16. Biblioteca

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Heloise si guardò intorno e afferrò il braccio del giovane, iniziando a camminare velocemente.
“Posso sapere cosa ti ha detto il cervello?” sbottò infuriata, mentre il giovane cercava di stare al suo passo.
Non attese la risposta che Merlino stava cercando nei meandri della sua mente, non aveva né voglia né tempo.
Alzo un braccio per aria e chiamò un taxi a gran voce; questo accostò e Minerva ci spinse dentro il ragazzo.
“Heloise, cosa…” disse lui confuso.
“Kilburn, Esmond Road per favore" ordinò al tassista.
L'auto partì ed Heloise appoggiò la gabbietta sulle sue ginocchia.
“Heloise rispondimi" sbottò Merlino, ma l'unica risposta che ricevette fu un'occhiataccia orrenda e poco raccomandabile.
Il ragazzo si zittì ed Heloise preferì voltarsi verso il finestrino alla sua sinistra.
Per tutta la durata del viaggio nessuno dei due proferì la benché minima parola, finché, arrivati a destinazione, Minerva pagò il tassista e lo ringraziò.
I due uscirono dall'auto e Merlino seguì Heloise che si dirigeva verso una casa a qualche decina di metri di distanza.
Frugò nella sia borsa ed estrasse le chiavi del portone principale. Aprì la porta e Merlino esitò ad entrare.
“Merlino non ho tutto il giorno" sbottò lei tenendo aperta la porta.
Il ragazzo corse dentro e si guardò intorno osservando ogni minimo particolare.
“Sali le scale, muoviti" disse spingendolo.
Arrivarono all'ultimo piano e la ragazza aprì la porta, entrando in una stanza buia.
“Luce dia" disse e le serrande si aprirono, facendo entrare la luce di quel giorno nuvoloso.
“Porta serrant" disse e la porta dietro a Merlino si chiuse facendogli fare un balzo in avanti.
Il ragazzo non sapeva cosa fare; intorno a lui c'era una stanza, di grandezza media, con una poltrona nei pressi della finestra allla sua destra, una tv sulla parete a destra della porta, un divano letto di fronte alla tv, un tavolo dietro al divano con alcune sedie e una cucina a vista. Poco più in là, dritto di fronte all'entrata, c'era un'altra porta chiusa.
Heloise liberò la sua gatta che zampettò curiosa vicino Merlino e si sedette di fronte a lui.
Il ragazzo osservava l'animale un po' stranito, nello stesso modo in cui il gatto osservava lui.
“Mai visto un gatto?” chiede Heloise strafottente.
“A Camelot non abbiamo gatti" ammise.
“Dovreste, così avreste meno topi per il castello" borbottò la ragazza buttando la sua borsa sul divano e sedendosi accanto.
Chiuse gli occhi per un secondo e sperò vivamente che Merlino fosse frutto della sua immaginazione, ma sentì qualcuno sedersi accanto a lei.
“Ti avevo detto di restare nella stanza finché il portale si fosse chiuso" disse restando in quella posizione.
“Mi dispiace, io…”
“Non dire che ti dispiace, tu volevi venire qui e lo hai fatto, punto” disse lei ridendo istericamente.
“Non capisco questa tua reazione" ammise.
A quel punto Heloise spalancò gli occhi non credendo alle sue orecchie.
“Non capisci? Cosa c'è da capire? Dimmi cosa c'è da capire!” urlò.
Moon si accomodò sulla poltrona e li osservò confusa.
Merlino non rispose.
“Merlino apre il portale, te lo avevo già detto" sbottò lei alzandosi in piedi scocciata per la sua mancanza di attenzione.
“E quindi?” chiese lui.
“Cosa dovrei dirgli? Merlino mi ha seguito nel futuro? Tu non dovevi conoscere il futuro! Tu non dovresti essere qui! Inoltre non puoi incontrare te stesso nel futuro, non sappiamo che effetti potrebbe avere, non possiamo rischiare una cosa del genere. Si parla di cose terribili se si incontra se stessi in altre epoche temporali e per quanto non sia mai stato provato, ciò non deve assolutamente accadere" spiegò.
“Io non lo sapevo" si giustificò il giovane.
“Tu… tu… oh Merlino!” sbraitò fuori di sé “Non me ne importa un fico secco se tu non sapevi, intesi? Se ti dico cosa fare non lo dico perché mi diverto, ma perché è da fare e basta" sbottò.
“Potresti dire a Merlino che…”
“Tu non ti rendi conto vero?” chiese fermandolo “Merlino non ammetterebbe un errore del genere. Lui si fida di me, questa missione è importante per tutti ed è una faccenda molto delicata, non si gioca con questa roba. Forse pensi che io l'abbia presa alla leggera: va alla taverna, si diverte, usa la magia. Sì, forse ho fatto l'idiota, ma tu a quanto pare mi superi mio caro! Tu pensi che sia un gioco” disse lei fissandolo negli occhi.
Il ragazzo la guardò serio, non osando rispondere.
“Oh andiamo a vedere il futuro, che bello. No! No Merlino! Non hai cinque anni! Mi aspettavo molto di più da un mago così potente e rispettato, invece sei solo un ragazzino idiota che non pensa alle conseguenze delle sue azioni! Come ti riporto indietro?” esclamò.
A quel punto Merlino si alzò in piedi e pose un indice di fronte a sé, puntato verso la ragazza.
“Senti un po', io paro il didietro ad Artù da mesi ormai, gli salvo la vita, gli faccio da servo, aiuto Gaius, vengo insultato, maltrattato, non posso usare i miei poteri perché per punizione verrei ucciso e nonostante tutto questo vado avanti e sopporto! Tu invece arrivi a Camelot e dopo poco tempo se già in crisi totale, ritenendo la vita a Camelot un inferno, quando vivi nel castello e non ti devi nemmeno preoccupare di procurarti il cibo con le tue sole forze" sbottò lui.
Heloise si zittì per un attimo, capendo che forse aveva esagerato.
“Comunque questo non risolve il problema: come torni a Camelot?” chiese lei.
“Posso sgattaiolare nel portale come ho già fatto"
“Merlino sarà lì, lui aprirà il portale, io non sono in grado di tornare nel passato da sola" gli ricordò.
Il ragazzo iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza in cerca di una soluzione.
“Merlino non c'è una soluzione. Il tuo io presente non è così stupido da lasciare incustodito un portale aperto; lo controllerà a vista, oppure farà un incantesimo che proibisca a chiunque di entrare, come ho fatto io quando sono arrivata qui” gli spiegò.
“Heloise, tu conosci un sacco di incantesimi giusto? Sei andata a scuola di magia, me lo hai detto tu. Non c'è una magia che faccia per noi?” chiese, ma la ragazza scosse la testa.
“Pensi che uno stupido incantesimo riesca a ingannare… oh mio Dio" disse spalancando gli occhi.
“Che ti prende?” chiese il giovane confuso.
“Merlino, sei un genio! Andiamo" disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta, ma si fermò.
“Un momento fa ero un'idiota" le fece notare, ma lei non gli diede retta.
“Non puoi andare in giro così e nemmeno io" disse tornando indietro.
Si diresse verso un armadio situato in un angolo, accanto al televisore, e ne tolse qualche vestiti.
“Non ho vestiti da uomo" borbottò perplessa.
“Sono felice nei miei vestiti” disse il ragazzo.
“Merlino non dire idiozie, avrai visto come si veste la gente qui mentre venivi alla sede della City e… a proposito, come hai fatto a trovarmi?” chiese la ragazza togliendo una felpa larga e color giallo senape.
“Un semplice incantesimo per far lasciare le impronte a quel… quella cosa puzzolente con le ruote" disse.
“È un'auto. Te la sei fatta tutta a piedi?” chiese sconvolta.
“Sì, che c'è di strano?” chiese.
La ragazza scosse la testa e gli lanciò la felpa.
“Metti questa" gli disse lanciandogliela.
“È tua?” chiese stupito.
“Diciamo che mia nonna inizia ad avere qualche problema di vista, anche se non lo ammetterà mai, e ha sbagliato taglia" lo informò “Ma per i pantaloni e le scarpe non so che fare" ammise.
Guardò fuori dalla finestra e notò un giovane camminare in strada.
Heloise schioccò le dita, gli occhi le divennero gialli e il ragazzo si ritrovò scalzo e in mutande.
“Cosa…” disse Merlino vedendo gli abiti comparire sul divano.
“Glieli restituirò" disse lei, per poi andare verso il bagno per cambiarsi.
Merlino si diresse verso la finestra e vide un giovane correre via senza pantaloni.
“Sbrigati!” esclamò la ragazza chiudendo la porta.
Merlino si cambiò e si guardò confuso, ritenendosi ridicolo con quella roba addosso.
“Bene, andiamo" disse Heloise pronta, con una felpa viola, una minigonna nera svolazzante, un paio di collant nere e spesse un paio di converse alte dello stesso colore.
Sistemò acqua e croccantini in due ciotoline per la sua gatta, prese la sua fedele borsa e i due uscirono in strada.
“Prendiamo l'autobus" disse lei indicandolo il mezzo di trasporto rosso.
Corsero alla fermata vicina e salirono.
Arrivati di fronte alla British Library scesero e vi entrarono frettolosamente.
“Dove andiamo?” chiese Merlino mentre faceva ampi passi.
“Settore magia, sbrigati" rispose.
“Senti, questi pantaloni mi danno parecchio fastidio alle… insomma, potresti rallentare?” chiese.
“Non ne ho la minima intenzione" rispose lei.
Salirono lungo una scala a passetti veloci e poi svoltarono a destra.
Si diressero verso un angolino nascosto ed Heloise, dopo che fu guardata intorno, pronunciò le seguenti parole: “cognitionis".
Per un attimo a Merlino parve di vedere uno strano riflesso sulla parete di fronte a lui.
“Andiamo" disse lei dirigendosi verso il muro.
Il ragazzo non si mosse, in attesa di vedere dove dovessero andare, ma tutto ciò che vide fu Heloise che attraversava il muro come de non ci fosse.
Eppure il muro era lì.
Merlino si avvicinò meravigliato e cercò di toccare con una mano quella parete bianca.
La mano non trovò nulla di solido a cui appoggiarsi e penetrò nella parete, lasciando Merlino a bocca aperta.
Non ebbe però il tempo di star lì a pensare troppo a quale stregoneria fosse mai quella: qualcuno lo afferrò per la mano dall’altra parte del muro e lo trascinò attraverso la parete.
“Non puoi star lì tre ore a guardare il tuo braccio sparire attraverso il muro. Rapido e sicuro o qualcuno potrebbe notarti" disse lei.
Merlino però era più concentrato sul lungo e buio corridoio in cui si trovavano.
Le pareti di mattoni ai loro lati erano talmente stretti che, se avessero allargato le braccia, li avrebbero toccati entrambi.
“Andiamo" lo incitò lei inoltrandosi nel buio.
Al suo passaggio delle luci galleggianti, poste vicino alle pareti, si illuminavano, mostrando loro il percorso.
Arrivati ad una porta, Heloise picchiò tre volte sul legno duro, fece una pausa, altre due volte, pausa e tante altre volte velocemente, descrivendo un cerchio.
Si fermò e appoggiò una mano in mezzo a quel cerchio immaginario. Spinse la porta e quella si aprì con un sinistro cigolio.
Le pareti del corridoio svanirono e si ritrovarono in mezzo ad alti e infiniti scaffali pericolanti pieni di libri.
Enormi, grandi, piccoli, minuscoli volumi stavano pressoché fermi e ordinati al loro posto, ma qualcuno di stancava di star fermo e non letto per anni, quindi spiccava il volo e se andava bene svolazzava di qua e di là allegramente, se invece erano troppo raggrinziti cadevano di sotto facendo un gran baccano.
“Una biblioteca?” chiese Merlino confuso.
“Esatto" rispose Heloise, sembrando che sapesse bene dove dirigersi.
Superati parecchi scaffali dopo, Heloise si insinuò in mezzo a due di essi.
“Aspettami qui" disse posizionandosi su una larga piastrella che faceva a pugni col resto del pavimento.
Attorno ad essa si alzò una ringhiera di protezione, fermandosi fino alla vita della ragazza.
Si librò in aria e sembrava andare esattamente dove Heloise voleva.
Passò un po' prima che trovasse ciò che stava cercando, ma ad un certo punto tornò giù di colpo.
Le sbarre di abbassarono, facendo tornare quella specie di ascensore un’innocua piastrella.
“Andiamo forza" disse la ragazza con un libro tra le mani.
“L'uscita era dalla parte opposta" disse Merlino indicando dietro di loro.
“Non usciamo da dove siamo entrati" lo avvertì.
Merlino si arrese dal cercare di capirci qualcosa e la seguì come un cagnolino, fino a quello che sembrava una porticina per cani, di quelle che si trovano sulle porte, ma grande a sufficienza per far passare una persona.
Heloise la spinse avanti, ma dietro di esse c'era solo buio.
“Vai" ordinò a Merlino.
“Dove?” chiese lui confuso.
“Giù” disse lei spingendolo in avanti con una mano.
Il ragazzo cadde nel buio e si ritrovò a scivolare su qualcosa, giù, sempre più giù, e con parecchie curve pericolose.
Sentì Heloise dietro di lui atterrare su quella specie di scivolo della morte e si chiese cosa lo attendesse alla fine del percorso.
Cercò di frenare stringendo le mani sul bordo dello scivolo, ma l'unica cosa che causò, fu farsi tamponare da Heloise.
“Che stai facendo?” le chiese la ragazza trovandoselo davanti.
“Freno" disse lui non vedendo un accidente.
“Non devi frenare, lascia lo scivolo" disse lei trovardogli le mani e sollevandogliele per aria.
I due arrivarono finalmente alla fine del percorso, lo scivolo salì improvvisamente verso l'alto e poi sparì da sotto di loro.
Sbucarono fuori da un muro, così com'erano entrati, nel retro dell’edificio, vicino a dei cassoni dell'immondizia.
Heloise atterrò in piedi, mentre Merlino capitolò a terra rotolando.
“Voi siete pazzi" sbottò Merlino rialzandosi.
“Tu hai insistito per quello scivolo, trovavi le scale troppo noiose" lo informò la ragazza.
“Probabilmente ero sotto incantesimo" brontolò Merlino vacillando.
Heloise uscì in strada e decise di riprendere l'autobus poco lontano per tornare a casa.

“Dunque? Questa brillante idea?” chiese Merlino non potendone più di sorprese quel giorno.
Heloise aprì il libro, sedendosi sul divano, mentre Moon faceva l'equilibrista in cima allo schienale dietro di lei.
“Invisibilità” rispose la ragazza consultando l'indice del grosso volume verde.
“L'hai mai fatto un incantesimo simile?” chiese il giovane.
“Una volta ho fatto sparire i pantaloni a un ragazzo nella mia classe; ci ha impiegato un po' a rendersene conto, lui li sentiva addosso" spiegò la ragazza.
Merlino scosse la testa, chiedendosi se, quando avesse scelto Heloise per andare a cambiare il passato, fosse stato veramente sobrio.
“Non ho mai provato sulle persone, ma l'effetto dovrebbe durare comunque qualche ora, anche se non ben realizzato" disse la ragazza leggendo il libro.
“Quand'è la partenza?” domandò il ragazzo.
“Domani pomeriggio" rispose la ragazza.
“Bene, nel frattempo?” chiese Merlino.
“Nel frattempo io devi uscire a comprare varie cose, tu stai qui"
“Io sto qui?” chiese lui sconvolto.
“Tu non dovresti nemmeno essere qui, figuriamoci andare in giro per la città” sbottò lei.
“Che potrebbe mai succedere se io vedessi il mondo?” chiese lui.
“Non lo so e non lo voglio sapere" disse lei chiudendo il libro e alzandosi in piedi.
“Non cambierà nulla! Non devo conoscere il mio futuro, ma se osservo questo mondo cosa mai potrebbe cambiare?” protestò Merlino.
Heloise ci pensò su per un attimo e poi annuì.
“Andiamo, ma non proferire parola" borbottò lei.
“Tanto non capisco cosa dicono le persone di qui" rispose lui.
“Tu non… cavolo, è vero" esclamò la ragazza dimenticandosi che lei era sotto incantesimo, per quello si capivano.
Andò verso una cassettiera vicino alla porta d'entrata e da uno dei cassetti estrasse un libro.
“Intellegis posse te audire et reddere voces linguae” disse con una mano posta verso Merlino.
Il ragazzo percepì uno strano brivido lungo la schiena e sbattè gli occhi confuso.
“Ora non dovrebbero esserci problemi" disse la ragazza riponendo il libro al suo posto “Andiamo".

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