"And our paper houses reach the stars
Til we break and scatter worlds apart
I paid the price and own the scars
Why did we climb and fall so far?"Non è che non mi piacessero, semplicemente non trovavo un granché educato imbrattare delle pareti senza permesso.
La parte più pignola e cinica di me moriva dalla voglia di fargli avere un bel messaggio in stile maestra di terza elementare, qualcosa del tipo "ti piacerebbe se lo facessero nel salotto di casa tua?", ma questo tizio, chiunque fosse, sembrava talmente non curante delle regole che non ci sarebbe stato certo da stupirsi se avesse risposto di sì.
La cosa più strana, era che questi maledetti muri vicino alla strada che percorrevo tutti i giorni per andare a lavorare, brulicavano sempre di ragazzine che si facevano foto, neanche con i disegni in sè, ma semplicemente con il modo di firmarsi di questo artista.
Sigh.
Era stato questo a farlo diventare famoso?
Oppure, più semplicemente, lo era già, e per questo la gente si immortalava con quel suo strambro soprannome?Qualche volta avevo pensato di fermare una di quelle quindicenni saltellanti per chiedere chi diavolo fosse questo pazzo, ma poi, immedesimandomi in loro, avevo capito che sarebbe stato fastidioso.
O almeno, a me avevano sempre dato fastidio le persone che appena vedevano una coda di persone fuori da uno stadio, da un palazzetto, o da un qualsiasi voglia negozio o centro commerciale venivano a ficcare il naso con la fatidica domanda "chi aspettate?", sopratutto perché, nel 90% dei casi, una volta ottenuta la risposta, tutto ciò che avevano da dire era "ah, non l* conosco".
Ecco, odiavo questo tipo di conversazione, per questo non sarei mai stata quella dallʼaltra parte.
Eppure, per qualche strana ragione, ero così curiosa.
Quello che non sapevo, era che avrei ottunuto risposte prima di quanto credessi."Hai notato quel nuovo omino che vomita il gelato?"
"Come?" Domandò Tommaso, sfogliando qualche scartoffia.
Lavoravo in una radio, a Milano.
E lui era non solo un mio collega, ma la mia metà dai tempi del liceo. Era più grande di me, perciò quando io ero entrata a fare la primina allʼinterno di quellʼinferno, lui era in quarta, quasi in dirittura dʼarrivo.
Mi ero sempre chiesta perché un ragazzo di diciassette anni avesse deciso di attaccare bottone con una bambinetta di quattordici, con degli scalda muscoli orrendi e un ciuffo da emo venuta male che le copriva metà viso.
Tommaso rispondeva che mi aveva trovata particolare, più interessante e meno civettuola delle sue compagne.
Adoravamo parlare, eravamo fottutamente logorroici, e, onestamente, intrattenere le persone ci veniva piuttosto bene.
Per questo lui, una volta finite le superiori, si era buttato a capofitto in quel mondo, ed io lʼavevo seguito subito dopo. Inutile dire che aveva messo non una, ma duemila buone parole per me con il direttore, per farmi avere un tirocinio, che in quei due anni si era poi trasformato in un lavoro vero.A volte, quando qualcosa mi andava storto, ricordavo che avevo solamente ventʼanni, facevo qualcosa che mi piaceva da morire, accanto ad uno dei miei migliori amici, e tornavo a sentirmi estremamente fortunata.
"Cʼè una specie di strano omino che vomita gelato rosa e azzurro, si è aggiunto alla collezione dei graffiti sulla parete dellʼedificio abbandonato dopo la metro, dai, il solito." Continuai, appendendo il mio cappotto allʼattaccapanni.
"Ah, no, a dire la verità. Sei tu che hai sviluppato una sorta di ossessione per questa storia, io a stento ci faccio caso."
"Non è ossessione, solo curiosità. Posso essere curiosa, Tommy?"
Lui sbuffò, passandomi quella pila di fogli che teneva in mano. "Diciamo che puoi, Lù. Ascolta, tu lo sai cos'è... TikTok?"
Spalancai gli occhi, confusa. "La canzone di Kesha? Don't stop, make it pop, DJ blow my speakers up tonight, Iʼm-a fight, till we see the sunli-" Canticchiai, ma lui mi fermò subito, tappandomi la bocca.
"No, Luce, non Kesha. Sei la solita cretina." Mi riprese, anche se avevo notato che se la stava ridendo sotto ai baffi. "È unʼapplicazione, hai presente Vine, quella che andava fortissima nel 2015, tipo? Andavamo ancora a scuola, almeno, tu di sicuro. Comunque, è simile, cioè, a quanto ho capito, lo scopo è più o meno lo stesso, si creano dei video brevi e si postano, anche se sono diversi. Si chiamava musical.ly fino a qualche mese fa, forse così ti dice qualcosa."
"Okay, lʼho sentito, ma non ho mai avuto idea di come funzionasse." Risposi, facendo spallucce.
"Ti conviene scoprirlo. Abbiamo unʼintervista da fare a dei ragazzi che pare vadano forti, lì sopra. Dopodomani."
"Dopodomani?" Sbottai, alzando la voce. "Da quando organizziamo le cose da un giorno a un altro?"
"Non guardare me, era programmato per la prossima settimana ma per qualche ragione hanno anticipato tutto. Leggi quei fogli e impara almeno i nomi, per favore."
Non lo feci.
Hey,
Piacere, mi annoiavo nelle ultime settimane a causa di sappiamo tutti che cosa (spoiler alert: 🦠) così ho messo giù questa... cosa, non so nemmeno io come e con quale coraggio. Comunque, ho un poʼ di capitoli pronti, anche se sono da sistemare, perciò non credo che usciranno con molto distacco uno dallʼaltro, anche perché ho deciso che ora o mai più, perché non troverò unʼaltra volta il coraggio di pubblicare qualcosa.
Se floppa non è mai esistito.
Buona lettura
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Paper Houses
FanfictionSe un giorno qualcuno mi avesse chiesto di dare la mia prima impressione su di lui, avrei probabilmente risposto "basso." Non che io non lo fossi anche di più, ma cʼera qualcosa in lui che lo faceva risultare piccolo, o forse era solo la vicinanza...