14. Dollari al bicchiere.

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[ Dicembre ]

Jacob e Mja stavano finalmente trovando la loro dimensione e da quando lei aveva acquistato l'immobile a Parkwoods ( quartiere Nord di Toronto ) non passava notte nella quale rimanesse sola. Senza rendersene veramente conto alla fine Jacob passava più tempo lì con lei che nella penthouse condivisa con Thomas convivendo, a conti fatti, con Mja.
Nel corso dei giorni non erano mancati i litigi o le tensioni tra Mja e i fratelli, né tantomeno le frecciatine tra lei e Thomas, eppure, nonostante la fatica e lo stress per gestire entrambe le famiglie, loro due sembravano ormai in simbiosi l'uno con l'altra.
 
La metà di dicembre si stava avvicinando e Toronto era entrata nel pieno dello spirito natalizio: il centro della città era un tripudio di luci e colori, c'erano decorazioni ovunque e Mja non si era mai sentita tanto felice in vita sua come in quel momento.

Una sera, mentre nevicava copiosamente, dopo aver parcheggiato lungo il vialetto stava per entrare in casa quando alle sue spalle una voce l'aveva gelata sul posto, bloccandola.

« Non mi piace che rientri da sola a quest'ora. »

Erano 5 giorni che non si vedevano, quel viaggio di lavoro pre-natalizio aveva messo Mja a dura prova perché anche le telefonate erano ridotte ai minimi sindacali. La frustrazione di non poterlo avere lì era snervante e anche solo pensare che doveva passare altri 5 giorni senza di lui, l'aveva reso molto irrequieta.

Il messaggio di un paio d'ore prima parlava chiaro: Jacob sarebbe andato ad una cena  importante e non avrebbe avuto modo di chiamarla con la promessa che, l'avrebbe fatto appena gli sarebbe stato possibile. Ma le sorprese erano la sua specialità e Mja le adorava. Quando meno se lo aspettava riusciva a stupirla.

« Jacob? » aveva girato su sé stessa, lentamente, cercando il suo sguardo.
Jacob si era mosso veloce salendo i gradini del patio per raggiungerla in un attimo. Troneggiava su di lei, con quel suo profumo inconfondibile, vestito con un abito scuro sotto un soprabito blu notte, con i capelli sistemati a dovere e la barba appena accennata a sporcargli il viso, curata nel minimo dettaglio. Aveva occhi solo per lei ma sembrava teso.
Mja gli aveva gettato le braccia al collo e lui l'aveva spinta contro la porta sigillando poi a dovere le loro labbra. Si era impossessato nell'immediato del suo corpo e le aveva tolto il fiato tanto che, sentiva quanto lei facesse fatica a separarsi dalla sua bocca per tirare fuori le chiavi di casa dalla tasca. Non voleva darle tregua. 
« Stavo impazzendo. » con tono basso, appoggiando la fronte contro quella di Mja
« Se ogni tanto mi avvertissi, riuscirei a preparare per tempo... » 
« Shh-shh-ssh. » le aveva insinuato le mani sotto il cappotto accarezzandole dapprima i fianchi finendo poi a stringerle i glutei. Un sospiro profondo, gli occhi chiusi, i muscoli tesi. 
« Cosa c'è? » la mano di Mja si era spostata sulla guancia dell'uomo. Cercava la sua attenzione.  Era tutto molto strano. Lui sembrava strano.
A quella domanda aveva infilato la mano nella tasca del soprabito per recuperare la chiave di casa, facendo poi scattare la serratura. Aveva spinto il pesante battente verso l'interno invitando Mja ad indietreggiare, spingendola delicatamente. Avanzava senza mai separarsi da lei e appena gli era stato possibile aveva liberato Mja del cappotto, con un movimento veloce, abbandonandolo sul pavimento. Era buio ma ormai conosceva a memoria spazi ed oggetti attorno a loro, ecco perché l'aveva recuperata tra le braccia affinché le cingesse i fianchi con le gambe.
Adorava quando lo faceva.
Aveva iniziato a baciarla con fermezza ma lentamente, se la stava prendendo comoda anche se il tempo non era suo amico e nel frattempo si era mosso, con estrema calma, verso il salone.

In quei giorni in cui era stato lontano, la casa aveva iniziato a prendere forma: erano stati appesi i quadri ai muri, sistemati i sofà e i tappeti e tutti gli oggetti erano stati minuziosamente studiati per riempire i vuoti nella stanza. Non c'erano molti elementi ma nel complesso risultava tutto più che gradevole, trasmetteva calore, personalità e ovviamente denotava benissimo quale fosse il problema di Mja: aveva un OCD di ordine e simmetria lampante.

Nella penombra notturna si era creata una bellissima magia: Jacob l'aveva fatta stendere sotto di sé, sul divano, senza mai lasciarla e lei aveva allungato le braccia oltre la testa.

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