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“Le labbra?”

“Nah. Sicuramente rientrano nella top ten, ma no.”

“Come no? Credevo di averci preso, me le fissi sempre come una pazza maniaca.”

“È perché sono sempre spaccate, e anche perché quello inferiore è più gonfio del superiore. Non indovinerai mai.”

Era buio, ma la piccola finestra che deve rimanere chiusa come recitava il cartello che vi era appeso sopra, ci regalava un pezzetto del cielo stellato che c’era fuori. Mi sembrava di essere in un film, noi due a letto, con letteralmente solo il lenzuolo addosso e quell’atmosfera che sapeva di pace.
Mai avrei creduto di ritrovarmi ad essere la protagonista di uno scenario del genere, quasi ci avevo perso le speranze, fin quando Sigh non si era affacciato nella mia vita. 
Lo guardai, sfiorandogli la punta del naso.
Non sapevo dove sarebbe andata a finire, quella cosa tra me e lui, ma sapevo che qualunque direzione avrebbe preso, non mi sarei pentita di niente. Sarebbe potuto succedere di tutto, avrebbe potuto mentirmi, mancarmi di rispetto, cambiare, scaricarmi, ma comunque non avrei mai dimenticato il modo in cui mi faceva sentire anche solo respirargli accanto. Mi aveva fatto conoscere una parte di me che per tutta la mia vita avevo soppresso, perciò non importava cosa sarebbe successe in futuro, gli sarei sempre stata grata, per quello.

“Ma io lo voglio sapere qual è la cosa che più ti piace di me.” Fece il labbruccio, appoggiandosi sulla mia pancia.

Certo. Stavamo facendo quel giochino da minuti, e sapevo che la parte più narcisistica di lui lo adorava.

“Okay, okay. E pensare che mi ero ripromessa di non dirtelo neanche sotto tortura.” Gli afferrai una mano, facendola incastrare con la mia, per poi sollevarle insieme. Lui corrucciò la fronte.

“Sei seria? Cioè non è nemmeno qualcosa che si trova sul mio viso… le mani? E questo che ti piace di me?”

“Non quello che mi piace di te, solo la mia cosa preferita.”

“La tua cosa preferita di me sono le mani? Cazzo, devo essere proprio rivoltante in faccia.”

“Ma no” ridacchiai “Hai una bellissima faccia da schiaffi, non preoccuparti. È solo… così mainstream dire che mi piacciono i tuoi occhi o le tue labbra, capisci? Le mani sono un dettaglio più particolare, al quale fa caso solo chi ti guarda per davvero.”

“Non mi compri con questa stronzata, pensi che io sia brutto.” Interruppe ogni nostro contatto, ritornando nella sua parte del letto con le braccia conserte.

“Sei stupido? Hai presente quello che abbiamo appena finito di fare, credi che ci sarei riuscita se non fossi stata attratta da te?”

“Be’… be’, ma io-”

“Zitto e dormi, adesso. Domani dovrai farmi da guida turistica.”

Altro che brutto.
È proprio quando pensi che Tancredi non possa risultare più bello di quanto già non sia, che si presenta davanti a te con una fotutta salopette di jeans e il sorriso più luminoso del sole estivo di mezzogiorno. Feci appello a tutto il mio autocontrollo, per non farmi scivolare la tazza dalle mani.

“Buongiorno. Come mai eri già qui sotto?”

“Ero sveglia, così sono andata al bagno e ho incrociato Clarissa. Le ho fatto compagnia mentre mangiava la sua colazione però poi è dovuta uscire, ti stavo aspettando.” Spiegai. “Ho sentito l’acqua della doccia poco fa, perciò era ovvio che stessi arrivando. Ti ho scaldato il latte.”

“All’inizio pensavo fossi scappata, ma il tuo borsone era ancora al suo posto, perciò.”
Scherzò, venendomi in contro per baciarmi.

Appoggiai la tazza, godendomi appieno il vero buongiorno. Tornai con i piedi per terra quando mi sollevò per poi appoggiarmi vicino al piano cottura.

“Ei, ei.” Lo spinsi leggermente sul petto. “Non qui, è già un miracolo che non ci abbiano beccati ieri sera.”

“Odio doverti dare ragione, ma effettivamente in cucina non è il caso.” Disse, lasciandomi andare per sedersi al tavolo. “Comunque, non indovinerai mai cos’ho trovato, rovistando nel mio armadio.”

“La salopette?” Chiesi, mangiandomelo con gli occhi per la seconda volta.

“Anche, ma sopratutto una vecchia macchina fotografica, di quelle coʼ il rullino e tutto. Così potrai essere una vera turista.”

E lo fui.
Mi trascinò a destra e a sinistra, con lo stesso entusiasmo di un bambino che non vede l’ora di mostrare ai cuginetti i regali che ha ricevuto a Natale. E Roma era bella, tanto bella, ma nessuna delle cose che mi mostrò erano minimamente paragonabili a lui che mi teneva per mano, costringendomi a fare fotografie a qualunque minima stronzata, perché “non ti puoi dimenticare niente, Roma è spaciale, tutta.”

“Sei proprio la persona più imbecille della storia degli imbecilli, ti avevo chiesto solamente di reggermi le cose mentre facevo le foto. Cosa stai combinando?”

“Sto cercando il tuo portafoglio, ma sembra che tu abbia la borsa di Mary Poppins. A che ti servono tutte ste cose?”

“Perché il portafoglio?” Domandai, asciugandomi del sudore dalla fronte.

Faceva caldissimo, avevo seriamente paura di puzzare come un maiale.

Comunque, trovò l’oggetto dei suoi desideri, dopo avermi scombinato tutta la borsa, e ne estrasse una monetina, forse da un centesimo, o comunque molto piccola. Dopodiché ripose tutto il resto al suo posto.

“Beʼ, siamo alla fontana di Trevi. ” Disse, come se stesse parlando con una completa deficiente.

“Sì, grazie, Tancredi. Questo lo avevo capito.”

“Alcune persone dicono che bisogna dare le spalle alla vasca, tirare una moneta e poi girarsi subito dopo per provare a vederla un attimo prima che scompaia nell’acqua. Se funziona, significa che tornerai a Roma.”

Sorrisi. “Ma io tornerò. È impossibile vedere tutto oggi, dovrò per forza fare un secondo round.”

“Allora cambiamo le regole, ti va?” Chiese, passandomi la moneta. “Se riusciamo a vederla prima che affondi, significa che torneremo qui, insieme.”

Era stupido, ed io ne ero cosciente, perché non credevo a nessuna di quelle dicerie infondate.
Ma come potevo dirgli di no?
Così prendemmo posto accanto a tutte quelle persone che probabilmente erano intente a fare lo stesso, forse esprimendo desideri o stringendo promesse differenti dalla nostra, voltandoci poi di spalle.
Strinsi il mio centesimino in un pugno, e lui strinse il mio pugno a sua volta.
Lo guardai, mi guardò.

“A proposito, non so se lo sapevi, ma sei la mia ragazza.”

Poi, lanciammo.


hey,
è stranissimo vedermi pubblicare a quest'ora, lo so, (non è nemmeno buio, wow!) ma mi annoiavo moltissimo e perfino stare sui social questʼoggi è ingestibile dal momento che, come è giusto che sia, si parla solamente di voi-sapete-cosa.
proprio per questo però, ho pensato di far svagare sia me che voi, facendomi viva un poʼ prima. il capitolo è cortino, ma gli ultimi erano davvero lunghi e voglio lasciarvi un poʼ col fiato sospeso, oppure c'è il rischio che vi annoiate.
vi voglio bene, grazie infinite per i commenti che mi lasciate, non avete la minima idea di quanto valgano per me, non è per niente scontato che a qualcuno piaccia leggermi, anzi.
è una delle poche, pochissime cose che riesco a fare più o meno decentemente, quindi spero davvero di riuscire a trasmettervi qualcosa.

Canyon 🦋

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