Capitolo XII

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SOHPIE'S POV

Chase mi aspettava all'uscita da scuola. Prima ci toglievamo quella noiosa ricerca meglio era. Percorsi tutto l'atrio, avevo detto a Charlie che andavo a studiare a casa di una amico. Non mi aveva chiesto per quale motivo, quale corso seguivamo insieme o chi fosse questo amico. Si era solo limitata a dire "Mh, okay. Divertiti". Beh si, me la sarei davvero spassata.

Passai davanti all'ufficio del consulente scolastico e uscii dalla scuola. Avevo come la sensazione di essermi dimenticata qualcosa. Mi sarebbe servita una Ricordella ma non mi sarei comunque ricordata cosa mi mancava.

"La sanità mentale" disse una vocina nella mia testa. Quella mi mancava di sicuro, ormai era appurato.

***

"Milady" disse Chase aprendomi la portiera della sua macchina. Lo ringraziai, salendo. Aprii il mio zaino per tirare fuori il libro di scienze, volevo mettermi avanti prima di arrivare a casa di Chase, non mi andava di studiare tutto il pomeriggio. 

"Porca troia" esclamai. Ecco cosa avevo dimenticato, anche se ero certa di essermi scordata qualcos'altro. Chase girò la testa per capire cosa stesse succedendo.

 "Non trovo il mio libro, l'avrò lasciato da qualche parte" gli spiegai.Ormai eravamo lontani dalla scuola e non mi andava di fargli fare retromarcia per un stupido libro. 

"Prendi il mio" disse indicandomelo, allungai la mano sui sedili posteriori e lo afferrai.

Iniziai a sfogliarlo per capire che cosa avesse spiegato quel clown in questi giorni. Una frase nella prima pagina attirò la mia attenzione "Al mio caro amico Cole". 

Era una dedica, ma chi era Cole? 

Chiusi il libro e lo girai, l'autore era il signor Clarke. Non potevo crederci, l'avevo sempre definito una sfigato egocentrico, ma forse non era così tanto sfigato anche se rimaneva comunque egocentrico. Chi è che faceva studiare a suoi studenti il proprio libro? Un montato. 

Accantonai il pensiero, ricominciando sfogliare le pagine. C'erano appunti a margine e parole sottolineate o cerchiate, da Cole - immaginai- che doveva essere stato  il possessore originale. Ma come era collegato a Chase? 

Stavo per chiederglielo quando mi vibrò il telefono. Guardai lo schermo, era ancora Bryce. Rifiutai la chiamata, non mi andava di rispondergli, proprio ora, che il mio cervello era attratto da un "caso". Continuai la mia ricerca, era come se Cole avesse fatto una revisione dettagliata di ogni singola parola stampata su quelle pagine. 

Il mio telefono vibrò di nuovo cogliendomi di sorpresa. Mai cadde il libro. Bryce doveva darci un taglio. Lascia un messaggio in segreteria e mettiti l'anima in pace, pensai. Mentre lo raccolsi trovai una fotografia ingiallita, che doveva essere scivolata fuori dalle pagine. La rigirai fra le dita. Due ragazzi, uno alto e slanciato e l'altro più basso e massiccio. Gli avevo già visti da qualche parte, ma dove? 

"Siamo arrivati" disse Chase spegnendo il motore della sua auto. Chiusi il libro ritornando alla realtà, presi le mie cose e scesi dalla macchina. 

Ero stata in camera sua tante di quelle volte, quest'estate, che orami la conoscevo a memoria. Le pareti in muratura, il pianoforte nell'angolo sotto l'enorme finestra, il pavimento in legno e quel letto enorme...

"Emepezamos" dissi sedendomi sulla sua sedia girevole. Si mise al computer e iniziammo fare ricerche su ricerche. Dopo un po' avevo esaurito la mia concentrazione e mi diressi verso il pianoforte. Mi ricordavo ancora le note della vecchia fattoria, me l'aveva insegnata mia sorella. Fra tutte le sue infinite capacità c'era anche quella di saper suonare. E poi c'ero io che non portavo mai a termine niente. 

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