6. «Non sono geloso.»

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Hoseok.





-Sono dovuto scappare al lavoro, fai pure come se fossi a casa tua. Quando esci, tirati la porta dietro. Sentirai un leggero tonfo e vorrà dire che si è attivato l'allarme. Avvisami se non senti nessun rumore, grazie. SJ-

Continuavo a rigirarmi quel post-it tra le dita, seduto su una delle sedie della sua cucina, con in mano una tazza di thè caldo al limone che speravo mi facesse passare il mal di testa. Avrebbe potuto mandarmi un messaggio per dirmi le stesse cose, io gli avevo scritto ma senza ottenere risposta.

Mi sentivo strano e non solo a causa del post sbornia. Era successo qualcosa la sera precedente tra me e Seokjin, sentivo che fosse scattato un interruttore e la realizzazione che mi avesse chiesto di uscire con lui per un appuntamento e il suo disappunto al mio rifiuto mi aveva appena investito in pieno, facendomi provare troppo emozioni contrastanti.

Facevo sempre così: uscivo con qualche ragazza, andava male, correvo da Seokjin, lui mi faceva sentire meglio, mi capiva e poi me ne tornavo a casa più sereno e felice finchè il ciclo non ricominciava da capo.

Però perché questa volta invece che sentirmi meglio, mi sentivo peggio? Perché mi aveva dato così tanto fastidio trovare il suo post-it invece che lui in carne ed ossa al mio risveglio?

Mi alzai frustrato e aprii tutte le ante dei suoi armadi per cercare dove tenesse le medicine dal momento che avevo davvero bisogno di una aspirina per il mal di testa. Poi andai in bagno e finalmente trovai ciò che stavo cercando nel piccolo mobiletto sopra al lavandino. Ingurgitai quella pastiglia e poi mi guardai allo specchio, sperando che la sua formula chimica mi portasse via anche il malumore oltre che al fastidio alle tempie che continuavano a pulsarmi.

Mi spogliai dei vestiti che mi aveva imprestato per dormire, indossai i miei e poi camminai incerto verso la sua camera da letto per ripore ciò che avevo indossato da qualche parte per lasciare in ordine e quando entrai, due furono le cose che mi colpirono immediatamente: uno, quella stanza profumava di lui in ogni angolo e due, il letto era matrimoniale e c'erano due comodini, uno per lato, su quello più vicino alla porta le cornici erano ribaltate mentre sull'altro erano posizionate adeguatamente e ritraevano lui e Namjoon.

Sentii qualcosa spezzarsi nel mio cuore e mi avvicinai al primo comodino per alzare le due cornici capovolte e sbriciare quali fossero le foto che non riusciva proprio a sopportare di vedere e ovviamente le riconobbi dal momento che le avevo scattate io.

Mi sedetti sul letto e osservai bene una delle due foto, risaliva alla prima festa di Natale che avevamo passato tutti insieme a casa di Taehyung, la prima ricorrenza che avevamo vissuto da amici e anche l'unica prima della partenza del minore per il Giappone.

Potevo capire perché quelle immagini gli facessero male però continuavo a chiedermi perché lasciarle li quando avrebbe tranquillamente potuto cambiarle, buttarle, farle sparire. Lo stavo aiutando a superarla e se a volte pensavo di esserci riuscito, poi notavo queste piccolezze e mi rendevo conto che la strada sarebbe stata ancora lunga e tortuosa.

"Perché Namjoon? Perché hai fatto questa scelta?" Dissi ad alta voce, riferendomi al minore ma di fatto parlando da solo. "Che cosa c'era che non ti andava più bene in Seokjin?" Nessuno lo sapeva, nessuno era in grado di rispondere a quelle domande che spesso ci eravamo fatti, chi più e chi meno.

Anche se io cominciavo a pensare che Jin fosse a conoscenza di che cosa aveva spinto Namjoon a partire perché non era una di quelle persone che subisce e soffre in silenzio, non l'aveva rincorso, non aveva cercato di convincerlo a rimanere. L'aveva semplicemente accompagnato in aeroporto e l'aveva lasciato andare ma il fatto è che se si ama qualcuno così profondamente, dove si trova la forza per chiudere il proprio cuore e accettare di doverlo perdere senza motivo apparente? Non capivo.

Be my heavenly scenery | taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora