Un dolce risveglio

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POV CESARE

Ovunque mi girassi non vedevo altro che oscurità. Non sapevo dove mi trovassi, ma non avevo paura. Continuavo a fluttuare nel limbo dei miei pensieri, viaggiando verso l'ignoto. Poi, all'improvviso, il buio iniziò a scomparire lasciando posto ad un flebile bagliore che diventava sempre più luminoso pian piano che mi avvicinavo. Solo allora vidi dove stavo viaggiando. Di fronte ai miei occhi, era apparsa un'immensa distesa blu senza fine tra cielo e mare che mi aveva trasportato in una dimensione dominata solo dall'oscillare delle onde che, infrangendosi sugli scogli, rompevano il silenzio creato nella mia mente. Il mio pensiero, incerto se proseguire o meno, fluttuava senza meta. Fu il mio cuore a spronarlo di cavalcare le onde, liberandolo dalle catene mentali che per tanto tempo lo avevano imprigionato. In lontananza intravidi la sagoma di una persona. Curioso, mi avvicinai piano per paura che potesse scappare. Ma non lo fece; rimase ferma ad aspettare il mio arrivo. Nel luogo esatto di dove si trovava la sagoma, la terra e il mare si univano come se fossero complementari solo in quel punto. Provai a parlarle, ma non ricevetti alcuna risposta. Però mi prese per mano, accompagnandomi verso l'uscita del mio sogno. Solo dopo che le nostre mani si sciolsero, mi voltai. Al posto della sagoma indefinita apparse d'avanti ai miei occhi un giovane ragazzo sorridente che mi salutava come se volesse dirmi che ci saremmo incontrati molto presto. Non feci in tempo a ricambiare il saluto che mi svegliai. Delle lacrime iniziarono a cadere sulle mie guance. Avevo appena realizzato che quel ragazzo che mi aveva aiutato a trovare l'uscita dal mio sogno si trovava tra le mie braccia, che dormiva beatamente con un sorriso stampato sulle labbra. Lo strinsi forte a me accarezzando i suoi morbidi capelli scompigliati dal mio petto. Un mugolio proveniente dalla sua bocca mi fece sorridere. Era così bello quando dormiva. Abbracciato a lui mi sentivo in pace con me stesso come non mi succedeva da tanto tempo. E anche il mio subconscio ne era consapevole. Mi aveva fatto fare un viaggio surreale, tra le intemperie del mio cuore. Solo quando avevo smesso di cercare con insistenza l'armonia, l'avevo finalmente trovata. Era Nicolas la mia pace, la sagoma che avevo incontrato senza cercarla; era Nicolas il mio destino.

...

POV NICOLAS

Mi svegliai leggermente intontito, ancora titubante se abbandonare il mondo dei sogni o aprire definitivamente i miei occhi. Per giunta le carezze che mi stava facendo Cesare non mi aiutavano in questa scelta, ma mi spingevano a rimanere in dormiveglia per gustarle ancora un po'. Mugolai debolmente giusto per fargli capire che mi stavo risvegliando e ci rimasi male quando smise di accarezzarmi. Fu così che decisi di aprire gli occhi, ma non per alzarmi. Era solo un modo per farmi coccolare un altro po' tra le sue braccia. Erano talmente confortevoli che avrei voluto addormentarmi per sempre tra di loro.

"Buongiorno Cesi" gli dissi tra uno sbadiglio e l'altro sistemandomi un po' meglio nel suo abbraccio.

"Buongiorno anche a te Nic. Dormito bene?" mi domandò accarezzandomi nuovamente la testa.

"Mai dormito meglio" risposi dandogli un fugace bacio sulle labbra per poi permettergli di continuare a viziarmi un altro po'. Era così piacevole che avrei voluto non finisse mai.

"Non credi che sia ora di alzarci? Dobbiamo andare in studio" mi disse facendomi tornare alla realtà. Ah già... Non avevo pensato che oggi avevamo una registrazione da fare. Ma l'idea di separarmi da quel confort mi aveva abbandonato.

"Solo un altro po' Cesi. In cambio ti preparo una colazione con i fiocchi" affermai con tono quasi supplichevole. Lo sentì sbuffare sotto voce, ma non tolse la sua mano dai miei capelli, continuando a scompigliarmeli teneramente mentre mi stringeva sempre di più a lui. Purtroppo, alla fine fummo costretti ad alzarci, anche perché la sveglia segnava le nove in punto e tra meno di un'ora avremmo dovuto essere in studio. Come promesso, mi misi ai fornelli per fargli dei pan cake per colazione. Era la prima volta che provavo a fargli e speravo che uscissero bene. Ma, il fatto che gli avesse divorati tutti poteva significare solo che o gli erano veramente piaciuti o che stava morendo di fame e, pur di mangiare qualcosa, avrebbe addentato pure un sasso se fosse stato commestibile.

"Che c'è?" mi domandò con un pezzo di pan cake ancora in bocca. Non mi ero accorto che lo stavo fissando.

"Niente... volevo solo sapere com'erano venuti. Sai... è la prima volta che li preparo" gli risposi speranzoso in una sua risposta positiva.

"Davvero è la prima volta che li fai? Allora mi sento onorato ad essere stato il primo. Sono molto buoni" affermò sorridendomi. Cavolo... non mi ero mai accorto di quanto fosse bello quel sorriso. Era perfetto per lui, e mi resi conto di non poterne più fare a meno. Sorrisi a mia volta e ne mangiai uno anche io. Poi, dopo esserci riempiti lo stomaco, iniziammo a prepararci per il lavoro. Cesare si propose nell'accompagnarmi al ritorno in modo da non usare troppe macchine e la cosa non poteva che farmi piacere. In questo modo avrei potuto trascorrere altro tempo da solo in sua compagnia. Una volta in macchina, come immaginavo, arrivò il momento di parlare di quanto era successo la notte precedente. D'altronde non potevamo far finta di niente dato che era già la seconda volta che andavamo a letto insieme, anche se la prima era stata su un divano, ma il concetto è quello, pensai tra me e me accennando un sorriso.

"Io sono stato veramente bene stanotte con te" mi disse Cesare distogliendo per un attimo il suo sguardo dalla strada per posarlo su di me.

"Anche io. E stavolta lo volevamo noi! Non c'erano altri motivi in mezzo" affermai un po' titubante sperando che anche per lui fosse stato così. Al che Cesare accostò sul ciglio della strada per non creare problemi alle altre macchine. Si girò verso di me e mi diede un bacio sulle labbra. Rimasi stupito da questo gesto, ma non lo cacciai via. Chiusi gli occhi per concedermi nuovamente il suo sapore a cui non sapevo resistere. Era un bacio ben poco casto, malizioso. Era il suo modo per confermare quello che gli avevo detto e tirai un sospiro di sollievo capendo che anche a lui aveva fatto un piacevole effetto la scorsa notte. Ci staccammo e rimanemmo a guardarci negli occhi per qualche secondo finché non si decise a formulare una domanda che sapevo sarebbe arrivata prima o poi, ma che entrambi avevamo posticipato per paura delle conseguenze: "Che cosa siamo noi?".

ANGOLO AUTRICE:

So che state aspettando il momento di cui ho parlato nel primo capitolo. Ma ci vorrà ancora un po' prima che arrivi perché voglio rappresentare bene il rapporto tra Nicolas e Cesare e, soprattutto, il contesto in cui la loro storia si evolve. Spero di non starvi annoiando 😊 al prossimo capitolo 😊

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