11. Sintonia

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“Merlino" disse Gaius notando che il giovane si stava allontanando dopo aver cenato.
“Sì?” rispose.
“Dove vai?” gli chiese.
“Esco un po', ho bisogno di aria" disse facendosi aria con  le mani.
“Non hai forse cercato erbe per me tutto il giorno?” gli ricordò Gaius.
“Certo, ma… mi serve un po' di aria fresca della sera" disse.
“Vai alla taverna" borbottò Gaius trovando la risposta esatta.
“Io non… vado alla taverna" brontolò Merlino, stanco di venire comandato.
“Ti ho detto di star lontano da quella ragazza, è un cattivo esempio per te” gli ricordò.
“Un momento mi dite di andare a cercarla e in un altro di starle lontano; non capisco cosa volete!” esclamò il giovane allargando le braccia esausto.
“Passa tutte le sere alla taverna, non è una cosa normale. La gente inizia a guardarla con cattivo occhio, dicono che sia un’ubriaca e una ragazza di mondo" gli rivelò Gaius facendo ridere Merlino.
“Non c'è niente da ridere"
“Se fosse un uomo non direbbero così” disse lui.
“E con questo? Sai che non faccio distinzioni del genere e quella ragazza ha una cattiva influenza su di te. Sarà anche venuta ad aiutarti, ma per ora non ne ha combinata una giusta"
“Deve ambientarsi” disse lui.
“Smettila di proteggerla e guarda in faccia la realtà Merlino. Devi stare attento. Chi ci dice che il futuro te non abbia commesso un errore mandando qui proprio lei?" lo avvertì.
Merlino lo osservò a bocca aperta, non credendo alle sue stesse orecchie.
“Voi lo credere davvero?” chiese apparentemente calmo.
“È una possibilità” ammise il vecchio.
Merlino aprì più volte la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare le parole più appropriate per esprimere il disgusto che provava. Decise quindi di voltarsi e di uscire.
“Merlino" esclamò Gaius cercando di portarlo alla ragione.
“No Gaius, sono stanco di sentire cosa devo e non devo fare. Dite che sono un grande mago, destinato a fare grandi cose, ma né ora né mai voi mi darete un briciolo di fiducia, nemmeno tra 1500 anni!” sbottò per poi sbattere la porta.
Il ragazzo avanzò a passi veloci per la cittadella e raggiunse la taverna borbottando tra sé e sé.
“Merlino" disse sorpresa la ragazza, vedendolo piombare accanto a lei.
“Una birra grande" disse il ragazzo picchiando con una mano i soldi del conto sul tavolo.
Heloise sobbalzò e lo guardò sconvolta.
“Merlino, ti senti bene?” chiese.
“Benissimo!” esclamò a gran voce il giovane mago.
“Hai… hai preso una birra più grande della mia" disse sconvolta la ragazza.
In quel momento la moglie dell'oste portò loro le due caraffe e le piazzò sul tavolo: una media e una grande.
Merlino afferrò la sua e iniziò a tracannarla.
“M-Merlino, non dovresti berla in questo modo, non sei abituato a bere" lo avvertì, ma il ragazzo non l'ascoltò.
Si fermò a riprendere fiato e picchiò la caraffa sul tavolo, facendolo traballare.
“Sono stufo Heloise. Sono veramente, ma veramente stufo delle persone che mi dicono continuamente cosa fare e cosa no e soprattutto che tutto ciò che penso sia giusto fare in realtà non lo è” sbottò.
La ragazza lo guardò allibita non sapendo cosa dire.
Il ragazzo bevve un altro paio di sorsi e rimise la birra al suo posto.
“Gaius” disse scuotendo la testa “Gaius poi continua a confondermi le idee. Fai questo, no fai l'altro e poi no Merlino, devi fare entrambe le cose anche se sono esattamente opposte tra loro!” urlò facendo voltare alcuni dei presenti.
“Merlino abbassa la voce” gli suggerì, ma il ragazzo riprese la birra e ricominciò a berla.
“E alla fine, quando ho fatto tutto ciò che era in mio potere per evitare che le cose volgessero al peggio, nessuno mi ringrazia. Bravo Merlino, sei stato coraggioso, sono fiero di te. No! Preferiscono dirmi: Merlino dove sei stato tutto il giorno? A poltrire?” esclamò rivolgendosi alla ragazza.
“Direi: No! Sono stato in giro a parare il sedere ad Artù!” sbraitò facendo voltare anche alcuni cavalieri.
“Merlino, seriamente, dovresti abbassare la voce" disse lei.
“Anche tu mi dici cosa fare?” si lamentò.
“No ma ci guardano tutti" gli fece notare.
Merlino osservò la gente nel locale e notò che lo osservavano straniti, mentre parlavano tra loro.
“E voi che avete da guardare?” sbottò.
Heloise si passò una mano tra i capelli imbarazzata, voltandosi verso il muro alla sua sinistra, non sapendo più da che lato rivolgere lo sguardo.
“A volte mi viene voglia di piantare tutto e tornarmene al mio villaggio da mia madre e dai miei amici. Artù mi considera un idiota, Gaius un ragazzino immaturo e il re se solo conoscesse il mio segreto non ci penserebbe due volte a farmi giustiziare”
“Ma tu hai un destino Merlino, diventerai un potente mago" gli spiegò.
“Destino… che significa poi questa parola? Il destino lo decidiamo noi e nessuno può venirmi a dire che da qualche parte è già scritto con inchiostro indelebile cosa farò” si lamentò.
“Ti sembrerà assurdo, ma io penso la stessa cosa" disse la ragazza osservando la sua caraffa ancora piena.
“Visto? In fin dei conti non ho idee così strampalate" sbottò Merlino dando un pugno al tavolo.
Heloise prese la sua caraffa e la volse verso Merlino.
“Allora brindiamo Merlino, al futuro" disse sorridendo la ragazza.
“Ad un futuro dove le nostre fatiche verranno ricompensate" disse e brindarono.

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