Capitolo VI

21 5 0
                                    

SOPHIE'S POV

Suonò la sveglia. Chissà quante volte l'avevo ritardata. Mi rigirai nel letto, non ero pronta ad alzarmi. Aprii un occhio, mia sorella non c'era. Sentii l'acqua che scorreva in bagno. La luce del mattino entrava dalla finestra e mi obbligava ad alzarmi, ma non gliel'avrei data vinta. Mi coprii la faccia col cuscino e sbuffai sonoramente, cercando di riprendere sonno. La sveglia suonò di nuovo.

"Uccidetemi vi prego!" urlai.

Ero in ritardo, ritardissimo. Entrai nel bagno, Charlie era ancora lì. La sentii imprecare.

Ma perché dovevamo condividere tutto, volevo un bagno tutto mio. Volevo una vita tutta mia, "questa casa è così piena di gente che mi da sui nervi" pensai. Aveva ragione mia madre, al mattino ero davvero insopportabile.

Quando finalmente uscii di casa, Charlie non c'era più, e adesso come ci andavo io a scuola, volando? Perché se ne era andata. Forse mi aveva chiamato ma non l'avevo sentita. Guardai l'orario sul telefono, era letteralmente la fine. Non potevo essere così in ritardo. Rimpiansi di non essermi alzata subito. Adesso ero da sola e davvero nella merda!

"Bryce, Bryce, chiama Bryce" una vocina urlava nella mia mente.

Quando vidi arrivare una macchina che strombazzava, gli corsi in contro.

"Sei il mio eroe, davvero. Non so come ricompensati" dissi saltando dentro all'abitacolo.

Sorrise. "Quando pensi di prendere la patente? Non potrai sempre contare su tua sorella" mi disse senza staccare gli occhi dalla strada. "Mai, non sono brava nei test, e poi potrò contare sempre su di te!" gli risposi dandogli un bacio sulla guancia. Non mi smentì. Mi era mancato il mio migliore amico.

Finalmente arrivai a scuola "Buona fortuna sfigata!" mi urlò mentre scendevo giù dalla macchina e iniziavo a correre.

Arrivai al mio armadietto, presi i libri. La campanella doveva essere già suonata, perché non c'era nessuno nei corridoi, tranne lui. Oh no, adesso proprio no. Era il momento sbagliato! Doveva levarsi di torno.

"Hey"

Mi girai dall'altra parte e iniziai a camminare veloce. Mi raggiunse subito, senza il minimo sforzo.

"Sparisci, evapora, levati dalle palle!" gli dissi senza girarmi. Non mi serviva guardarlo, sentivo già la sua presenza. "Sono in ritardo"

Smise di camminare e finalmente riuscii a raggiungere l'aula appena in tempo.

Quando anche la prima lezione finì, uscii dalla porta. Non avevo ancora visto mia sorella, avevo provato a mandarle un messaggio ma non le si era consegnato. "Avrà spento il telefono" pensai, ma non era un problema visto che avevamo entrambe Spagnolo adesso. Mi ripromisi di chiederle perché non mi avesse aspettata.

Girai l'angolo e lo ritrovai di nuovo lì. Evidentemente, prima, non ero stata abbastanza chiara. Gli passai di fianco facendo finta di niente, ma mi afferrò il braccio. Quel tocco mi fece tremare. Una scarica elettrica percorse tutta la mia spina dorsale.

"Aspetta, dobbiamo parlare" mi disse costringendomi a guardarlo negli occhi. Azzurri, bellissimi.

"No, non dobbiamo" cercai di sembrare decisa, ma non ero per niente convincente. "Ci siamo già detti tutto" provai a rimediare, impassibile. Infilò le sue lunghe dita fra i mie capelli e li sistemò dietro al mio orecchio. Mi accarezzo la guancia, senza smettere di guardarmi. Ero impotente. No, non era vero, potevo andarmene in qualsiasi momento. Anzi avrei dovuto, se volevo parlare con Charlie prima dell'inizio della lezione. Ma volevo andarmene? Dovevo, ma non volevo.

not ANOTHER love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora