17. Internet

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Dopo un salto in farmacia e uno in libreria, Heloise e Merlino si diressero verso un negozio di vestiti.

Merlino se ne stava zitto, ma mille domande gli passavano per la testa. I suoi occhi si muovevano da destra a sinistra, su e giù, guardavano ovunque, trovando in ogni angolo qualcosa di sconosciuto e di profondamente intrigante.

Non era ben sicuro di poter far domande, Heloise era stata ben chiara sul "non devi conoscere il futuro".

Merlino fece una smorfia pensando a quella frase.

"Senti un po'" disse il ragazzo mentre Heloise guardava una gonna in vetrina.

"Cosa?" chiese lei.

"Non puoi pretendere che io ti segua senza fare domande" protestò non potendone più.

"Posso eccome invece, ti avevo detto di startene a casa" gli ricordò.

Merlino non ne potè veramente più di tutte quelle risposte e l'afferrò violentemente per un braccio.

La fece voltare verso di lui e la osservò infuriato.

"Merlino ci guardano tutti" sibilò lei guardo le persone che passavano accanto a loro.

"Ho delle domande" sbottò.

Heloise fece diverse smorfie prima di rispondere al ragazzo, tanto che Merlino iniziò seriamente a pensare che stesse per vomitare insieme alla risposta.

"E va bene! Ma sappi che sei profondamente... curioso" borbottò non trovando altro modo per definirlo.

Lo prese per un braccio e lo portò dentro al negozio.

"Ma prima ti servono dei vestiti decenti" disse andando dritta verso il reparto maschile.

"Come... com'è possibile che abbiate così tanti abiti a disposizione? Quante sarte lavorano per questi posti?" chiese sconvolto vedendo una serie di camicie ben sistemate tra gli scaffali.

"Merlino le industrie di abbigliamento sono molte e utilizzano molte macchine" spiegò mentre afferrava qualche camicia.

"Una bianca... una blu... viola... carina questa grigia"

"Macchine?" chiese confuso.

"Sì, sono dei grandi mostri di metallo che lavorano al posto delle persone" spiegò in modo un po' troppo metaforico.

"Mostri?" domandò più confuso di prima.

"No, insomma, ci sostituiscono, sono più veloci e li abbiamo costruiti noi, capisci? Non sono esseri viventi" disse dirigendosi verso i pantaloni di stoffa.

"Ok... e che mi dici di quelle cose con le ruote che sfrecciano come cavalli al galoppo?" chiese indicando la strada che si intravedeva dalle vetrine.

"Auto, servono per spostarci, quasi ogni famiglia ne possiede una" rispose lei porgendogli i vestiti.

"Non ci sono i cavalli?" chiese il ragazzo portando la montagna di vestiti.

"Certo, ma di sicuro non li usiamo per andare a fare la spesa in centro città" disse ridendo.

"Quindi possedete anche dei cavalli?" domandò seguendola per il negozio.

"No Merlino, quasi nessuno possiede un cavallo" rispose illuminandosi appena vide l'insegna dei camerini.

"Ok, niente cavalli, tante auto. E come mai è tutti freddo e grigio?" chiese.

"Asfalto, cemento armato, costruzioni varie, la città è così Merlino: grigia, poco verde, tante persone" disse lei fermandosi di fronte a un camerino libero e scostando la tenda.

I ricordi riscrittiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora