Tra Mja e Thomas c'erano degli alti e bassi che a volte sfociavano in piccole liti e quando si vedevano per tentare di risolverle, puntualmente, finivano senza vestiti.
Un pessimo modo, quello, di arginare i problemi perché se c'era una cosa che Mja aveva imparato era che quando si girava intorno ad un problema, vivere nell'illusione di averlo risolto era più deleterio che affrontare il problema stesso.
Quando si trattava di Thomas, lei sembrava prendere sempre la strada più facile, quella che non la faceva desistere dal darci un taglio, dall'allontanarsi e perderlo.
Non era pronta.
Il controllo che Thomas esercitava su di lei era molto sottile ma li teneva anche legati, quello spirito di caccia che teneva alto l'interesse dell'uomo lo aveva spinto a soprannominarla Bambi e Mja era stata contraria sin dal principio.
Detestava quel nomignolo e quando si sentiva appellata in quel modo, tutta la sua rabbia prendeva forma e con essa le insicurezze, i toni alterati, i messaggi sbagliati, le parole peggiori.
Aveva iniziato ad isolarsi, era entrata in qualcosa di instabile e tossico e non riusciva a capire cosa Thomas volesse da lei o dalla loro relazione, l'aveva destabilizzata a tal punto che aveva smesso di cercare un modo per farsi accettare. Era stanca, tutti i suoi sforzi sembravano non bastare, tutti i suoi comportamenti, i suoi gesti e le parole era come se non avessero valore.
Sperava che un giorno Thomas sarebbe riuscito a capire, a comprenderla ma la questione del non poter uscire allo scoperto - con la loro relazione - la faceva sentire non all'altezza, insicura cronica, portandola a mettere in dubbio ciò che era e che stava diventando.
La ricerca della felicità sembrava un ricordo ormai lontano, avvelenata dalla paura del giudizio altrui ed intossicata da illusioni e delusioni che iniziavano a susseguirsi, a ruota, una dopo l'altra.
Non domandava mai, lei.
No.
Dava per scontato.
Quell'errore creava incomprensioni e Thomas non l'aiutava troppo a ragionare.
Parlava poco, spiegava poco.
E quando la parte più vulnerabile viene toccata ed analizzata ti senti solo piccola. Assoggettata.
Aveva l'impressione che Thomas stesse giocando, con lei e più le persone attorno a lei glielo facevano notare più si rifiutava di crederci.
E da quando Mja Hamilton aveva permesso ad un uomo di distruggerla cosi ?
Su quale pianeta aveva permesso che un uomo la oscurasse tanto?
Thomas riusciva a farla perdere proprio nel modo in cui voleva, Mja era talmente presa che non riusciva a vedere niente attorno a lei, non vedeva cosa stava veramente succedendo e cosa ben peggiore non le importava; era disposta a perdersi senza possibilità di ritorno, si sarebbe piegata ma non avrebbe permesso a nessuno di mettersi in mezzo a loro due. Qualcosa, però, nel corso delle due settimane successive alla loro prima notte insieme stava cambiando e Mja lo aveva intuito dal modo in cui Thomas le parlava e nel modo in cui si rapportavano, era come se lui avesse cambiato le carte in tavola e avesse deciso che le sue priorità erano diventate altre.Mja non la pensava alla stessa maniera ma si era adattata alla situazione e alla circostanza.
Cosa poteva fare?
Obbligarlo a rimanere con lei?
Aveva tentato di attirare la sua attenzione in ogni modo ma non aveva avuto successo e per l'ennesima volta, si era sentita sbagliata.
Sbagliata per lui.
Sbagliata per loro relazione.
Non capiva, non riusciva a capire e quando domandava, le risposte di Thomas non erano così piacevoli come Mja avrebbe voluto fossero.***
La fine di Ottobre era arrivata e quando si era presentata nell'ufficio di Samuel lo aveva trovato come al solito chino su uno dei suoi progetti, dietro al tavolo da disegno.
« A volte ritornano. » guardandola, si era incupito.
« E a volte se ne vanno. » con un gesto secco della mancina aveva richiuso la porta e si era avvicinata al tavolo. Aveva indossato un abito particolare, la camicetta bianca aveva una profonda scollatura ed anche lo spacco della gonna, sulla coscia destra, lasciava trapelare quella fitta - e forse inconscia - necessità di attirare l'attenzione.
« Allora se stai andando ricordati di prendere quella cartellina sul divano. » Samuel gliel'aveva indicata con la punta della matita. Non guardava sua sorella, piuttosto la ignorava.
« Che problema avete? Con Thomas. » andando dritta al nocciolo del problema e ignorando la cartellina.
Samuel a quel punto si era fermato ed aveva preso un respiro profondo, si era tirato su con la schiena ed aveva puntato direttamente lo sguardo su Mja. L'aveva studiata con attenzione dalla testa ai piedi. La matita a quel punto era stata abbandonata sul tavolo con un gesto di stizza.
« Nessuno. Sei felice, Mja? » la domanda a bruciapelo era stata condita da un velo di rabbia, aveva cercato di controllarsi con tutto sé stesso ed aveva anche incrociato le braccia al petto in una posizione un po' severa.
Mja non si era scomposta, aveva seguito la matita rotolare fino a terra mentre rifletteva sulle parole del fratello « Non sono cose che vi riguardano. Statene fuori. » asciutta anche se si intuiva benissimo che qualcosa non andava.
« Ti rendi conto di quello che stai facendo o il tuo giudizio è talmente annebbiato che non riesci ad essere obiettiva? » con quella domanda, aveva voluto insinuarle un tarlo.
La sua era una preoccupazione sincera.
E lei non si spiegava il perché.Quando un paio di giorni prima Samuel e Jake avevano visto Thomas e Jacob - il fratello di Thomas - in un bar ed avevano assistito alla nuova conquista del Procuratore, si erano presentati poco dopo a casa di Mja. Volevano convincerla a chiudere la storia senza però volerle raccontare i dettagli - per non ferirla - ma lei gli aveva chiuso la porta in faccia.
« Ti sta usando e non te ne rendi conto. » aveva infittito lo sguardo, nel tentativo di farla ragionare.
Mja, a quel punto, aveva allargato le braccia e roteato lo sguardo al soffitto « Oddio, ci risiamo? » retorica « Ma cosa vi fa credere che non sia il contrario? Che non sia io ad usare lui? »
« Mi basta guardarti per capirlo. » l'aveva ammonita ed aveva mosso qualche passo per aggirare il tavolo con l'intenzione di raggiungerla « Mja, lascia perdere. Non fa per te quell'uomo. »
Lei aveva fatto un passo indietro e aveva alzato una mano a mezz'aria, tra di loro, per fermarlo.
Era stanca. Tutti che le dicevano cosa doveva fare, chi doveva incontrare; era satura, satura di tutta la situazione.« Non puoi saperlo, Samuel. Tu non lo conosci. » si ostinava a non voler dare ascolto « Non sai niente di lui a parte ciò che c'è scritto su Internet. »
« E tu? Quanto sai di lui? Quanto lo conosci? » Samuel voleva colpirla e l'aveva fatto con cognizione di causa, non per cattiveria.
Mja aveva preso a fissarlo, il respiro s'era fatto più pesante, le labbra distorte in una smorfia. Aveva poi scosso la testa, un sorriso amaro le si era cucito sul viso, distorcendo la sua bellezza inafferrabile « Vi arrogate il diritto di dirmi chi frequentare e chi evitare, come se non riuscissi a capire la differenza tra una persona giusta e una persona sbagliata.» aspra, pungente.
« Non esistono persone giuste o sbagliate, esistono persone che ti meritano e persone che non ti meritano ma non vuoi capirlo. » aveva risposto prontamente, scuotendo flebile la testa « Ti stai ridicolizzando ma, per chi? Non ne vale la pena, Mja. Sei la donna migliore che conosca, ma non ti riconosco più. »
« Smettila, non sono perfetta, Samuel. Non mettermi su un piedistallo che non mi appartiene. »Samuel, a quelle parole, aveva scosso la testa e la fissava con incredulità « Non ti sei accorta che ha distrutto la tua autostima? » nessun rimprovero, nessun tono brusco.
« Oppure voi e non lui? » una replica immediata, quella di Mja, che nonostante l'evidenza continuava a tutelare Thomas « Tenendomi distante da tutti mi avete fatta sentire sbagliata per chiunque, come se nessun altro al mondo avrebbe potuto accettare i miei difetti o sopportarli come invece fate tu e Jake. »
Trasudava rabbia, odio. In quel momento Samuel stava comprendendo quali danni avevano creato lui e Jake: piuttosto che proteggere Mja l'avevano indebolita, piuttosto che preservare la sua integrità l'avevano distrutta.
Quando Samuel aveva provato ad avvicinarsi per abbracciarla, Mja aveva fatto un ulteriore passo indietro « Avete paura della competizione? Cos'è questa, per voi, una gara? » non capiva « Adesso che qualcuno è entrato nella mia vita pensate di dover dimostrare qualcosa?»
« Non c'entra niente la rivalità, Mja, io non mi sento minacciato da nessuno. IO » aveva battuto con poca delicatezza il palmo della mano sul proprio petto « sono tuo fratello, nessuno potrebbe sostituirmi. » parlava con calma, tentava - ancora una volta - di farla ragionare, di non aggredirla per non farla scappare.
« E allora qual è il problema Samuel? » lei invece era fuori di sé, non comprendeva quale sentimento spingeva i fratelli a comportarsi a quel modo, al perché fossero tanto restii per quella relazione. Non capiva.
« Mja cerca di ragionare. Sei un Hamilton, cazzo. Non sei la qualunque. »
Lei aveva scosso la testa.
Era tutto inutile. Samuel l'aveva di nuovo allontanata.
L'aveva vista prendere la borsa e uscire dall'ufficio senza nemmeno salutarlo.
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Never
Romance[ TESTO IN REVISIONE. VERRANNO APPORTATE MODIFICHE. ] Toronto, Canada. La ventottenne Mja Hamilton decide di prendere in pugno la sua vita e cambiare il suo cognome : il destino ci mette lo zampino, cambiando le carte in tavola e dandole una mano...