Capitolo XVIII

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CHARLIE'S POV

Arrivammo a casa a piedi, ma prima di andare in centrale avvisai i miei. Decidemmo di prendere la mia macchina, feci guidare Josh perché ero troppo preoccupata per Sophie. Sicuramente le mie mille paranoie, che andavano a braccetto con l'ansia, mi avrebbero fatto diventare cieca sulla strada: avrei confuso il segnale della precedenza con quello della pista ciclabile.

"Cosa avrà combinato? Perché si è cacciata nei guai? Si può sapere perché quando è da sola succede sempre così? Perché mi ostino a lasciarla sola? Ma perché non riesce ad essere matura, ed evitare di finire in carcere? Deve darsi una moderata!" non presi nemmeno un respiro e stavo urlando esasperata. Io stessa cercai di non ridere, data la situazione, ma ero comunque furiosa.

Josh invece non cercava di stare serio: si stava proprio spanciando dalle risate. Eppure non riuscii a decifrare la sua espressione, non stava ridendo con troppo gusto: sembrava spaventato ma divertito, non lo biasimavo, stava assistendo ad un esaurimento nervoso. In ogni caso non poteva permetterselo. Ad ogni sua risata la lancetta del tachimetro segnava una velocità minore, e noi dovevamo muoverci.

"JOSH, PUOI ACCELERARE?" chiesi spazientita.

Ero completamente impazzita, probabilmente mi avrebbe fatto scendere dalla macchina lasciandomi lì in strada. Inoltre non ero sicura sarebbe uscito con me un'altra volta, ma ero furiosa: il mio primo appuntamento rovinato da una stupidata che Sophie avrà fatto.

"Calmati, Charlie." disse tra una risata e l'altra.

"Calmati Charlie?!" dissi:"Ma hai intenzione di capire che deve sempre combinare casini e poi devo essere io quella che li risolve? Tu non la conosci!"

Josh accostò in un piccolo spazio fuori dalla carreggiata: cosa stava facendo?

"Ora respiri lentamente, così eviti di ammazzarla appena arriviamo. Ok?" mi accarezzò la guancia:"In più parto solo se mi dai un bacio."

Lo squadrai, gelandolo con lo sguardo. Mi fece gli occhioni dolci e cedetti: presi un bel respiro. Lui era lì ad aiutarmi con questo problema non ne aveva nessuna colpa, era inutile arrabbiarmi con lui.

Mi avvicinai e lo baciai.

"Così va meglio." ingranò la marcia e ripartimmo.

Per tutto il viaggio tenne la sua mano sulla mia coscia, era un gesto davvero carino. Pensai a tutte le volte in cui ero andata in macchina con Tony: nemmeno una volta aveva posato la mano sulla mia coscia. So che era una sciocchezza, ma a me interessavano proprio le stupidaggini: ero innamorata delle piccole cose.

Arrivammo in centrale ed entrai di corsa mentre Josh parcheggiava la macchina. Non sapevo dove sbattere la testa finché non vidi un poliziotto.

"Mi scusi tenente, mi sa dire..." chiesi, ma non riuscii a finire la frase.

"Le ho già detto diverse volte che il suo amico non può uscire senza i genitori, perché è ancora qua?" mi interruppe.

"Scusi, non capisco. Sono appena arrivata." Mi avrà scambiato per Sophie? Era molto probabile, dato il modo in cui mi guardava. "Signore, mi avrà scambiato per mia sorella: le viene in mente per caso il nome Sophie Taylor? Io mi chiamo Charlotte."

"Mi scusi, gemelle vero?" lo guardai annuendo:"Comunque i suoi amici sono di là, vada sempre avanti e giri nel corridoio subito a destra."

Josh mi raggiunse e ci avviammo nella strada indicata dal tenente. L'immagine mi colpì positivamente: Sophie era fuori dalle sbarre! Per fortuna.

Tirai un sospiro di sollievo. 

All'occhio era inevitabile non spiccassero però tre visi troppo conosciuti dietro quella cella, li conoscevo troppo bene. Erano Bryce, Tayler e Jaden. Ero stupita, ovviamente non per Bryce e Tayler ma per Jaden: cosa ci faceva lì dietro? 

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