2. Zucchero?

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Mja aveva versato il caffè nella sua tazza personale e si era seduta sullo sgabello della cucina; guardava fuori dalla finestra e pensava alla settimana passata, alle e-mail e ai messaggi scambiati con Thomas.

Pensava a lui e questo fatto la disturbava perché non era abituata ad avere la testa impegnata per qualcuno, dato che nessuno prima di quel momento aveva attirato tanto la sua attenzione.
Gli uomini avuti in passato si erano rivelati delle delusioni ed aveva smesso di credere che qualcuno potesse avere abbastanza fegato da scontrarsi con il suo mondo, con i suoi fratelli e con il suo carattere.


Con un battito di ciglia aveva distolto lo sguardo, voleva pensare ad altro ed aveva iniziato a bere il suo caffè quando la sua ombra proiettata sulla penisola le aveva aperto una porta sulle riflessioni esistenziali: guardava il contorno definito dei capelli appuntati in un cipollotto, le spalle strette, magre.

Mja era una donna di bell'aspetto, affascinante e molto espressiva. Madre natura era stata davvero generosa regalandole un paio di gambe lunghe, degli occhi grigi dal taglio allungato e un naso piccolo, proporzionato.
Le sue labbra non erano carnose ma neanche fine: erano giuste.
Si era sempre domandata se i capelli biondi e la carnagione chiara li avesse ripresi da sua madre o da suo padre, perché una cosa era certa: dagli Hamilton sarebbe stato praticamente impossibile, neanche per genetica.
Ognuno dei membri della sua famiglia adottiva aveva un neo sul collo, i capelli scuri e gli occhi scuri.


Poco dopo il cellulare aveva iniziato a vibrare e l'ennesima notifica di un messaggio Whatsapp aveva attirato la sua attenzione riportandola indietro dal tunnel della psicoanalisi.

Con un sospiro, aveva passato una mano sul viso pigramente, prima di afferrare lo smartphone.

{wa} 06:29:42 - Jake [ Spero che almeno tu abbia dormito e sia pronta per la riunione. Io non riesco a pensare. Sono già in ufficio - ti aspetto. ]

Jake aveva uno strano modo di comunicare le sue emozioni ma lui, con Mja, era sempre stato sé stesso e non aveva mai finto di essere qualcun altro.
Mja sapeva che Jake l'amava, lo sapevano tutti ma nessuno ne faceva parola.
Non potevano.

{wa} 06:30:15 - Mja [ Sto prendendo il caffè. Tra 30 minuti esco di casa. Hai fatto colazione almeno?]
{wa} 06:30:42 - Jake [ No ]
{wa} 06:31:12 - Mja [ Manda Ashley intanto. Che intendi fare oggi?]
{wa} 06:31:55 - Jake [ Non intendo discuterne con te. Ne discuteremo con il Consiglio.]
{wa} 06:32:12 - Mja [ Come no. Scommettiamo? - Ti rendi conto che è una stronzata quella che vuoi fare ?]
{wa} 06:32:23 - Jake [ E tu? ]
{wa} 06:33:01 - Mja [ Se ti fermi tu mi fermo anch'io. ]
{wa} 06:33:30 - Jake [ Ok. Cancella il numero di Anderson. ]
{wa} 06:35:00 - Mja [ Vado a prepararmi. A dopo. ]

***

Quando Mja era arrivata in Ufficio aveva trovato Ashley fuori dalla porta di Jake con un vassoio e la colazione: aspettava di essere invitata ad entrare.

« Beh? » aveva chiesto, accigliata « Che ci fai qui fuori? Entra. » la sua mano era già pronta sulla maniglia. Ashley sembrava agitata.

Era una brava ragazza, giovane e molto attenta alle esigenze del suo capo ma quando Jake non aveva risposto alle sue ripetute richieste di permesso, lei aveva deciso che la cosa migliore fosse aspettare l'arrivo di Mja.

« Capo, io non... » Ashley aveva scosso la testa mortificata.
« Ok. Ci penso io. » Mja si era messa in spalla la borsa ed aveva preso il vassoio dalle mani della sua assistente « Vai. » un cenno della testa per mandarla via.

Quando Jake era di malumore non permetteva a nessuno di entrare e nessuno si azzardava a prendere la stessa iniziativa che invece prendeva Mja.

Dopo essere entrata si era chiusa la porta spalle ed aveva trovato suo fratello seduto sulla poltrona girevole al centro dell'enorme tavolo da riunione: era voltato di spalle e guardava fuori ,  fuori dalla vetrata.

« Intendi continuare così? » retorica « Quella ragazza è stata qui fuori mezz'ora di orologio ad aspettare il permesso per entrare. » non era irritata ma era stanca dei suoi comportamenti da adolescente.

« E' la tua assistente, non la mia. Quando non ci sei non voglio che mi ronzi attorno, è fastidiosa. » aveva replicato lui con assoluta calma.

« Stronzate. L'hai fatto apposta. » aveva posato il vassoio sul tavolo e si era spogliata del cappotto e della borsa, prima di muoversi verso l'angolo bar «Non cancellerò il suo numero. » aveva spezzato il silenzio ed era rimasta di spalle al resto della sala.

Jake a quel punto si era girato, insieme alla poltrona, per incrociare il suo sguardo ma aveva trovato soltanto la sua schiena stretta in un abito di Valentino che secondo lui non rendeva abbastanza giustizia.
Si era preso qualche secondo per riflettere considerando le variabili: se qualcuno fosse entrato senza preavviso avrebbe notato come Jake stesse guardando il fondoschiena di Mja e questo poteva essere un problema ma non gli interessava poi troppo.
E poi era il capo. Chi oserebbe mai entrare senza chiedere permesso a parte Mja?
Nessuno.
« Perchè. » non era una domanda. Era una pretesa di sapere.

Mja si era girata con due tazze alla mano e si era avvicinata al tavolo camminando elegantemente nelle sue Louboutin « Questo non ti riguarda. Ho detto che mi sarei fermata ma non che avrei cancellato il suo numero. » pacata.

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