4. Notte

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Quella notte, mentre tutti dormivano, qualcuno agiva.
Immersa nelle tenebre di lunghi corridoi del castello di Camelot, una figura si aggirava furtiva per i corridoi del castello.
Era rapida, agile, prudente e silenziosa come un felino.
Arrivata vicino alle porte di alcune camere rallentò il passo e, giunta di fronte a una porta in particolare, si fermò di fronte ad esse.
Appoggiò una mano sulla maniglia e molto delicatamente la premette, per poi spingerla e aprire la porta.
La proprietaria della stanza non si vedeva, probabilmente nascosta dal paravento, che lei stessa aveva messo tra il letto e il tavolo da lavoro per fornirle più privacy.
Merlino avanzò cautamente verso il paravento e superatolo vide Heloise che dormiva sotto le coperte.
Si chinò sul pavimento per prendere le sue scarpe poste accanto al letto; le voltò e notò che erano perfettamente pulite.
Le toccò e si rese conto che erano anche umide.
“Brutta…” borbottò sottovoce, ma in quel preciso momento le torce alle pareti si accesero tutte contemporaneamente e Merlino scattò in piedi allerta senza terminare la sua frase poco decorosa.
Volse lo sguardo verso Heloise, ma sembrava che dormisse innocentemente.
Le luci si spensero di nuovo, ma si riaccesero subito dopo.
Merlino era vigile e attento e continuava a tenere visivamente sotto controllo ogni punto della stanza. Rimase immobile per parecchi minuti e tutto sembrava immobile, a parte il fuoco delle torce che continuava a fiammeggiare.
Decise di iniziare a muoversi lentamente verso la porta da cui era entrato e passo dopo passo accelerò gradualmente.
Era ormai giunto a destinazione quando la porta si spalancò di colpo, sbattendo fortemente contro il muro e un fortissimi soffio di aria fredda sbalzò Merlino, facendolo tornare dal punto in cui  era partito.
In quel momento Heloise balzò a sedere sul letto, guardandosi intorno sconcertata.
“Merlino!” esclamò vedendolo seduto davanti al suo letto.
Si voltò verso la porta e quella sbattè nuovamente contro il muro, mentre una soffiata di vento entrava in camera.
Le fiamme delle torce traballavano pericolosamente e l'aria cessò di lì a poco.
“Sei stata tu?” le domandò Merlino col cuore in gola.
“Io? E come?” domandò sconvolta.
“Con la magia"
“Stavo dormendo! Tu piuttosto, cosa stai facendo qui?” domandò.
“Io… stavo… camminando qui fuori, quando ho sentito tutto questo casino e sono entrato a vedere come stavi" rispose.
“Camminavi in piena notte per i corridoi bui del castello?” chiese scettica la ragazza.
“Non mi credi?” chiese offeso.
“Tu ti crederesti?”
“Sonnambulo" borbottò Merlino.
“Sonnambulo" ripeté la ragazza particolarmente ironica.
“Sì, e ora me ne vado” disse alzandosi con nonchalance.
Merlino procedette verso la porta, ma essa sbattè di nuovo con forza e a un nuovo colpo di vento le luci si spensero e Merlino tornò a volare.
“Perché tu non hai paura?” chiese il ragazzo sdraiato a terra, voltandosi verso di lei.
“Di sicuro non lo darei a vedere di fronte a te" rispose borbottando.
Merlino fece una smorfia, ma non appena si voltò, sentì un vetro infrangersi ed Heloise urlare. Subito si voltò e le corse incontro, mentre la ragazza restava immobile con le mani sopra la testa, giacendo distesa sul letto ricoperto di frammenti di vetro.
“Cos'è successo?” chiese il ragazzo spostando i frammenti di vetro dalla ragazza.
“Non lo so, la finestra… è come se fosse esplosa" disse con le mani tremanti.
“Andiamo via da qui” disse Merlino aiutandola ad alzarsi.
Heloise liberò le scarpe dai vetri, le indossò e i due corsero fuori, mentre un'altra finestra della stanza s'infrangeva misteriosamente.
Corsero per i corridoi del castello, dove qualche fiamma delle torce appese alle pareti si accendeva ad intermittenza.
“Dove andiamo?” chiese Heloise correndo vicino a Merlino.
“Da Gaius" rispose il ragazzo.
“Da Gaius? Ma…”
“Hai un'idea migliore?” chiese dirigendosi verso la porta che conduceva alle stanze del medico.
Merlino afferrò la maniglia e cercò con forza di aprire la porta, ma senza successo.
“È bloccata" esclamò.
“Dove hai la forza?” sbottò lei.
“Non… sei… d'aiuto" disse continuando a forzare.
Heloise fece per aiutarlo, ma invece si voltò, notando degli arazzi appesi alle pareti del corridoio.
Si avvicinò a loro, lasciando Merlino alle prese con la porta.
“Dove vai?” chiese il ragazzo continuando a spingere.
“Merlino…” disse guardando l'arazzo raffigurante un cavaliere a cavallo che uccideva il nemico a terra.
“Merlino!” urlò arretrando, facendo voltare il ragazzo verso di lei.
La figura del cavaliere uscì dalla stoffa sulla quale era ritratto, lasciando il suo destriero solo con vittima, e si avvicinò alla ragazza.
Era color bianco con note di azzurro, sembrava quasi d'argento, ma gli si poteva vedere attraverso.
Estrasse la spada e si apprestò a colpire, quando Heloise capì di iniziare a correre, afferrata per il polso da Merlino.
I due imboccarono un corridoio vicino e continuarono a scappare, mentre il cavaliere alle loro spalle li inseguiva senza alcun segno di cedimento.
“Da dove è saltato fuori?” esclamò il ragazzo.
“Dall'arazzo" rispose lei, rischiando di cadere, facendo una curva.
“Stupide scarpe" borbottò.
“Scivolano?” chiese lui.
“Sì, la gomma sulla suola è consumata" rispose lei.
“La… cosa?” domandò confuso.
“Attento!” urlò lei frenando, trovandosi il guerriero di fronte.
Tornarono indietro, fino a raggiungere la sala del trono.
“Si può stare qui?” chiese la ragazza scettica.
“Non lo so, ma è un'emergenza" disse Merlino chiudendo al meglio la porta con una trave di legno.
“Nascondiamoci" propose lei cercando un posto poco visibile.
“Non entrerà" disse Merlino.
“Ne sei sicuro?” domandò vedendo il cavaliere passare attraverso la porta come un fantasma.
“È incorporeo? Allora… non può trafiggerci" concluse il ragazzo.
“Davvero vuoi correre il rischio?” chiese lei scettica.
“Ehm… no, effettivamente no" rispose lui.
“Dove andiamo? Non trovo uscite" chiese lei.
“Perché non ci sono uscite oltre a quella che ho appena chiuso" l'avvertì.
Il cavaliere si dirigeva verso di loro con passo deciso, ma senza fretta, sicuro che li avrebbe comunque raggiunti.
“Merlino, fai qualcosa!” urlò lei.
“Cosa posso fare?” esclamò osservando la spada che rifletteva la luce della luna.
“So che puoi farlo!”
Merlino non sapeva cosa fare… usare la magia e farsi scoprire, oppure farsi uccidere da un cavaliere fantasma.
Guardò il trono di Uther e in un attimo questo si scagliò contro il cavaliere, facendolo cadere a terra.
“Non è poi tanto incorporeo" disse, per poi fare cenno a Heloise di seguirlo.
Aprirono nuovamente il portone e si rifugiarono nelle cucine, con gran sorpresa per la ragazza.
“Che facciamo nelle cucine?” chiese lei confusa.
“Coltelli" disse lui mettendogliene uno in mano.
“È questa la tua grande idea?” sbottò agitandolo con una mano.
“Non mi pare che tu ne abbia avute di migliori" disse lui sistemandosi in un angolino buio, dietro a dei sacchi di grano.
Heloise scosse la testa  e andò a nascondersi nello stesso posto.
I due aspettarono parecchi minuti, quando l'entrata spetrale del fantasma li fece sussultare.
Attraversata la porta, l'essere si guardò intorno in cerca delle sue vittime.
Procedette lentamente in avanti, voltando la testa più volte, mentre i ragazzi stavano in uno scrupoloso silenzio alla sua sinistra, a qualche metro di distanza.
Incorporeo al momento giusto, attraversò il tavolo e procedette senza problemi, senza dritto di fronte a lui.
Tornò indietro più velocemente, emettendo un grido infuriato e in preda alla rabbia sollevò alta la spada e colpì con la spada una sedia, che finì dritta in testa alla ragazza.
“Cazzo!” sbottò lei tenendo una mano sulla fronte.
“Ma come parli?” chiese Merlino, ma fu distratto dal cavaliere che si volse immediatamente verso di loro.
Merlino si alzò in piedi e il cavaliere corse da loro con la spada in mano e si apprestò a colpire.
Prese lo slancio e mentre la lama sfrecciava verso Merlino, la ragazza parlò.
“Preatervo” disse e la lama attraversò Merlino senza fargli un graffio.
Il fantasma scomparve nel nulla e Merlino osservava la scena incredulo, ancora incerto sul fatto che fosse ancora vivo o se in realtà fosse stato tagliato a metà.
Heloise si guardò la mano piena di sangue e iniziò a tremare, ma non riuscì a trattenere il ghigno divertito che si dipinse sul suo viso.

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