Quasi sempre bello - II Atto

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"Capisci i sentimenti quando te li fanno a pezzi,
È bello rimettere insieme i pezzi,
Vedere che alla fine stanno in piedi anche da soli,
È bello stare insieme, saper stare da soli."


È sempre bello - Coez

Si sedette per terra, sul bordo del marciapiede, mentre io continuavo a guardarlo dall'alto, con le braccia incrociate e l'espressione più arrabbiata che mi riusciva.

Ero furiosa, lo ero davvero, però il solo fatto di vederlo lì di fronte mi faceva sentire come se avessi ripreso a respirare dopo giorni e giorni passati sott'acqua, e non volevo che lui se ne accorgesse.
Non volevo risultare fragile ai suoi occhi, spezzata, sottona e stupida.

Ma dentro di me sapevo di aver aspettato di poterlo rivedere come si aspetta il sabato per tutta la settimana, l'estate per tutto l'anno e la mezzanotte del primo Gennaio durante il conto alla rovescia.

Faceva male? Certo, ma è sentendo dolore che capisci quanto una persona ti è entrata nel profondo, ed io, ormai, appartenevo a Tancredi fin dentro le ossa.

"Sul serio ti sta male, sbagliavo ad insistere per fartelo indossare. Ti evidenzia le occhiaie."

Una specie di risatina triste gli scosse il petto. "Non è colpa della felpa, non sto dormendo un cazzo ultimamente." Confessò, guardando la strada di fronte a lui.

"Perché?"

Scosse la testa, come se gli avessi posto la domanda più sciocca nella storia delle domande sciocche. "Tu che cosa credi? Forse perché ho in sospeso una situazione da chiarire con una certa persona. E comunque, a titolo informativo, sappi che sono passato qui sotto ogni giorno, ma tu non c'eri mai."

"Mi sono data malata." Risposi, senza scompormi di una virgola, all'apparenza.

Sul serio non dormiva a causa mia?

"Lo sei? Non hai un gran aspetto."

Maledetto stronzo.
Ed io che stavo iniziando a preoccuparmi per lui.

"Vaffanculo, tu ti sei guardato allo specchio, di recente? Sei orribile. E hai... ti sei tagliato il sopracciglio?"

L'avevo notato non appena avevo incrociato il suo viso che c'era qualcosa di diverso, e ovviamente non era il caso, non era il momento, non era quella la cosa importante, ma non potevo farne a meno.

"È colpa di Valerio. Se lo è fatto per primo, mi sembrava figo su di lui così gli ho chiesto di tagliare anche il mio."

"Fa cagare."

"Lo adori."

"Cosa? Per niente."

"È sexy." Proseguì, voltandosi a guardarmi.

"Ti trovi sexy da solo?"

"Può darsi."

Irrecuperabile. Era proprio irrecuperabile.

Mi posizionai al suo fianco, stanca di stare in piedi.

"Lù?" Tirò sù col naso. "Hai uno strano odore."

"Cosa? Adesso puzzo anche, grandioso."

"Non puzzi, ma è proprio strano, come se non fosse tuo. Di chi è questa maglietta?" Fece un cenno con la testa, indicando l'indumento. Non potevo credere che se ne fosse accorto per davvero. "Luce, di chi è la maglietta?" Insistette, indurendo l'espressione.

"È di mio fratello la maglietta, e tu non sei nelle condizioni di poter fare scenate." Risposi, secca.

"Bene."

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