CHARLIE'S POV
Che nottata, inizierò a prendere dei tranquillanti: non era nemmeno iniziata la scuola che ero ridotta già così. Che inferno, pensai. Almeno Sophie aveva dormito bene, beata lei.
Decisi di iniziare la mia solita routine: mangiare, vestirsi, lavarsi, scuola. E quella sera sarebbero iniziati gli allenamenti. Appena ci pensai mi vennero i brividi, dovevo controllare se gli orari coincidessero con la squadra di basket. Presi il cellulare, in fretta e furia, e controllai sul sito della scuola: erano alla stessa ora.
Mia sorella irruppe nel bagno, e mi cadde il telefono nel lavandino pieno d'acqua. Imprecai. La mattina non era iniziata nel migliore dei modi, e sicuramente sarebbe finita peggio.
Appena arrivata a scuola, mentre stavo cercando Sophie che era scomparsa, incontrai un ragazzo.
Era magro e molto alto, aveva gli occhi azzurri: erano di un azzurro cielo, ci si poteva perdere facilmente in quegli occhi. Aveva un sorriso smagliante, e due fossette che gli davano l'aria da bravo ragazzo. Mi ricordava un po' Bryce, ma davvero vagamente, non so perché.
Era un ragazzo davvero timido, infatti quasi sottovoce mi chiese:
"Ciao, scusami. Avrei bisogno di chiederti un favore. Sono nuovo, e non so come fare l'orario per le classi, riusciresti ad aiutarmi?"
"Certamente." risposi con un sorriso smagliante. Gli spiegai come si facesse e subito dopo gli proposi di fare un breve giro delle classi, e accettò volentieri la proposta. Finito il giro, mi girai nei corridoi, ormai deserti, e mi avviai verso la mia classe.
"Ah, mi chiamo Charlotte Taylor, ma puoi chiamarmi Charlie." aggiunsi urlando a circa 10 metri di distanza. Non sapevo perché io gli avessi detto così, solo gli amici stretti potevano chiamarmi in quel modo.
"Grazie Taylor, ci vediamo all'ora dopo direi. Io sono Josh, Richards." mi rispose sorridendomi.
Aveva usato il mio cognome, che strano. La nottata appena passata mi aveva così tanto fuso il cervello che mi preoccupavo anche di queste cose insensate.
Cambiai classe e arrivai a lezione di lingue. Entrò anche Josh, ma prima che si sedesse il professore lo presentò alla classe, dicendo che si era appena trasferito. "Ora ho capito! Lui è il cugino di Bryce!" pensai tra me e me.
Sophie non era ancora arrivata, ma dove si era cacciata? In ogni caso il suo posto venne occupato da Josh il quale mi sorrise e si sedette.
"Ciao Richards" decisi di stare al suo gioco:"scusami se non ti ho riconosciuto prima, sei il cugino di Bryce giusto? Io sono la sua migliore amica da una vita. Beh in teoria anche mia sorella gemella Sophie. Non avevo minimamente collegato che fossi suo cugino, anche se lui mi aveva avvisato del tuo arrivo. Perdonami, mi sarei dovuta presentare subito."
"Nemmeno io ti ho riconosciuto, ma ora ho capito chi sei. Beh allora ciao vicina di casa." mi disse, in un modo che lasciava trasparire fosse felice.
Josh mi parlò della festa che avrebbero fatto la sera stessa, e mi chiesi perché Sophie non me ne avesse parlato, però non importava: volevo liberare la mente e divertirmi.
Sophie entrò in classe, arrabbiatissima. Sarà stato perché oggi sono uscita senza di lei? Dopo mi sarei assolutamente scusata, avevo la testa da tutt'altra parte. Si sedette in un altro posto dopo avermi rimproverato di averla rimpiazzata, era abbastanza infastidita. Chissà cosa le prendesse.
Passò la prima parte della giornata, e a pranzo andai all'armadietto. Trovai un biglietto, che diceva "Stasera stesso posto, ti prego aspettami.", e quella calligrafia l'avevo già vista troppe volte. Credo che ci sarei andata, volevo vederlo. Dovevo. La mia parte innocente diceva si, mentre il mio orgoglio mi martellava le tempie continuando a dire di non farlo.
Finì la giornata ed io ero ancora a scuola, verso le 4 avrei avuto allenamento. Presi la roba dall'armadietto e mi avviai alla palestra. Cercai di tirarmi su il morale pensando alla festa di stasera, anche se avevo davvero poca voglia di andarci, ma Josh sembrava simpatico mi avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio.
Il primo allenamento è sempre il più difficile, ma questo fu davvero un inferno. "DOBBIAMO ARRIVARE AI REGIONALI!", le parole della coach mi risuonavano nella mia testa durante ogni esercizio. Inoltre gli occhi di Tony addosso non aiutavano per niente a concentrarmi: riuscivo solo immaginare le sue labbra contro le mie.
"Basta!" una voce che urlava risuonò nella mia testa, ero io. In realtà capii che era la voce dell'allenatrice che continuava a dirmi che sbagliavo esercizio.
"Taylor hai intenzione di continuare ad allenarti così? Ti puoi benissimo scordare della fascia da capitano, ci darei un taglio." mi urlò scocciata.
"Scusi coach, vado a rinfrescarmi un attimo.", corsi via, avevo bisogno di un secchio d'acqua ghiacciata in fronte. Non vedevo l'ora di andarmene da quella palestra.
Uscendo dallo spogliatoio vidi Tony che si stava avvicinando a me, non volevo mi dicesse nemmeno una mezza parola.
"Non ora, capisci? Non ora." gli dissi in tono più che arrabbiato, ne avevo abbastanza dei suoi sguardi scrutanti, delle sue cazzate.
Si girò sconsolato e tornò in palestra. Per fortuna non c'era Sophie, avrebbe sicuramente capito che era successo qualcosa, ma dove sarà? Non potevo pensarci, il nostro patto.
Finì finalmente l'allenamento, e mi andai a lavare. Ci misi talmente tanto tempo per prepararmi che tutte le mie compagne erano già andate a casa. Ma mi stavo preparando lentamente soltanto per un motivo.
Bussarono alla porta, ed entrò Tony. I suoi capelli bagnati mi ricordarono i vecchi tempi, tutto quello che succedeva in quello spogliatoio. Le uniche volte che si lavava lì era per vedermi. Capii le sue intenzioni, ma non sapevo se volessi. O forse si.
"Sei rimasta, hai letto il biglietto allora." mi guardò da capo a piedi:"Avevi voglia di rimanere." mi disse in tono sensuale, abbozzando uno di quei suoi sorrisi pieni di malizia. Mi faceva impazzire, ma non potevo cedere così in fretta.
Si avvicinò a me, indietreggiai ma finii contro la parete: nessuna via di scampo, o cedevo, o cedevo.
E allora cedetti.
Le sue labbra si avvicinarono alle mie, e mi sfiorarono. Mi prese dalla vita e mi spinse contro al muro. "E lui sarebbe un ragazzo gentile e pacato, sicuramente." pensai nella mia testa. Lo baciai per prima, non ne potevo più di quella tortura, avevo bisogno delle sue labbra. Iniziammo a baciarci in modo passionale, come ai vecchi tempi. Scese con le labbra ed iniziò a baciarmi il collo, lentamente. Impazzendo, stavo letteralmente impazzendo. Quei baci bruciavano come fuoco ma erano dolci come zucchero, eppure erano così sbagliati. Mi prese l'orlo della maglietta. Ma subito dopo gli bloccai la mano.
"Meglio di no, Tony. Non mi sembra il luogo adeguato." risposi.
Malizioso mi disse:"Non ti sei mai fatta così tanti scrupoli, o sbaglio?"
"Sai a cosa mi riferisco." dissi.
"Si lo so", disse uscendo dalla porta frustrato, la sbatté, il che mi fece sobbalzare: perché doveva fare così?
Stavo malissimo, tornai a casa e non toccai di nuovo cibo, non potevo mangiare dopo tutto l'accaduto. Avevo lo stomaco in subbuglio e la voglia di spaccare i piatti che erano in tavola era troppo grande: prima mi chiedi di aspettarti e poi? Fai lo stronzo e sbatti le porte? Non mi avrai mai più Lopez, mai più.
"Non mi avrà mai più", questa frase risuonò nella mia testa tutto il tempo che ci misi per prepararmi per la festa, chissà magari mi sarei divertita. Volevo avvicinarmi a Josh, come amico ovviamente, e avevo anche voglia di superare quel limite immaginario di cui parlava sempre mia sorella.
Mi preparai e scesi le scale, eravamo pronte per uscire.
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not ANOTHER love story
Teen FictionDue sorelle. Il loro ultimo anno di liceo. Nuovi amori, vecchie conoscenze. Incontri e scontri caratterizzeranno e cambieranno quella che sarà la loro vita fuori da una noiosa scuola superiore. Immergetevi in questa avvincente storia e non ve ne pen...