3. Misure

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“Che significa un vestito nuovo?” chiese Gaius a Merlino che camminava su e giù per la stanza.
“Significa che l'unica scusa che abbiamo trovato in quel momento è stata quella di farmi fare un vestito nuovo, ordinato da Artù oltretutto" esclamò il ragazzo.
Gaius iniziò a ridacchiare divertito.
“Lo trovate divertente?” brontolò Merlino fermandosi in mezzo alla stanza.
“Trovo divertente che tu ti preoccupi tanto per un vestito nuovo" ammise il vecchio medico.
“Come lo dirò ad Artù?”
“Non credo che ad Artù dispiaccia di avere un servo ben vestito che lo accompagni. Trovo anzi che sia un ottimo piano, potrai entrare più volte in quella stanza senza destare sospetti" rispose Gaius.
“Certo, perché tanto non dovete farvelo fare voi l'abito" sbottò Merlino.
Gaius sospirò profondamente, cercando da qualche parte le scorte di pazienza che aveva accumulato.
“Merlino, penso che il tuo problema sia un altro" disse.
“A sì? E quale?” disse lui fingendo di non saperlo.
“Tu non vuoi farti fare in vestito" disse Gaius indicandolo.
“Esatto!” esclamò Merlino.
“Perché?”
“Perché non mi serve! Amo il mio vestito, ho passato tante avventure con questo addosso, mi porta fortuna" disse indicandosi.
“Tu non vuoi che ti prendano le misure"
Merlino osservò Gaius per un millesimo di secondo e poi si mise a ridere nervosamente.
“Ma cosa state dicendo?” disse.
“Merlino, non fare il bambino" lo avvertì il suo mentore.
“Non ho nessun problema a spogliarmi e lasciare che una ragazza che nemmeno conosco mi tocchi dove vuole, mentre io sto fermo senza dire niente"
Gaius rimase in silenzio a guardare Merlino, tenendo un sopracciglio alzato.
“Insomma!” sbottò Merlino ricominciando ad andare avanti e indietro per la stanza.
“Merlino, ti facevo più coraggioso. Combatti contro briganti, maghi e mostri e poi indietreggi da una sarta che fa il suo lavoro?” gli domandò.
“Non sappiamo se sia una sarta" gli ricordò il giovane appoggiandosi al tavolo e guardando Gaius dritto in viso.
“Per ora è una sarta" disse Gaius.
“E i vostri sospetti?”
“Finché non troviamo prove non possiamo dire che non sia qui solo per fare il suo mestiere. Comunque, sta venendo tardi Merlino, dovresti andare da lei" rispose tranquillamente.
“Certo… ovviamente" blaterò, per poi andarsene sbattendo la porta, mentre il povero Gaius sospirava scuotendo la testa rassegnato.

Merlino bussò alla porta ed Heloise aprì subito dopo.
“Pensavo che non venissi più" ammise la ragazza divertita.
Merlino non disse una parola ed entrò nella stanza con gli arti rigidi.
“Che tipo di vestito dovrei realizzare?” chiese la ragazza camminando verso il tavolo, dove prese il metro.
“Credo che il principe Artù volesse affidare a voi… a te la scelta" rispose non spostandosi dalla porta.
“Capisco… bhè, cercherò di accontentarlo nel migliore dei modi. Vieni, ti faccio spogliare qui, dietro il paravento. Non del tutto ovviamente, devo solo prenderti delle misure" disse sorridendo, ma Merlino non si mosse.
“È proprio necessario?” domandò il giovane mago restando fermo dov'era.
Heloise fu sorpresa da quella curiosa domanda.
“Ecco… sarebbe utile per ottenere un abito più  a misura possibile" rispose lei.
“A me piacciono gli abiti larghi e comodi" rise Merlino, cercando di sembrare simpatico.
“Non credo che il suo padrone sia d'accordo" rise la ragazza scuotendo la testa.
“Ma io sono d'accordo" borbottò.
Heloise lo osservò stranita per un momento.
“Non ti ho chiesto di mostrati nudo" gli fece notare, facendolo arrossire.
“Cosa… certo che no, ma io…” borbottò.
“Se vuoi un vestito stai alle mie regole, in caso contrario puoi andare a dire al tuo principe che la tua collaborazione mediocre mi impedisce di lavorare" disse improvvisamente seria.
Merlino aprì bocca per rispondere, ma non osò proferire parola di fronte a tutta quella sicurezza.
“Va bene, volevo solo vedere cosa dicevate… uno scherzo" disse ridendo.
Heloise lo osservò confusa e per niente convinta, mentre si dirigeva verso il paravento, poi si diresse verso il tavolo, dove prese un altro foglio per scrivere le misure.
Merlino si posizionò di fronte allo specchio in maglietta e mutande senza dire una parola.
La ragazza andò verso di lui e impassibile iniziò a misurare l'ampiezza delle spalle, ma un risolino la scompose.
“Hai una fidanzata gelosa?” gli chiese.
“C-come?” rispose lui spalancando gli occhi.
“Sì insomma, qualcuno di talmente geloso da non volere che una ragazza ti veda in abiti intimi" gli spiegò.
“No, io… non ho nessuna fidanzata" rispose.
“Uhm…” mugugnò lei per poi borbottare dei numeri, che segnò sul foglio.
“Non mi credi?” domandò lui ridendo.
“Io? Oh no, ti credo, stavo pensando alle cifre da scrivere" rispose lei.
“Non ti credo" disse lui.
Heloise si voltò verso di lui e lo osservò sorpresa.
“Pensavo a quella Gwen” disse.
“È solo un'amica" disse lui.
Lei annuì.
“Come… come fai a sapere che la chiamiamo Gwen?” chiese lui confuso.
“Lo avrò sentito da voi" rispose.
“Io non… non ricordo di averla chiamata così di fronte a te" rispose sospettoso.
“Allora me lo avrà detto Lady Morgana mentre era qui" disse prontamente la ragazza.
Merlino annuì.
“E Artù? Ha una futura principessa?” chiese ricominciando a misurare.
“Oh no, non che io sappia" rispose divertito.
“Nessuna? Davvero?  Nemmeno un amore proibito?” chiese lei.
“Cosa intendi?” chiese lui confuso.
“Non so… qualcuna del popolo" disse lei.
“Non potrebbe" rispose Merlino.
“Chi può dirlo"
“Il re può dirlo, non lo permetterebbe" l'avvertì.
“Già, è vero" confermò lei.
“E tu invece?” chiese Merlino.
“Io? Che centro io?” rise la ragazza.
“Potrei farti la stessa domanda" disse il ragazzo.
“Io non ho nessuno per il momento” rispose.
“Ok… hai finito?”
“No, manca la misura del cavallo dei pantaloni" rispose lei con un risolino stampato in volto.
Merlino cercò di rispondere, ma le mani della ragazza erano già sulla sua vita e scendevano con il metro verso l'interno coscia.
“Ora ho finito” disse soddisfatta, mentre Merlino era ancora con la bocca aperta.
“Posso rivestirmi?” chiese mentre la ragazza scriveva.
“Se proprio insisti, puoi restare anche così per quanto mi riguarda” disse ridendo.
“Sei la ragazza con meno senso del pudore che io abbiamo mai incontrato" le disse andando dietro al paravento.
“Allora devi averne incontrate davvero poche" disse trattenendosi dal ridere.
Merlino non credeva alle sue orecchie.
“Voi… anzi, tu… hai veramente una lingua biforcuta" disse il ragazzo facendo ridere Heloise.
“Se per queste misere frasi pensi che io non abbia ritegno, mi dispiace dirtelo, ma non hai ancora sentito niente di ciò che posso arrivare a dire" disse divertita per poi iniziare a ridere di gusto.
Merlino uscì vestito da dietro il paravento con un’espressione sconvolta, ma a quanto pare non riusciva a trovare le parole adatte per protestare.
“Allora? Hai intenzione di parlare o vuoi stare lì impalato tutto il giorno?” gli chiese la ragazza.
“Tu sei… quelle sono le tue scarpe?” domandò Merlino notando le ballerine ai suoi piedi.
“Cosa?” chiese lei confusa.
“Sono le tue uniche scarpe?” chiese indicandole i piedi.
“Sì ma… che razza di domande fai?” sbottò.
“Curiosità, pensavo che come sarta ne aveste di più”
“Sono una sarta, non il calzolaio del paese. Se vuoi scegliere il colore e il tipo di stoffa continuiamo, oppure puoi anche andare"
“Bene, allora penso che andrò" disse lasciando la stanza.
Heloise osservò sospettosa la porta in legno sbattere dopo il passaggio di Merlino.
Si tolse le scarpe e guardò la suola: c'erano delle tracce di liquido verde e splendente.
“Cazzo!” esclamò correndo verso il lavandino che non c'era.
“Medioevo del cavolo!” sbottò rimettendosi le scarpe e scendendo a prendere un secchio d'acqua dal pozzo.
Prese degli stracci e lavò accuratamente le suole delle sue scarpe, in modo che nessun residuo  di terra rimanesse impigliato.
“E bravo Merlino, sei più intelligente di quello che dai a vedere” sorrise osservando il suo lavoro accurato.

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