8. Sincerità.

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Le 5.45 am erano arrivate presto. Quando la sveglia aveva suonato, Mja era ancora stesa sul divano, con un braccio che pendeva dal bordo e la coperta in pile ad avvolgerle la gamba destra « Mmff. » un mugolio basso, sommesso.

La legna nel camino si era ormai consumata e sembrava che Toronto stessa, dormisse ancora.

Aveva spaziato con lo sguardo per il salone mentre aspettava che la macchinetta del caffè suonasse. Quella sarebbe stata una lunga, stressante e stancante giornata. Era rimasta stesa a pancia in giù e aveva ritirato il braccio per riattivare la circolazione sanguinea perché era tutta intorpidita.

« BUONGIORNO AMICI ASCOLTATORI, SONO LE CINQUE E CINQUANTA DEL MATTINO, OGGI E' IL CINQUE NOVEMBRE E IL TERMOMETRO DELLA STAZIONE METEREOLOGICA DI TORONTO SEGNA QUATTRO GRADI CENTIGRADI. VOI SENTITE FREDDO? IO NO. »

« Buongiorno... »  aveva brontolato a voce bassa.
Poco dopo aveva sentito la macchina del caffè bippare e l'aroma dei chicchi appena tostati le aveva solleticato narici, spronandola a tirare su la testa, recuperare le forze ed alzarsi.
Aveva un aspetto indecente. Si era messa a sedere srotolando la coperta dal piede ed aveva anche ripreso il cellulare accendendolo poco dopo. Una volta in piedi aveva camminato verso l'isola della cucina mentre una notifica aveva catturato la sua attenzione. Indecisa se controllare o meno si era presa del tempo per riflettere e s'era versata un po' di caffè. Preso il suo posto sullo sgabello aveva iniziato a fissare l'iphone: Twitter e Instagram le stavano comunicando che Jacob Nathan Anderson aveva appena pubblicato una foto.

Sì, quella giornata sarebbe stata molto molto lunga.

E tutti avevano ragione: anche Thomas James Anderson aveva pubblicato una foto.
Abbracciato ad un'altra donna.

Era scoppiata a piangere. Era stato un pianto silenzioso, pieno di dolore. Un pianto che le aveva avvelenato il caffè e la vita. Faceva male, davvero male. In quel momento, in quel preciso momento si era sentita "la seconda" , "la qualunque" che Samuel le aveva urlato in faccia non molto tempo prima. Quella foto le era arrivata come una coltellata in pieno petto. 

                                                                                             ***

La mattinata era stata un successo e nonostante la riunione carica di tensione tra lei e Jake, le cose al lavoro stavano filando nella maniera più liscia possibile; tutto ciò le infondeva energia, carica. Doveva ricominciare.

Mja era scappata dall'ufficio prima che Jake avesse avuto il tempo di fermarla, aveva indossato il suo trench di Burberry e camminava sul marciapiede diretta al centro commerciale lì di fianco.
A metà della passeggiata il cellulare aveva preso vita e dopo aver visto la notifica  il sangue nelle sue vene si era gelato. Un'altra volta.
Doveva smetterla con i social, l'avrebbero resa debole e gelosa.
Con Thomas era finita. In una catastrofica litigata di cinque giorni prima lui le aveva detto chiaramente di non rientrare più nei suoi interessi, che aveva tutt'altro a cui pensare e che l'aveva sopravvalutata.
I fratelli di Mja erano stati felici ma le rimanevano a distanza di sicurezza perché una Mja che soffriva avrebbe scatenato reazioni estreme nell'animo degli Hamilton e nessuno, tantomeno Mja, voleva che si scatenasse una guerra tra Titani.
Le provocazioni sui social con la nuova compagna di Thomas avevano però creato malumore in famiglia: Mja rischiava di mandare a puttane tutti gli sforzi per mantenere intatta la sua privacy e non ne valeva la pena.
Samuel l'aveva avvertita.
Lei lo sapeva.
Lo sapevano tutti.
Mja intendeva uscirne a testa alta, come sempre ma quella volta doveva farlo per sé stessa più che per la sua immagine. Di quella le interessava fino ad un certo punto. Le faceva male il cuore.

Una volta entrata nel centro commerciale, si era spogliata di cappotto, guanti e occhiali da sole ed era andata direttamente al secondo piano dove le più note marche di intimo capeggiavano la galleria. Aveva bisogno di prendersi del tempo per coccolarsi e quale miglior modo per farlo se non con un po' di shopping?
Sarebbe andata a trovare Malena, a New York perché aveva bisogno di parlare con qualcuno che non si firmava Hamilton ma soprattutto che avesse dei geni XY e un cervello pensante non offuscato dall'amore o dalla gelosia. Alexa era lontana, era risucchiata da quel vortice delle sfilate pre-natalizie e dei lanci delle collezioni e non voleva darle più pensieri di quanti non ne avesse già. La sua migliore amica era per lei come una sorella, non di sangue ma non avevano mai tempo per loro: le loro vite stavano correndo su due rette parallele che non si incontravano quasi mai. Si scrivevano, si chiamavano ma non era la stessa cosa. Le mancava, aveva bisogno del suo supporto ma non poteva metterla nella scomoda posizione di lasciare tutto e correre da lei. Non poteva chiederlo, non poteva farle questo. 

Mja aveva svuotato la mente dai pensieri negativi e staccato la connessione dati al cellulare per prendersi tutto il tempo di cui necessitava per distrarsi, niente in quel momento la turbava, era riuscita a tenere fuori dalla mente i pensieri su Thomas e aveva tutta l'intenzione di continuare a farlo per il resto della vita anche se sapeva che sarebbe stato impossibile.

Nel guadagnare l'uscita dal negozio di Victoria's Secret, con tre buste alla mano e un sorriso sulle labbra, il suo sguardo aveva preso a spaziare attorno a sé tra la calca di persone alla ricerca di un Bar. Il primo a portata di piede sarebbe andato più che bene. Non aveva pretese.
Quattro passi a dividerla dalla fila di persone davanti alla cassa prima di bloccarsi di colpo su un paio di spalle immense ed un profilo che aveva riconosciuto.
« Jacob? »

Il mondo si era fermato.

Quando il deputato si era voltato incrociando lo sguardo di Mja, lei aveva avvertito una stretta allo stomaco e il cuore aveva preso a battere impazzito.

« Mja. E' un piacere rivederti. » con un sorriso aveva illuminato tutto il centro commerciale.

Con la sensazione che la terra stesse collassando sotto le sue Jimmi Choo si era avvicinata di un passo e aveva studiato velocemente la figura di Anderson. Gli occhi dell'uomo avevano catturato tutta la sua attenzione. Non poteva farne a meno: ne era attratta in maniera incontrollabile.

« Sei in fila per pagare? » una domanda più ovvia e stupida non poteva farla.
« Sì. Prendiamo un caffè. Ci sediamo?» Jacob con i suoi modi aveva già conquistato tutto il Canada, poteva lei resistere o fare la figura della cafona?
Ovviamente no.
« Certo. » aveva fatto un passo in avanti per fiancheggiarlo ed era entrata nella scia del suo profumo.

Per poco non le era preso un colpo.
Jacob e Thomas utilizzavano lo stesso profumo.
Lo avrebbe riconosciuto tra un milione di fragranze. 
Giurava che fosse lo stesso, inconfondibile, Invictus di Paco Rabanne.

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