Capitolo IX

19 5 0
                                    

BRYCE'S POV

Suonò il campanello e mi precipitai ad aprire la porta, dovevano essere loro.

Le accolsi e le presentai ai miei coinquilini e a Josh, ma qualcosa mi diceva che Charlie lo conosceva già, perché lo prese per un braccio e lo portò via.

Mi avvicinai a Sophie, era bellissima. Era strano guardarla con quegli occhi, non avevo mai pensato a lei come una di quelle ragazze con cui potevo provarci, eravamo cresciuti insieme. Non l'avevo mai nemmeno considerata una ragazza era più come un "fratello" per me. Ma adesso, che non ero più abituato a giocarci insieme a football, non era più la solita Sophie.

Non riuscivo a smettere di fissarla, era bellissima. "Ma riprenditi bro" mi disse il mio cervello. Lei si girò e mi sorrise, ed ecco che Bryce Hall scendeva in campo.

La presi per mano e le feci fare una giravolta, attirandola a me. Mi accostai al suo orecchio e le sussurrai le uniche parole che ero riuscito a pensare da quando era entrata "sei bellissima". La fantasia non servì perché subito mi accorsi che quella sera avrei portato a casa la vittoria.

 Forse non così in fretta. Si allontanò da me, chiedendomi di andarle a prendere da bere. Mi sarei dovuto impegnare molto di più se non volevo subire punti, quella ragazzina dava filo da torcere a tutti.

L'alcol sarebbe stata la cosa migliore per farla sciogliere un po', soprattuto perché quando era ubriaca dava il meglio di se.

"Quindi avremo il piacere di conoscere un altro Hall?" Le diedi qualcosa di forte, ma non sembrò piacerle. Adoravo le smorfie che faceva quando qualcosa era troppo amaro per i suoi gusti.

"Cos'è, non sei più abituata?" le chiesi ignorando la sua domanda. Sapevo che tasti toccare per riaccendere il suo orgoglio. Infatti mi fece la linguaccia e bevve un altro sorso. Ci conoscevamo troppo bene per evitare di giocare, così l'una con l'altro.

Le presi il bicchiere, finendo anche l'ultima goccia. Mi serviva un po' di carburante se volevo starle dietro per tutta la sera. "Comunque non è un Hall. È il figlio della sorella di mia madre infatti si chiama Josh Richards" le spiegai, passando alla mia prossima mossa. Quando posai il bicchiere, il mio sguardo compiaciuto aveva già fatto effetto. Due per me e zero per te mia cara!

Iniziò a guardarsi in torno. Avevo sbagliato a lasciare in mano a lei le redini del gioco. "Cosa fai?" le chiesi preoccupato, e quando mi mostrò la bottiglia di vodka alla fragola, ormai avevo capito di che morte sarei dovuto morire. "Sei una stronza, lo sai che mi fanno schifo le fragole!"

Non potevo più tirarmi indietro, la sfida era iniziata e dovevo cercare di riprendermi il mio vantaggio. Buttai giù il primo shot, orribile, davvero disgustoso. Pensava che avrebbe vinto, ma non sapeva che con me si tornava a casa solo sconfitti. Al terzo shot, non mi tappavo più il naso. La guardavo dritta negli occhi per non far vedere che in realtà avrei voluto vomitare tutto, era davvero schifoso. Continuava a riempire e io avevo smesso di tenere il conto. Quando dovette chiudere un occhio per centrare i bicchierini capii che non ci stava molto dentro. Anche io sentivo che tutti quegli shot stavano facendo un certo effetto.

"Io-non-perdo-mai" le sue parole mi risuonavano nella testa. Ma se non riusciva nemmeno a stare seduta su uno sgabello.

Presi la bottiglia, che aveva appoggiato sul tavolo, per guardare quanto avevamo bevuto. Non ne era rimasta molta, e in quel momento il mio cervello si illuminò come un albero di natale. La guardai assaporando già la vittoria, che avrebbe cancellato quel retrogusto di fragole dalla mia bocca. "Se riesci a salire su quel tavolo a ballare, senza cadere, io mi finisco la bottiglia. Ci stai?" le proposi allungandole la mano. Non l'avrebbe nemmeno raggiunto, il tavolo, ne ero certo.

Accettò.

Si alzò dallo sgabello e si sistemò il vestito, che ormai era diventato una maglia. Non potevo lasciarla andare via così. Quel vestito azzurro aderente aveva acceso qualcosa dentro di me. Mi portai la bottiglia alle labbra mentre la guardavo camminare tra la gente. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Non era alta quanto sua sorella, ma anche senza tacchi era più alta di molte tipe che mi ero fatto. I suoi capelli neri le sfioravano le spalle, lasciando scoperta la schiena nuda, me li ricordavo più lunghi e leggermente mossi. Ero proprio messo da panico, nemmeno mia madre si sarebbe messa a ragionare sulla lunghezza dei capelli di Sophie.

Si girò a guardarmi e io le feci cenno di proseguire. Non volevo perdermi nemmeno un secondo di quella scena. Mi invitò a seguirla. Meglio, mi sarei goduto lo spettacolo più da vicino. Rimasi di stucco quando salì sul tavolo e iniziò a muovere i fianchi a ritmo di musica. Mi aveva sorpreso come sempre. Così bevvi l'ultimo sorso per potare a termine la mia scommessa e afferrai la sua mano, salendo sul tavolo.

Come si muoveva, come mi guardava, non riuscivo a resisterle. Sapevo che era strano, era la mia migliore amica, ma l'alcol mi fece dimenticare ogni remora. Le ripetei per l'ennesima volta le stesse tre parole:  "sei davvero bellissima". L'attirai a me per riempire lo spazio che ci separava.  Questa volta però non si allontanò. Le accarezzai il viso, guardandola dritta nei suoi occhi verdi. Le mie dita scesero lungo la schiena nuda e si posarono sui suoi fianchi, non stavo ragionando per niente. Ero come spinto da qualcosa, ma cosa cosa?

Pochi centimetri ci separavano, ma lei cancellò subito quella distanza.

Mi baciò, e poi si allontanò. Rimasi scioccato, mi a aveva colto alla sprovvista. Perché si era staccata? Indugiai guardandola dritto negli occhi, per poi abbassare lo sguardo sulle sue labbra carnose.  Non potevo lasciarla tornare su suoi passi, ormai aveva corso il rischio. La baciai di nuovo e non mi respinse. Le sue labbra sapevano di vodka lemon, non riuscivo a staccarmi. Nessuna ragazza aveva mai avuto quel potere su di me. Quando per la seconda volta si staccò da me, mi resi conto di tutto quello che avevo sempre potuto avere se soltanto avessi aperto gli occhi prima.

"... obbligo o verità" disse lei tirandomi giù dal tavolo e facendoci sedere in cerchio.

***

Gli invitati iniziarono ad andare via, così li salutai mentre uscivano. Non avevo fatto in tempo a lasciare Sophie da sola due secondi che la trovai addormentata sul divano. E adesso? Parlai con Charlie e insieme convincemmo sua madre a farle rimanere da noi.

Ormai la sbronza mi era passata, ero lucido. La presi in braccio e cercando di non svegliarla, io e Josh la portammo in camera mia. La feci sdraiai sul mio letto e le sfilai le scarpe da ginnastica. Si girò su un fianco, mugugnando qualcosa. Mi sedetti di fianco a lei e con un amano le scostai i capelli che le ricadevano sul viso. 

Dovevo svestirla? Non potevo farla dormire con il vestito, le avrei prestato una mia maglia. Mi allungai cercando di tirare giù la zip, ma si era bloccata fra i due lembi di tessuto. Perché dovevano farli così complicati questi vestiti? Tirai, forse troppo forte perché  si svegliò. 

Guardò prima me e poi la mia mano che era ancora sul fianco. La levai subito, sentendomi colpevole. Chissà che idea si è fatta? Non disse nulla, ma pian piano si alzò e si avvicinò a me. Deglutii, spostandomi dal letto. Non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa volesse fare.

Mi imitò. 

Deglutii per la seconda volta, passandomi, nervoso, le mani fra i capelli. Era in piedi, davanti a me, con un espressione sul viso che faceva pensare solo ad una cosa.

Si tirò giù la zip del vestito, per poi sfilarsi una manica e poi l'altra. Senza interrompere il nostro contatto visivo, lasciò cadere il vestito a terra. I miei occhi percorsero ogni centimetro del suo corpo nudo, anche se sapevo che non avrei dovuto. 

 Fece un passo, poi un altro, determinata. Era ubriaca, non l'avrebbe mai fatto da sobria. Non c'era più distanza di sicurezza fra di noi. Le nostre labbra si sfiorano, ma non poteva succedere di nuovo. Le infilai la prima maglietta che trovai e le dissi: "È ora di andare a letto" dandole un bacio sulla fronte.

"Lo so che mi vuoi"

Resistetti, non potevo cedere così, se no me ne sarei pentito amaramente. La presi in braccio e contro la sua volontà la misi a letto.

not ANOTHER love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora