Capitolo XII

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Il pullman mi lascia nel parcheggio della scuola e in qualche secondo scendo e corro a prendere i libri nell'armadietto per poi raggiungere la coordinatrice del mio anno per conoscere la nuova studentessa. "Buongiorno signorina Johnson, è già arrivata la new entry?", "Buongiorno Camilla, è arrivata, sta per entrare." in quell'esatto momento si apre la porta per far entrare una ragazza particolare. È alta qualche centimetro in meno di me, ha una pelle olivastra da farla sembrare perennemente abbronzata, ha i capelli e gli occhi scuri, quest'ultimi sono quasi inquietanti a confronto con la parte bianca. Ha uno stile country e indossa degli occhiali da vista squadrati che sottolineano la forma morbida del suo volto. "Buongiorno, son...", "Gea!", la interrompo andandole in contro per abbracciarla, "Camilla, che ci fai qui?", "Beh, frequento questo istituto da anni, la vera domanda è che ci fai tu qui!". "Vedo che vi conoscete già, vi consiglierei di avviarvi in classe, le lezioni stanno per cominciare.", "Perfetto professoressa, passerò a fine giornata per il resoconto della scorsa settimana!", essendo un membro del consiglio studentesco una volta al mese mi tocca fare una relazione degli eventi di una particolare settimana. Il compito di inglese sta per essere consegnato e varchiamo la porta giusto in tempo per la campanella, presento al volo Gea alla professoressa per poi prendere posto.

La mia amicizia con Gea sembra una barzelletta, i nostri genitori hanno le case al mare nello stesso paesino, ci siamo conosciute quando eravamo molto piccole frequentando lo stesso stabilimento balneare. Con i miei soliti spostamenti di città in città ho avuto poche possibilità di andare al mare per più di qualche giorno e abbiamo perso i rapporti. Passarono gli anni e ci scordammo a vicenda, un giorno entrai nella mia nuova classe alle elementari, la maestra ci fece raccontare delle nostre vacanze e così facendo riscoprimmo la nostra amicizia. L'arrivo di un'altra ragazza ci divise e ci mise l'una contro l'altra e con la mia pronta partenza per venire a vivere qui ci separò ancora di più. Grazie alle estati passate in quella spiaggia ci siamo riappacificate e mantenevamo un rapporto di amicizia a distanza, averla qui è magnifico. Arriva l'ora di pranzo, l'ora x, devo presentare Gea a tutti, ha un carattere introverso, ho paura che possa chiudersi in se stessa e vorrei riuscire ad aiutarla. I ragazzi sono tutti al solito tavolo, "Amici, lei è Gea, è la nuova studentessa della mia classe nonché mia vecchia amica, trattatela bene, io vi rubo un attimo Teresa.", faccio per aiutarla ad alzarsi, "Gea, stai tranquilla, sono simpatici, non farti intimorire." mi rivolgo alla moretta con uno sguardo rassicurante.

Porto Teresa dietro all'infermeria dove possiamo parlare indisturbate, "Come stai oggi?", "Non lo so, penso di sentirlo dentro di me e a parte te e mia madre non lo sa nessuno, devo lasciare Enzo e parlare con Giulio ma non so se ne ho le forze.", "Se hai bisogno sai che ci sono, bisogna prendere una decisione importante e dovresti vedere un medico per fargli delle domande.", "Lo so, avevo intenzione di farlo più tardi e andare con mia madre. È diventata a un tratto apprensiva, è piacevole avere una madre che si comporta da tale in questo momento e grazie anche a te. Se non ci fossi stata sarebbe stato tutto più complicato.", "Direi che questo livello di difficoltà basta e avanza.", dico riuscendo a strapparle un sorriso. Fumo una sigaretta evitando di farle arrivare il fumo e aspetto che arrivi Mati per raccontare a entrambe la situazione con Domenico, è una bella giornata e io sono felice, ho un ragazzo che mi ama e sono stata riunita con Gea, cosa potrei chiedere di più.

Era troppo bello per essere vero, non lo avrei dovuto dire. Mi chiama Diego, si è rotto una gamba e serve un parente maggiorenne per farlo uscire dall'ospedale, ce la farà a passare un anno senza fare casini? Prendo un permesso e vado all'ospedale con l'autobus. Lo trovo con la gamba sinistra ingessata disteso su uno dei letti di ortopedia, firmo i documenti e lo aiuto ad alzarsi e a mettere le stampelle. Chiamo un taxi per portarlo a casa, lo lascio li e faccio in modo che i miei e i suoi siano al corrente dell'accaduto per poi dirigermi verso casa di Damon.

Entro in quella che è la mia seconda casa e vado all'ultimo piano della casa in camera di Dam per vederlo spiaccicato sul suo letto con l'aria satura di fumo di canna, le finestre coperte e le luci colorate accese. "Dam! Svegliaaaaaa, sei ancora intero per smezzare una cannetta con me?", in quella che mi è sembrata una frazione di secondo si alza e mi salta addosso per abbracciarmi, "Camiii, buongiorno, scusami, è stata una lunga giornata. Ovvio che ci sono per fumare insieme!". Apro leggermente le tende per far passare un po' di luce e ci sediamo sul divano dall'altra parte della stanza faccia a faccia e accendiamo il piccolo portale delle meraviglie. "Ho scopato con una ieri, la sua migliore amica è innamorata di me, se lo scoprisse succederebbe un casino.", rido, "Ma si può sapere perché non riesci a mantenerne una stabile al posto di creare tutti questi impicci!", la situazione è esilarante, iniziamo a cazzeggiare e a giocare a carte in compagnia di un bong. Il compito è andato bene e la giornata è stata concentrata, è ora di rilassarmi. Essendomi focalizzata sempre su di me non ho idea di cosa penserebbe Mimmo di questa situazione sicuramente ne dovremo parlare. Passo l'intero pomeriggio con il mio migliore amico a ridere e scherzare finché non mi arriva una chiamata dal mio ragazzo.

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