🖤- Capitolo 11 || Giornata molto insolita -🖤

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"Quindi devo tenerla così?" chiedo insicura.
"Sì, esatto. Dai Caterina, devi mostrare indifferenza e menefreghismo quando impugni un'arma" mi ripete per la centesima volta.
"Sei.. sicuro che si merita questa fine?" mi giro a guardarlo tremando leggermente.
"Spara" esclama spazientito. Mi volto nuovamente, e chiudo gli occhi non volendo vedere la scena.
"Devi sempre guardare la persona negli occhi, quando stai per ucciderla" mi richiama a denti stretti. Non credo di farcela.
"Perché?" chiedo con voce incrinata.
"Perché si deve accettare quello che si fa, per dimenticarlo subito, e quindi per non avere incubi" risponde venendo dietro di me "Dai, spara" appoggia le mani sulle mie spalle.
Prendo un bel respiro, e senza esitare di nuovo, sparo. Sobbalzo io stessa al colpo, e a vedere il corpo di quel ragazzo a terra, con una pozza di sangue attorno.
"Visto? È stato facile e veloce" ridacchia.
"Parla per te" sbotto girandomi.
"Oh!" rimane sorpreso "La mia influenza vedo che sta dando i suoi frutti" mi sorride.
"Ho paura di diventare un mostro.." sospiro "Continuando così" alzo lo sguardo per guardarlo.
"Piccola Caterina" ride, accarezzandomi le guance "Lo sei già"

Apro lentamente gli occhi, sentendoli un po' pesanti. La luce mi dà fastidio, sbatto le palpebre più volte, fino ad abituarmi definitivamente. Mi guardo intorno. Menomale, sono nella mia camera. Per un momento ho avuto paura di ritrovarmi in una stanza di ospedale, a quel punto sarei uscita letteralmente fuori di testa.

"Ti sei svegliata finalmente" bisbiglia qualcuno alla mia destra. Mi giro, e con mio grandissimo stupore trovo Wesley, a stringere la mia mano fra le sue. Lo guardo confusa, alternando gli occhi dai suoi alle nostre mani. Non è fastidioso, o rompi palle, è semplicemente.. gentile.

"Da quanto tempo-"

"Da una settimana" mi interrompe. Un sospiro lascia le sue labbra, aggrottando leggermente le sopracciglia, mentre passa il pollice lentamente nel dorso della mia mano. Fisso quel movimento, completamente spaesata.
Spontaneamente mi tocco il punto in cui ero stata colpita, non sento niente, nessun dolore.

"Quando ti ho tolto la pallottola, fino a stamattina, ti ho iniettato degli antidolorifici, per precauzione" dice indicando col mento il punto in cui è la mia mano.

"Sei stato tu a salvarmi?" chiedo con un enorme cipiglio in volto. I suoi occhi smeraldo mi guardano.

"Sorpresa, Mocciosa?" alza un sopracciglio divertito, ridacchiando. Mocciosa io?

"Senti.." mi metto un po' seduta "Abbiamo solo un anno di differenza, quindi smettila di darmi della mocciosa" incrocio le braccia al petto, interrompendo il tocco delle nostre mani.

"Oh.." ride alzando la testa "Ma io infatti mi riferisco alla tua pazienza, identica a quella di una mocciosa" il suo sorriso, non capisco proprio per quale cazzo di motivo, mi contagia subito.

"E tu hai l'intelligenza identica a quella di un pollo" ribatto.

Scoppio a ridere, quando si mette a imitare le mosse e il verso dei polli. Inizio addirittura a lacrimare. Mi fanno male le guance, per questo cerco di trattenermi. Lui smette il teatrino, e così finalmente ricomincio a respirare normalmente. Ho ancora il sorriso sulle labbra come lui, quando porto i miei occhi su quest'ultimo, che smette di ridere e ricambia il mio sguardo.

Non so come, ma mi sorge una domanda.

"Come fai a sapere il modo in cui si toglie una pallottola?" chiedo, diventando di colpo seria.

"Beh.." sospira "Io e mia sorella ci siamo dovuti arrangiare molte volte da quando sono morti i nostri genitori. Per portare i soldi a casa spacciavo droga, e lei lavorava in dei locali dove è sempre facile toccare gli altri. Quando abbiamo deciso di smetterla con tutto questo, e quindi di cercare un altro modo per andare avanti, i bastardi per cui spacciavo la droga si sono fatti sentire, tante volte. Togliere una pallottola per me è una passeggiata, ho fatto cose più pericolose"

Il pericolo nei nostri occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora