Capitolo IV

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CHARLIE'S POV

Tornammo a casa, e nel tragitto non fummo capaci di spiccicare una parola. Eravamo entrambe soprappensiero, il mio motivo lo sapevo, ma il suo? Non riuscivo a concentrarmi in nessun modo. Non avrei sprecato pensieri e voglia su altri problemi, avevo decisamente bisogno di riposarmi, ero devastata.

"Charlotte cosa fai!" urlò Sophie in preda al panico, non mi chiamava mai Charlotte se non nel panico o arrabbiata, e solo lì mi resi conto che stavo per andare a sbandare contro un albero . Imprecai e tornai in carreggiata, la sentii borbottare qualcosa riguardante il suo modo di guidare, sicuramente migliore del mio.

A pranzo eravamo da sole, e fu il pasto più silenzioso della nostra esistenza. Non dicemmo nulla, se non tipiche domande da fine scuola: che hai fatto oggi? tutto bene le lezioni? e cose del genere. E come sempre Sophie si limitò a rispondere con dei "mh", dall'intonazione poi capivo se fossero si o no. Chissà cosa avesse per la testa.

Sparecchiai la tavola e raggiunsi mia sorella in camera, che si era già messa a studiare.

Subito dopo essermi seduta davanti alla scrivania, chinai la testa sui libri tentando invano di imparare qualcosa. Stetti sullo stesso paragrafo per trenta minuti senza capire nulla, quando ad un certo punto squillò il telefono.

Un messaggio, Tony.

Due messaggi, Tony.

Tre messaggi, Tony.

Aveva intenzione di continuare a riempirmi di messaggi? Non volevo più saperne di lui, ma ovviamente mi ritrovai da sola con la mia incoerenza: stavo sorridendo.

Aprii cautamente il telefono, per evitare che mia sorella mi vedesse dall'altra parte della stanza e lessi i messaggi.

"E comunque eri bellissima oggi."

"I tuoi occhi mi incatenano ogni volta alla tua anima."

"Non vedo l'ora di vederti domani, credo anche tu sappia che dobbiamo parlare."

Pf, adulatore. Crede che con tre stupidi messaggi possa farmi cadere ai suoi piedi per l'ennesima volta? Dopo tutte le gelosie, le litigate, i pianti, la rabbia.. gli abbracci, l'amore, i baci. Ovviamente si, crede che cadrò di nuovo ai suoi piedi come se niente fosse. Ma non sarà così, un po' di rispetto verso me stessa.

Mentre mi concentravo sul mio monologo che parlava del rispetto per se stessi arrivò un ulteriore messaggio:"Niente è ancora finito tra noi." E questa era la mia unica paura, che non sia finita.

Mi tornò la voglia di studiare, chissà per quale strano motivo, e finii abbastanza velocemente per guardarmi una puntata della mia serie TV preferita: Lucifer.

Guardai più di una puntata e si fece ora di cena. "Merda" pensai, non avevo risposto a Tony. Beh non c'era fretta, potevo benissimo non rispondergli, deve desiderarmi. No non doveva nemmeno desiderarmi, non sarò sua. "Smettila" risposi infine, visualizzò dopo poco e si limitò a scrivermi:"Vedremo". E io volevo vedere, volevo davvero vedere.

Andammo a cena ma non mangiai, con la scusa di avere mangiato troppo a pranzo, anche se non avevo toccato cibo nemmeno prima. Non potevo non mangiare, morivo di fame ma avrei vomitato dall'ansia probabilmente, e non volevo vomitare.

Decisi di andare a letto presto, nonostante tutta la mia famiglia sarebbe rimasta giù a vedere la televisione. Ma non avevo voglia di pensarci, dovevo staccare la mente, e così scappare da tutti i miei pensieri negativi.

Era mattino, il sole mi svegliò dolcemente passando dai buchi della tapparella. Dei dolci raggi gialli e luminosi erano il modo migliore di svegliarsi alla mattina. Scesi giù, l'aroma del caffè invase le mie narici. I miei genitori mi salutarono con un bacio sulla fronte dandomi il buongiorno. Mia sorella come sempre scese svogliata, rispondendo con un "mh" ad ogni domanda . Stranamente non eravamo in ritardo, mi vestii e truccai con calma. Uscii dalla porta da sola, perché Bryce avrebbe accompagnato Sophie a scuola.

Davanti alla mia macchina c'era Tony, mi guardò e mi sorrise:"Più mi allontani più ti voglio"

"Che frase banale" gli risposi, sorridendogli e avanzando verso di lui.

"Però funziona" , mi guardò dritto negli occhi e mi prese dalla vita. Mi tirò a sè, mi mancava sentirlo così vicino. Mi spostò i capelli dal viso e si avvicinò ulteriormente. Riuscii quasi a sentire il calore delle sue labbra, pur stando a qualche centimetro di distanza.

"Baciami, so che lo vuoi" mi disse, senza pudore.

Mi avvicinai a lui, e mi strinse ancora più forte la vita, come se volesse avvicinarmi il più possibile, senza perdere nessun centimetro.

Le sue labbra ormai stavano soltanto sfiorando le mie, fino a quando...

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