Un rientro movimentato

618 28 11
                                    


PREMESSA: il capitolo che segue contiene scene un po' più spinte ed esplicite del solito. Se non gradite questo genere di lettura vi consiglio di saltare quel pezzo che si trova più o meno a metà capitolo😊 preferisco precisare per evitare che qualcuno/a rimanga perplesso/a da quello che ho scritto. Detto questo... buona lettura ^^

Erano le sette del mattino quando la sveglia preimpostata da Tonno suonò. Cesare, che per la sua "fuga d'amore" si era coricato abbastanza tardi, inveì contro quel rumore che lo aveva destato da un meraviglioso sogno che stava facendo.

"Sono già le sette?" domandò Tonno con voce impastata dal sonno.

"Purtroppo si" gli rispose Cesare girandosi dall'altra parte per continuare a dormire. Ignorò completamente il richiamo dell'amico che a fatica si era alzato per smuoverlo dal caldo tepore del piumone che sembrava averlo inglobato, facendogli perdere la voglia di svegliarsi.

"Dai Cesare! Ci dobbiamo sbrigare se vogliamo fare in tempo per la colazione. Lo sai che abbiamo i minuti contati" cercò di invogliarlo ad aprire gli occhi. Ancora si malediceva per aver accettato la proposta di Frank di prendere il treno diretto a Bologna per le otto. "Quel ragazzo è troppo mattiniero" pensò tra uno sbadiglio e l'altro riuscendo, finalmente, a far alzare anche Cesare.

"Spero che la colazione sia almeno decente, dato che siamo stati costretti ad alzarci a quest orario improponibile" disse Cesare recandosi in bagno per darsi una sciacquata veloce, seguito poi da Tonno che voleva rinfrescarsi il viso assonnato. Fecero più veloce del previsto, tanto che, in meno di cinque minuti, erano già fuori la camera pronti per andare nella sala della colazione. Un leggero languorino stava prendendo piede nei loro stomaci e di certo non li aiutò dover aspettare i loro amici prima di potersi fiondare al tavolo dei dolci che erano così invitanti da far venire l'acquolina.

"Avrei potuto continuare a dormire" sbuffò Cesare dopo aver sbadigliato per la ventesima volta da quando si era alzato. Aveva dormito meno di cinque ore e sicuramente, pensò, che anche Nicolas si trovasse nelle sue stesse condizioni. Non dovettero aspettare poi così tanto che Nelson e Dario si unirono a loro nell'attesa dei soliti ritardatari.

"Eccoli finalmente" urlò Tonno indicando Nicolas e Frank che avevano appena varcato la soglia della sala e, mezzi addormentati, si trascinavano a fatica verso di loro.

"Ma buongiorno dormiglioni! Tutti a voi stavamo aspettando" disse Nelson facendo insorgere una risata generale tra di loro.

"Scusa Nelson, ma ho dormito poco stanotte" rispose Nicolas stropicciandosi gli occhi ancora intorpiditi dal sonno.

"Come mai? Che hai fatto?" gli domandò Dario guardandolo perplesso. Un brivido percosse la schiena del più piccolo che cercò di inventarsi al più presto una scusa mentre gli occhi di Cesare si posarono su di lui come se lo stessero sgridando per la poca attenzione con cui aveva formulato quella frase. Ciò non fece che mettergli più agitazione. Fortunatamente riuscì a sviare il discorso facendo ricadere la colpa sul fatto che avesse un cuscino molto scomodo che gli aveva impedito di dormire decentemente. Tutti credettero alla versione appena raccontata dal ragazzo, compreso Dario che, per un fortuito caso, a lui gli era davvero capitato un cuscino molto duro che non gli aveva conciliato il sonno. Avviandosi, poi, al buffet di dolci, Cesare fu affiancato da Nicolas che, cercando di non farsi sentire dagli altri, gli bisbigliò un flebile "scusa" per non essersi reso conto di quanto stava per dire. Cesare gli sorrise. Sapeva che non l'aveva fatta apposta e, dandogli una leggera scompigliata ai capelli, gli augurò buongiorno. Avrebbe preferito di gran lunga augurarglielo in modo diverso, ma per il momento si doveva accontentare di questo modo.

...

Dopo qualche ora di treno erano finalmente tornati a Bologna. Cesare e Nicolas pensarono che ora potevano riposarsi per bene, ma, purtroppo, non fu così. I ragazzi, infatti, furono costretti ad andare in studio nonostante fossero appena rientrati da Torino, in quanto dovevano scrivere una recensione sull'evento a cui avevano appena partecipato. L'organizzatore del "Torino comix", appunto, aveva richiesto una dettagliata recensione ad ogni singolo ospite che era stato invitato per poi poterla pubblicare nel sito ufficiale dell'evento. Così, di contro voglia, i sei ragazzi si misero a lavorare su quello che avrebbero dovuto elaborare. Ma, tra un caffè e una chiacchera di troppo, erano rimasti quasi un'ora su quelle cinque frasi da scrivere. Per fortuna, avevano Dario con loro che, essendo molto bravo in queste cose, non gli fu difficile formulare un buon discorso che venne apprezzato facilmente dagli altri. Così, finito quello che dovevano fare, tirarono un gran sospiro di sollievo e, salutandosi, ognuno tornò nella propria casa, fatta eccezione per Nicolas e Cesare. Quest ultimo lo bloccò poco prima che potesse afferrare la maniglia della porta e lo portò a sé, stringendolo forte tra le sue braccia.

"A che devo questo abbraccio?" gli domandò Nicolas affondando con la testa tra le sue spalle per inalare ancora un po' il profumo che traspirava dalla pelle leggermente sudata di Cesare. Non riusciva proprio a farne a meno. Era una droga, la sua droga.

"Non mi risulta che sia diventato un divieto abbracciare il proprio ragazzo, e poi è tutto oggi che non ho potuto farlo" gli rispose leggermente offeso e, approfittando della sua ingenuità, scese con le mani lungo la schiena di Nicolas fino a giungere sul suo sedere dove si strinsero in una leggera morsa.

"CESARE! NON MI SEMBRA IL CASO ADESSO!" lo sgridò allontanandogli le mani dal suo fondo schiena. Ma sapeva fin troppo bene che questo non gli avrebbe impedito di fermarsi.

"Dici? Eppure a me sembra che non vuoi che io mi fermi" disse Cesare palpeggiando il cavallo dei pantaloni di Nic dove si poteva avvertire una lieve erezione. "Visto? Non vuoi..." continuò per poi trascinarlo a sé premendo le sue labbra contro le sue in modo da farle aprire per poterci infilare la lingua.

"Bastardo... lo sai che non resisto quando fai così" mormorò schiudendo la bocca come richiestogli per poi lasciarsi andare in un bacio perverso che gli fece vacillare le gambe dall'eccitazione. Con un salto inaspettato si arrampicò sul petto di Cesare, intrecciando le gambe lungo la sua vita, e, così facendo, lo baciò ancora con più foga di prima, ottenendo come risultato un Cesare ancora più eccitato tanto da non riuscire più a controllarsi. Trasportandolo così come stava, intrecciato a lui, infatti, buttò di peso Nicolas sul divano dello studio e si fiondò su di lui inserendo le mani all'interno dei suoi pantaloni. Non gli diede il tempo di realizzare quello che stava per fare che sfilò i pantaloni con annessi boxer mettendogli in mostra l'erezione. Senza chiedergli il permesso afferrò tra le sue dita il membro eretto del ragazzo per portarselo in bocca, provocandogli, a quel contatto, gridolini di piacere di cui non riusciva a farne a meno.

"Cesare... non ti fermare" lo implorava mordendosi delicatamente il labbro inferiore per non urlare più del necessario. Ma era impossibile resistere a quell' enorme piacere provocato dalla bocca calda e accogliente di Cesar.Non riuscì a trattenersi oltre, e fece finire quel piacere nella maniera migliore... almeno per lui. "Scu-s-sa" balbettò Nicolas accorgendosi del piccolo danno che aveva fatto nella bocca del ragazzo che, con ghigno malizioso, gli disse: "fatti perdonare". Così facendo, Cesare si alzò di scatto dal divano per sfilare il prima possibile i suoi pantaloni diventati, ormai, di troppo e, lanciandogli per terra fregandosene di dove finissero, si avventò con foga su Nicolas che non oppose alcuna resistenza, ma aprì le gambe come invito ad entrare. Non aspettò un secondo in più e, stuzzicandogli con le dita la parte bassa del fondo schiena, Cesare lo preparò per quello che avrebbe inserito di li a poco. Una volta pronto, gli lanciò un fugace sguardo da "sto entrando" ed inserì il suo membro nella stretta fessura di Nicolas facendogli inarcare la schiena in modo da accoglierlo meglio. Con movimenti prima lenti per farlo abituare e poi più veloci e decisi, si abbandonò al piacere che gli provocava il corpo sudato ed eccitato di Nicolas, il quale ricambiava con gemiti che non tratteneva più. In fin dei conti dovevano pur recuperare quello che non avevano potuto fare la sera precedente, e quale miglior modo se non quello di approfittare di uno studio completamente vuoto e a completa loro disposizione?

Dopo aver concluso il tutto, entrambi i ragazzi si rivestirono e, ancora più stanchi di prima per quanto ci avevano dato dentro, si avviarono fuori lo studio in modo da potersi finalmente riposare. Si salutarono con un bacio sulle labbra sorridendo al fatto che anche quella volta erano riusciti a non far scoprire nulla ai loro amici della loro relazione. Peccato che ancora non sapevano che molto presto, questo loro modo di fare, gli avrebbe portati ad una situazione che pian piano li sarebbe sfuggita di mano, provocando delle crepe in quello che da sempre era il rapporto di amicizia del gruppo degli Space Valley.

ANGOLO AUTRICE:

Eccomi qui, un po' in ritardo rispetto al solito, ma ho voluto dedicare una mini storia Celson a questa quarantena che stiamo vivendo. Se vi interessa leggerla è solo di 3 capitoli e la trovate nella mia pagina con il nome "Fuga in quarantena". Detto questo, so che ho scritto un capitolo un po' più spinto del solito e, spero che la premessa sia stata utile ^^ spero inoltre che l'abbiate apprezzato! Se mi lasciate un commento con il vostro parere mi fareste super felice! Grazie ^^ al prossimo capitolo 😊

La via del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora