Non so voi, ma io, se rinasco, faccio o l'elettricista o il meccanico.
No, scusate, non era così che doveva cominciare.
Rifo.
Non so voi, ma io il latino l'ho sempre amato. Avevo una buona media alle superiori, e la mia insegnante aveva il pregio di essere chiara ed esaustiva nella spiegazione. E io capivo. Sarà stata la mia sopraffina intelligenza, a fare la differenza. (Sì, ho fatto la rima; sì, sono ironica, mi sono appena fatta la pernacchia da sola, che io mi diverto così).
Sbrodoli a parte, l'ho sempre trovato una lingua logica. E secondo me, dove c'è una base logica, c'è terreno fertile per l'infinito. Da questa lingua logica abbiamo ereditato una serie di regole, e strutture che ci aiutano nella comunicazione di ogni giorno.
Parliamo quindi della consecutio temporum.
Cos'è mai questo barbatrucco?
La consecutio temporum, ovvero concordanza dei tempi (verbali) non è altro che il sistema di regole che disciplina il rapporto tra i tempi verbali della proposizione principale e delle sue subordinate. Nasce dal latino ed è stata ereditata - livemente semplificata - in italiano (e in altre lingue di cui ora come ora non ci frega una cippa).
Oibò, di cosa si tratta?
Quando due proposizioni, una principale e una subordinata, sono in rapporto tra loro, esistono tre possibili tipi di relazione tra i verbi delle due, ovvero:
- anteriorità: ovvero se l'azione della subordinata è antecedente alla principale;
- contemporaneità: ovvero se l'azione della subordinata è contemporanea alla principale;
- posteriorità: ovvero se l'azione della subordinata è successiva alla principale.
Ovviamente la pietra di paragone da cui si parte per stabilire la relazione è sempre il tempo verbale della principale. Se prendo l'azione X della frase principale, l'azione Y della subordinata è avvenuta prima, durante o dopo? Questo mi devo chiedere, per avere una risposta chiara.
E da lì, a seconda del tempo della principale, si imparano le tabelline della consecutio. Che vi vado ad illustrare, utilizzando delle comode infographics.
Prima però facciamo una premessa. Quando si parla di subordinata, si intende per prassi la subordinata oggettiva (chi/che cosa?), non perchè le altre ci si schifino, ma perchè nelle altre subordinate l'attenzione è su altre cose (come, perchè, quando, etc).
Esempio: Non si è fermata perchè aveva fretta. L'attenzione della subordinata causale è sul motivo dell'azione (Ça va sans dire), e del rapporto di tempo tra subordinata e principale ci frega un cavolo a merenda.
Quindi subordinate OGGETTIVE - ps. rivedere l'analisi del periodo, sarebbe qui cosa buona e giusta. Dico per dire.
Seconda premessa. Il tempo della subordinata può essere indicativo o congiuntivo. Ciò dipende dal verbo della principale. Esistono verbi che reggono il tempo indicativo e verbi che reggono il tempo congiuntivo.
Spiegazione extra-sommaria***:
- l'indicativo è retto da verbi dichiarativi (so, dico, affermo, dichiaro, etc.), espressioni che esprimono certezza (sono certa, sicura, convinta, etc);
- il congiuntivo è retto da verbi che esprimono opinione (credo, ritengo, suppongo, immagino, etc.)
***essendo una spiegazione superstringata, fatemi questo piacere personale, pigliatevi una grammatica e studiatevi bene quando si usa l'uno e l'altro tempo verbale. Ci sono molti altri usi per entrambi i tempi, e più ne sapete, meno fate confusione. Gli usi qui citati si limitano alle subordinate oggettive, al fine di illustrare l'impiego corretto della consecutio. THX!
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