3. Samuel Hamilton.

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Nei giorni successivi all'incontro con Thomas, Mja sembrava particolarmente entusiasta.
I due continuavano a scambiarsi messaggi tramite Whatsapp e questo la teneva inchiodata al cellulare per molte ore. Era diversa, qualcosa o qualcuno suscitava emozioni nei suoi occhi, il suo sguardo brillava di una luce differente e questo era stato notato da tutti, in particolare da Samuel che aveva iniziato a fare delle ricerche più approfondite sugli Anderson.

Suo fratello, per controllare la situazione doveva avere sotto controllo ogni cosa: tutto il materiale pubblicato in rete era stato passato al setaccio, aveva bisogno di capire chi fosse Thomas e perché Jacob, suo fratello, era tornato in patria canadese qualche giorno prima.

***

[Ottobre 2016]

« Ma tu sai chi sono gli Anderson? » Samuel aveva guardato Mja alzando solo per un momento lo sguardo dal progetto.

« Mh? » aveva alzato lo sguardo dallo schermo dell'iPhone e aveva interrotto il contatto con le innumerevoli foto che ritraevano Thomas e la sua famiglia. Foto di pubblico dominio caricate sugli account ufficiali Instagram e Twitter « Se non sbaglio sono un Hamilton come te. » retorica  « Quindi sì, Samuel. Conosco tutte le famiglie e le Dinastie più potenti del Continente » aveva alzato il sopracciglio destro « alle lezioni c'ero anche io. » aveva poi scavallato le gambe per puntellare il piede sinistro a terra « Quindi? » incurvando gli angoli delle labbra verso il basso. 

« Mi aspetto che tu ti tenga alla larga da loro. Sei famosa per la discrezione e la riservatezza, mentre per gli Anderson non sembra essere un problema apparire sui giornali. » c'era come un tono di ammonimento in quelle parole, più per un senso di protezione che per un misfatto personale nei confronti di quella famiglia.

« Così sembri papà. » aveva replicato lei, espirando con aria stanca. Aveva poi iniziato a slacciare i bottoni della camicetta sui polsi per arrotolarli sugli avambracci.

« Ma io non sono lui, io ti prendo a calci in culo se ti sento ancora parlare di Thomas. » si era tirato su, i suoi occhi neri che si erano spostati dal disegno per guardarla con severità ma lei, dal canto suo, non si era scomposta più di tanto e aveva proseguito nel mettersi comoda, facendo scivolare le bretelle accessorie dalle spalle.
« Hai finito? » aveva slacciato anche il nastro di seta francese al collo, alzando il mento per facilitare l'operato. Il fiocco non c'era più. Non aveva incrociato lo sguardo di suo fratello, piuttosto lo aveva agganciato ad un punto della parete alla sua sinistra, dove era raffigurato l'Aurora Place di Renzo Piano, nel suo progetto originale, con tutti gli schemi e gli appunti dell'Architetto « Quel quadro è storto. » asciutta. 

Samuel in quel momento aveva spostato lo sguardo verso il quadro non muovendo nessun muscolo, come fosse pietrificato, solo i suoi occhi si muovevano: era tornato su Mja e nel vederla alzarsi e dirigersi verso la parete non aveva potuto fare a meno di chiedersi se sua sorella avesse  davvero capito cosa le aveva appena detto o se faceva finta di non ascoltarlo.

« Se vuoi attirare l'attenzione fallo nel modo giusto, Mja, non fissarti su una persona pubblicamente esposta perché questo potrebbe danneggiarti più di quanto i giornalisti non abbiano già fatto. E sinceramente? Ne vale la pena? » retorico.

« Io non devo attirare l'attenzione di nessuno. » aveva piegato la testa e dava le spalle a suo fratello. Una mano nella tasca dei pantaloni del tailleur e una mano verso la parete, le dita a sistemare il bordo della cornice per ridare di nuovo la giusta pendenza.

« Sei proprio testarda, cazzo. » le aveva risposto « Un secondo prima sei la donna più eccezionale e stimata del continente, un attimo dopo sei come una bambina alla quale bisogna insegnare cos'è giusto e cos'è cacca. » il tono era stato distorto sull'ultima parola, per renderlo più infantile.

Dopo quelle parole si era girata verso Samuel e l'aveva trovato di profilo a battere con le dita sulla tastiera « E questo fa di me una donna da controllare per tutta la vita. Giusto? » senza dargli tempo di replicare « Tutti che volete controllare, tenermi lontana dalle persone, dagli uomini... ma se io pretendessi da voi quello che voi pretendete da me, come vi sentireste? » nonostante fosse fuori di sé non aveva alzato la voce ma anzi, per attirare maggiormente l'attenzione del fratello, aveva mantenuto una calma gelida anche se dentro stava bruciando.
Era rimasta ferma, in piedi e il respiro si era fatto più pesante, le sopracciglia erano state arcuate verso il setto nasale.

Samuel, solo a quel punto, aveva guardato sua sorella e si era come "ridestato" « Mja, io non... »  era stato interrotto dal palmo della mano che sua sorella aveva frapposto a mezz'aria tra loro.

« Lascia stare. » senza neanche guardarlo si era diretta verso il divano per recuperare borsa e cappotto.

« Mja. » aveva tentato di richiamarla, provando a raggiungerla ma lei senza neanche guardarlo aveva imboccato direttamente l'uscita, lasciando la porta dell'ufficio aperta.

Samuel si era avvicinato all'ingresso e aveva incrociato le braccia al petto. Era furioso.
« Chiama tutti i miei fratelli. » alla segretaria, senza guardarla «Se Alexander non risponde, chiama sua moglie. »
Ed era tutto dire. Sua cognata veniva contattata solo in caso di vita o di morte.
« Tra un'ora tutti alla tenuta. » il tono non era dei più amichevoli « Se anche solo uno di loro non si presenterà, me la prenderò con te.» mostrandole il profilo, con un espressione severa in volto, prima di tornare a guardare fuori.

Samuel Hamilton. Un perché.

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