17. Fuori controllo.

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« Jacob è storto! Più a destra! » 

Jacob non ne poteva più e aveva sbuffato, era accucciato per terra con le mani strette attorno al tronco dell'enorme albero di Natale che Mja aveva fatto consegnare quella mattina nella nuova casa. Lei se ne stava in ginocchio, appoggiata con il busto contro lo schienale del divano e guardava Jacob impegnato all'ingresso.
Era mezz'ora che dirigeva i *lavori*, per cosa poi ?

« Tanta fatica per dieci giorni di lucine colorate. » aveva borbottato lui tirandosi su con la schiena; aveva caldo, fame e voleva stendersi perché era stanco morto ma Mja sapeva togliere l'anima al mondo e le riusciva benissimo anche senza che si impegnasse.
« Guarda che ti ho sentito. » la mentre puntellava i gomiti e piegava le braccia per sporgersi un po' in avanti. Era vestita della sua solita vestaglia di seta e i capelli erano legati in una morbida treccia laterale.
« Se credi che adesso mi metta su una scala per addobbarlo sei fuori strada, Hamilton. » e mentre tirava sui fianchi i pantaloni della tuta, aggiustandoli, aveva guardato Mja.
Lei rideva silenziosamente, era divertita ma soddisfatta a tal punto da contagiare pure lui che, mentre metteva le mani ad anfora per ammirare l'opera, aveva fatto un paio di passi all'indietro ed aveva sorriso compiaciuto.
« È perfetto. » 
« Certo. L'ho scelto io. »  
« Presuntuosa. » aveva commentato con una smorfia, prima di sentire il campanello suonare.
La cena era servita.
Finalmente.

« Era ora, sono cosi stanca e affamata che ci vedo doppio. »
« Tu. » le aveva scoccato un'occhiata di traverso.
« Certo. Credi che sia stato facile guardarti spostare l'albero dieci volte? »
« Neanche ti rispondo. »
Si era poi infilato la felpa ed aveva dato un'ultima occhiata all'albero prima di avvicinarsi alla porta. Aveva recuperato le banconote dalla tasca e quando aveva aperto la porta si era reso conto che quella non era la cena.
 
« Buonasera Jacob. »  
« Jake. » aveva fatto un cenno del capo verso entrambi i fratelli di Mja « Samuel. »
« Ciao Jacob, scusa l'improvvisata. Mja? » aveva domandato Samuel, amichevolmente ma Jake non aveva intenzione di aspettare, aveva tolto le mani dalle tasche del cappotto ed era entrato, ignorandoli.
I convenevoli non erano per lui e non gli serviva di certo il permesso di Jacob, nè l'invito, per entrare in casa di sua sorella.
Magari gli serviva solo un po' di educazione.
Jacob aveva seguito con lo sguardo Jake, non era felice di vederlo piombare in casa loro con quei modi.
« Vieni. Entra. » a Samuel.
Alla vista dell'albero, Samuel era scoppiato a ridere « Oddio, se avesse una casa più spaziosa lo comprerebbe ancora più grande! »
Jacob aveva riso chiudendo la porta « Sono convinto anch'io. »
 
Mja, alla vista di Jake, aveva drizzato le spalle, in allerta.
Jake, dal canto suo, ad un paio di metri da lei aveva allargato le braccia, sbraitando come un cane rabbioso « Ma che cazzo fai? Sei impazzita per caso? »
Samuel, che si era già spogliato del cappotto, aveva bloccato Jacob con il dorso della mano facendola impattare sul suo petto per sbarrargli la strada « Sta' a vedere. » aveva mormorato con un cenno del mento, indicando i suoi fratelli.
« Ma che problema hai? »
Mja era lentamente scesa dal divano ed aveva dato un'occhiata interrogativa a Samuel, per capire ma l'altro aveva scosso la testa in risposta.
Jake le aveva puntato il dito contro « Hai una vaga idea di quello che è successo ieri oppure ti sei completamente dimenticata che IO » battendosi la mano sul petto « sono il tuo Capo? »

Iniziando a girare in maniera circolare attorno ai mobili del salone, con le palpebre contratte era il riflesso dei movimenti di suo fratello « Non iniziare con questa storia. »
Non si stavano rincorrendo, si tenevano a distanza di sicurezza.
Scene del genere erano di normale amministrazione in casa Hamilton e in genere i mediatori erano i gemelli ma in questo caso sarebbero stati Jacob e Samuel.
« Prendi decisioni che non ti spettano e pretendi che io rimanga in disparte? » aveva abbaiato Jake.
« Che NON mi spettano? » furiosa.
« No, cazzo, Mja! No! Non spetta a te decidere. Dovevi avvisarmi prima di rimpiazzarti, non dopo! Si dà il caso che sia IO a decidere. »  
« COSA? COSA DEVI DECIDERE JAKE? LA MIA VITA NON TI RIGUARDA! » 

Più andavano avanti più Jacob stava valutando l'idea di buttarlo fuori a calci in culo, aveva le braccia incrociate e non c'era traccia di divertimento nei suoi occhi.
Che fosse interessante vedere come Mja reagisse ai suoi fratelli non c'era dubbio ma a tutto c'era un limite.

Le vene sul collo di Jake erano gonfie, la pressione sanguinea era alle stelle ma il pensiero di perderla gli aveva mandato in tilt il cervello ed era venuto meno il controllo « Oh Mja, non sai quanto ti sbagli. » c'era una vena intimidatoria.
« Che problema hai Jake? Non ti ho lasciato con il culo per terra, la società è coperta, mi sostituirà qualcuno che le società pagano a peso d'oro per quanto vale e tu che fai? » qui la cattiveria gratuita « TU NO! Non hai ambizioni, cazzo. Non ambisci all'eccellenza. VUOI ME. »
« Non ti permettere Mja! » l'abbaio « Tu domani torni con il culo nel mio ufficio e vieni a fare il tuo lavoro perché io le tue dimissioni non le accetto e se vuoi fare una guerra, fammi causa. »
La mente era volata a Thomas, nell'immediatezza.
« Non oseresti tanto, Jake. »
« Non mettermi alla prova, Mja. »

Jacob, che osservava la scena in silenzio stava mentalmente smolecolando Jake ma aveva ignorato il gesto di Samuel, avanzando verso il secondogenito Hamilton.
« Esci. »
Jake aveva ignorato lo sguardo truce di Jacob e piuttosto guardava Mja in un misto di rabbia, disperazione e gelosia ma Jacob aveva fatto un altro passo verso di lui coprendogli la visuale su Mja.
 « Che c'è, Anderson, pensi che le farei mai del male? »
Jacob aveva sorriso amaramente senza mai abbassare la guardia, gli occhi grigi che non si erano separati un solo istante da quelli neri del fratello di Mja.
Stava iniziando a comprendere molte cose, adesso.

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