo avrebbe visto mentre si allenava.
"Calma Kal!" si urlò da solo in testa.
Ma l'immagine di Erik su una di quelle macchine per i pesi, con i muscoli in tensione, sudato e mezzo nudo, non voleva proprio levarsi dalla sua testa.

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