1. Arrivo a Camelot

184 5 2
                                    

Camelot finalmente... alte mura e torri, fortezza inespugnabile, regno forte e temibile, proprio come nei racconti.
Questo pensava la ragazza seduta su un piccolo carro trainato da un cavallo nero corvino.
Un'aura magica aleggiava su quelle mura possenti; sembrava di essere in una favola di regine e cavalieri, di quelle che si raccontano ai bambini prima di dormire.
La giovane sentì l'ansia aumentare e diede una breve occhiata al carico dietro di sé per controllare che avesse tutto ciò che le serviva.
Scrollò le redini e il suo cavallo riprese a muoversi, lasciandosi sempre più alle spalle il bosco fitto e arrivando sempre più vicino alle mura del centro abitato.
Le strade erano gremite di gente del popolo e, di tanto in tanto, si scorgeva qualche cavaliere dal lungo mantello rosso camminare tra la folla indaffarata.
Gente che andava e veniva, il vociferare di sottofondo che riempiva l'aria con discorsi quotidiani.
Quella dunque era la famosa Camelot di cui aveva tanto sentito parlare.
Si fece indicare la via per arrivare all'entrata del castello e, fermato il cavallo, chiese a dei cavalieri se fosse possibile essere ricevuta dal re.
Salì le scalinate di pietra sentendosi come una regina dal lungo vestito e seguì i cavalieri attraverso un lungo corridoio che portava alla sala del trono.
Le venne chiesto di aspettare fuori insieme ad alcune guardie, mentre i cavalieri entravano nella stanza.
"Mio signore, una giovane donna chiede di poter parlare con voi" disse uno di loro.
"Una giovane donna? A quale proposito?" domandò Uther seduto sul suo trono.
"Dice di essere una sarta sire. Ha sentito dire che il posto è libero dato che la donna che c'era prima ha deciso di tornare al suo villaggio a vivere la vecchiaia" gli rammentò il cavaliere.
"Oh già, poveretta, ormai non riusciva nemmeno ad infilare il filo nella cruna dell'ago" sorrise divertito il re "Falla passare" gli ordinò con un gesto della mano destra.
Il cavaliere tornò dalla ragazza e la fece entrare al cospetto del re.
Lei fece un inchino e poi aspettò che le venisse dato il permesso di parlare.
"Mi hanno detto che sei una sarta" iniziò a parlare Uther.
"È così mio signore" rispose la giovane.
"Da dove vieni?"
"Un piccolo villaggio lontano, ma pur sempre entro i confini del suo regno"
"Il tuo nome?"
"Heloise"
"Come sapevi che il posto di sarta è libero a palazzo?" domandò il re.
"Le notizie corrono veloci nel suo regno, più veloci di quanto immagina" rispose la ragazza sorridendo. Uther sorrise di rimando.
"Bene, ti metterò alla prova. Non avrai pensato di venire qui e aggiudicarti il posto con tanta facilità"
"Non l'ho mai creduto"
"Bene, credevi giusto allora. Per testare le tue capacità dovrai creare un abito su misura a Morgana, la mia protetta" disse il re indicando la ragazza seduta nella sedia accanto alla sua.
"Per il momento vivrai a palazzo, ti sarà affibbiata una stanza, nella quale potrai allestire come meglio credi ciò che ti serve per lavorare. Due dei nostri cavalieri ti aiuteranno a portare i tuoi bagagli nella tua nuova casa. Puoi andare"
La ragazza fece un inchino e venne accompagnata a svuotare il suo carro, per poi essere scortata alla sua camera.
Era semplicemente divina e così... medievale.
Un grande tavolo sulla destra era perfetto per stendere la stoffa, la carta e le enormi squadre in legno che si portava appresso.
La stanza era spaziosa, adibita più al lavoro che al benessere personale, ma poteva andare.
La zona notte era infatti divisa da un paravento, dietro al quale si trovava un letto mediocre e un misero armadio.
"Bhè... che pretendevi? Non sei di certo una principessa" disse a se stessa mentre si buttava sul letto alquanto scomodo, ma per fortuna talmente usurato che era divenuto meravigliosamente morbido.

"Merlino, hai finito di pulire la mia armatura?" domandò Artù non trovandolo pronta per essere indossata.
"No, vi serve?" chiese il ragazzo con la scopa in mano.
"Merlino... sono un cavaliere, a cosa mi servirà mai un'armatura?" esclamò ironicamente il principe di Camelot.
"Bhè come potrei pulirla se mi avete ordinato di sistemare la vostra stanza?" protestò il servo del principe.
"Merlino, ancora ti devo insegnare quali sono le priorità? Pensavo fossi abbastanza intelligente da capirlo da solo" lo riprese Artù.
Merlino fece una smorfia, mollò la scopa e uscì per andare a lavare l'armatura che aveva lasciato nella sala delle armi.
"Merlino lava, Merlino lucida, Merlino portami la cena, Merlino preparami il bagno, Merlino lavami la schiena. Merlino il cavallo è stanco. Oh davvero mio signore? Sarò lieto di farvi poggiare il vostro regale sederone sulle mie umili spalle" brontolò il giovane.
"Merlino sdraiati a terra e fammi da ponte, non posso bagnarmi i piedi nella pozzanghera; Merlino hai fatto tutte le altre cose che mi sono dimenticato di dirti ma che tu da buon servo dovresti già sapere? No mio signore. No? E come mai? Perché forse non me lo avete neppure detto!" sbottò ancora il ragazzo su tutte le furie, mentre attraversava a passo rapido i corridoi del castello.
Svoltò velocemente l'angolo, scese una rampa di scale e, parecchi angoli dopo, ci fu uno scontro e rischiò di cadere rovinosamente a terra
"Oh, scusami, non ti avevo vista" disse cercando di restare impacciatamente in piedi, insieme alla ragazza che aveva stretto tra le braccia per non farla cadere.
"Non importa, non guardavo dove andavo" rispose lei divertita e sconvolta allo stesso tempo.
Merlino faticava a trovare una posizione stabile e la ragazza si appoggiò alla parete vicina.
"Che fai Merlino? Impari a danzare?" domandò Artù passando accanto.
"I-io, no, stavo..." disse lasciando la ragazza.
"Merlino..." disse lei a bassa voce con fare sconvolto, guardandolo con occhi nuovi.
"Come?" chiese lui.
"No... io..." iniziò a dire impacciata non sapendo dove guardare.
"Tu sei?" chiese Artù alla ragazza.
"La nuova, almeno spero, sarta di corte" rispose la ragazza decidendo di concentrare la sua attenzione su Artù.
"Hai un nome?" le chiese.
"Heloise"
"Io sono Artù Pendragon, è un piacere avervi qui" disse lui.
La ragazza spalancò gli occhi, cercando di metabolizzare il concetto.
"Mio signore, io non sapevo..." si scusò facendo un inchino.
"Alzati, non voglio di certo rimproverarvi" disse Artù.
"A no? Pensavo fosse la cosa che vi riesce meglio... rimproverare gli altri intendo" gli fece notare Merlino.
"Merlino... non avevi un'armatura da lucidare o sbaglio?"
Il ragazzo si allontanò ricominciando a borbottare e Artù congedò la ragazza con un sorriso.
Ella li guardò allontanarsi per un attimo e poi corse in camera sua.
Mille pensieri le passavano per la mente, aveva voglia di urlare.
Non era pronta, affatto pronta a conoscere due colonne portanti di quel periodo storico in così breve tempo e con un incontro casuale.
Chissà che avrebbe pensato il suo maestro se lo avesse saputo che si era comportata così scioccamente.
Fece qualche giravolta e gridolino, per poi atterrare sul suo letto.
"Ora calma, devi solo rispettare il piano" ripeté a se stessa.

"Gaius, Artù mi vuole morto, continua a darmi ordini" esclamò Merlino esausto, mentre entrava nel laboratorio del suo mentore.
"E cosa c'è di diverso dal solito?" chiese lui esaminando una fiala piena di liquido verdognolo.
"Nulla... esattamente nulla" ammise sospirando.
"Merlino... conosci una certa Heloise?" gli domandò prima che potesse rifugiarsi nella sua stanza.
"L'ho conosciuta oggi, è la nuova sarta, perché?"
"È venuta qui, col pretesto di chiedermi un sonnifero per dormire questa notte. Mi ha spiegato che il viaggio era stato lungo e non dormiva granché bene quando si accampava da sola nel bosco. Ha bisogno di riposo" lo informò.
"Pretesto?" domandò confuso Merlino.
"Ecco... sembrava una scusa. Mi ha fatto molto domande su... di me, te e Artù. Era come..."
"Se vi conoscesse già" terminò la frase il mago.
"Come lo sai?" chiese il vecchio Gaius sorpreso.
"Ecco, forse è stata solo una mia impressione, ma oggi, quando ha saputo il mio nome, era... sorpresa, mi guardava con altri occhi" spiegò "Capisco con Artù, è l'erede al trono, ma io... perché dovrebbe conoscermi?"
"Merlino, penso che in molti ti conoscano senza che tu ne sia a conoscenza, ma questo, come ben sai, significa anche un'altra cosa: stregoneria" lo mise in guardia.
"Pensate che pratichi la stregoneria?"
"Se così fosse dobbiamo prestare molta attenzione. Non sappiamo che uso faccia della magia, potrebbe essere qui per scopi malvagi"
"Uccidere Artù o il re?" domandò il ragazzo.
"Sai bene che la comunità magica è arrabbiata per lo sterminio di chiunque pratichi qualunque tipo di magia. È più probabile che sia contro di noi, piuttosto che a favore"
Merlino scosse la testa.
"Ma io dico, ci sarà mai un momento di tregua in questo regno?"

 "Ma io dico, ci sarà mai un momento di tregua in questo regno?"

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
I ricordi riscrittiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora