"Era una casa molto carina
Senza soffitto, senza cucina
Non si poteva entrarci dentro
Perché non cʼera il pavimento
Non si poteva andare a letto
In quella casa non cʼera il tetto
Non si poteva fare pipì
Perché non cʼera vasino lì
Ma era bella, bella davvero
In via dei matti numero zero."
Celeste a livello estetico era esattamente il mio contrario. Bionda, riccia, con gli occhi chiari, e sopratutto, alta un metro e settancinque.
Ovviamente, chiacchierando del più e del meno, Tancredi lʼaveva saputo, e da quel momento per lui era diventata la tua amica giraffa.
Glielo avevo riferito, e lei si era fatta una risata per poi dirmi: "Quando la volpe non arriva allʼuva dice che è acerba, fottuti gnomi che non siete altro."
Comunque, gnomo o meno, lei da qualche giorno, dopo San Valentino, continuava ad insistere nel volerlo incontrare, perché seppur fosse sempre scesa in prima linea per spronarmi a fidarmi, restava la mia guardia del corpo, e avendo ormai capito che non mi era più indifferente voleva assicurarsi che non mi avrebbe fatto del male.
A lui ovviamente avevo cercato di metterla giù in manera meno spaventosa, dicendogli che semplicemente Les volesse conoscere la persona con la quale trascorrevo tutto quel tempo.
Tancredi aveva annuito, acconsentendo semplicemente con un: "È la migliore amica tua, te i miei più stretti li conosci già, è ora di mettermi in pari."
Ed ecco come eravamo finite fuori da un bar, ad aspettare che sua maestà arrivasse.
Ero un po' agitata, a dire il vero.
Per me il parere di Celeste era importante, forse più di quello di Tommaso, più di quello di chiunque altro, perciò era essenziale che lei e Tancredi si piacessero, come a me piacevano il resto della sua banda di pazzi."È vanitoso. Tu non farci caso, di sicuro avrà un berretto con la visiera o una bandana o un cappellino e se lo sistemerà duecento volte al secondo. Tutto normale, per lui."
"Narciso in persona?" Chiese Les, alzando un sopracciglio.
"Una specie, sì, infatti lʼho sempre detto anche io. Ed è anche permaloso, capriccioso e viziato. Credo di aver finito con i difetti, a parte questo, è quasi fantastico. Non dirgli che l'ho detto."
"Troppo tardi."
Ugh. Quello me l'avrebbe rinfacciato per sempre, mi sembrava già di sentirla la sua cantilena "hai detto che sono fantastico" risuonare nelle orecchie.
Mi voltai, e avevo ragione, portava uno dei suoi cappellini con la visiera. Indossava una t-shirt bianca con al di sopra una camicia a quadri lasciata aperta, i jeans, le airforce bianche e, ovviamente, niente giacca. Forse non gliene avevo mai vista addosso una. Coglione. Però portava gli occhiali da sole, cosa che non mi piaceva più di tanto perché non mi permetteva di guardarlo negli occhi.
"Che tempismo di merda."
Esordii, e lui sorrise, baciandomi poi le guance. "Ciao Lù." Mi salutò, ma la sua attenzione si focalizzò subito sulla persona dietro di me.
Se non lʼavessi conosciuto avrei detto che sembrava quasi teso. Lasciai che mi sorpassasse, andando ad allungare la mano alla mia migliore amica.
"Piacere, Tancredi. Tu sei famosissima da queste parti."
"Celeste." Rispose lei, afferrandogliela animatamente. "Be', ci mancherebbe. Io e Lù viviamo praticamente in simbiosi, è normale. Anche con te non scherza comunque, l'hai sentita."
"L'ho sentita, si è salvata con l'ultima frase, entriamo?" Chiese lui, aprendoci la porta del bar per farci entrare. "Visto? Gentiluomo sempre." Mi sussurrò, alzando il mento, come a vantarsi, mentre io mi limitavo a scuotere la testa.
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Paper Houses
FanfictionSe un giorno qualcuno mi avesse chiesto di dare la mia prima impressione su di lui, avrei probabilmente risposto "basso." Non che io non lo fossi anche di più, ma cʼera qualcosa in lui che lo faceva risultare piccolo, o forse era solo la vicinanza...