Come faccio una recensione?

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Comincia tutto con l'iscrizione. Seleziono i candidati e inizio. Vado sempre in ordine. Non inizio mai dall'ultimo iscritto, perchè va contro i miei principi matematici di fondo. Cioè, che poi, sembra una passeggiata dire: seleziono i candidati e inizio. Praticamente devo fare il gendarme e controllare che vengano rispettati quei due requisiti in croce che ho messo. Manco chiedessi un bonifico in bitcoin, porca l'oca. Perchè a quanto pare, va di moda catafottersene dei requisiti. Cosa che mi causa perplessità a secchi, ma va beh. Me la devo tenere.

Proseguiamo.

Come sapete (se avete letto i capitoli iniziali, altimenti ciupa), organizzo le mie recensioni secondo delle categorie definite, che ho esposto, appunto, nei capitoli introduttivi e le due anime pie che li hanno letti, sapranno sicuramente di cosa parlo. Nel dubbio, almeno fino alla lista 4, ho rispettato le categorie canoniche, quindi basta aprire una recensione a caso e vedere i titoletti in grassetto. Non dovete nemmeno leggerla, basta individuare il grassetto nel mucchio.

Quindi inizio a leggere, gambe in spalla, sperando di trovare qualcosa che mi intrighi, mi segno le perplessità, soprattutto grammaticali, e faccio, nella mia testa delle considerazioni su trama, personaggi e descrizioni. Considerazioni che poi mi appunto su carta e rivedo in fase di stesura recensione, visto che ho la memoria di un marshmallow. Rivedo significa che io do fiducia al mio naso, ma consulto sempre una grammatica per orchestrare in maniera armonica la critica, visto che le superiori le ho finite da un pezzo e magari la regola grammaticale non la so recitare a memoria sui due piedi e magari quello che penso è anche sbagliato! Meh!

Se qualcosa resta fuori, perchè copre le categorie in maniera trasversale, vanno a finire nelle varie ed eventuali. Può capitare che non segnali ogni singola virgola, per il semplice fatto che nr.1 non sono un beta reader; nr.2 non sono un correttore di bozze; nr. 3 vi ho segnalato degli esempi, il resto del lavoro spetta a voi, grazie, ciao.

Ogni tanto sbircio più avanti nella storia per snasare cosa succede a chi, a volte per interesse, a volte per noia, a volte per verificare che tutto il tramino che mi sono figurata leggendo i primi capitoli, sia effettivamente come me lo sono figurata. (Parafrasato, lo faccio solo per sentirmi figa, nient'altro).

O almeno questo accade in un mondo ideale.

Tante (troppe) volte mi è capitato di leggere un testo con una mancanza di scheletro, o con una struttura di fondo talmente labile da compromettere la comprensione, l'orientamento e la sanità mentale; personaggi carton-burattinati, descrizioni di azioni inutili, tipo lavarsi i denti e sputare nel lavandino, parole messe a caso sullo schermo che non vanno da nessuna parte e io, da questa parte, devo comunque, cercare di imbastire una recensione che abbia un minimo di organicità, me lo impone il mio codice etico, porco becco. In questi casi, concorderete con me, che mettersi a diquisire su un tempo verbale sbagliato o una virgola mancante è come decidere il colore delle parete quando nel muro c'è un buco grande come una Fiat Panda.

Partiamo da questo assioma: è inutile mettersi il profumo se prima non abbiamo fatto la doccia. Anzi, non è soltanto inutile. È controproducente. Parlo per esperienze olfattive subite.

Quindi, se mi viene sottoposto un testo sbrodolato, entrare nel merito della consecutio temporum, lascia il tempo che trova. Metto delle dritte, diciamo sugli interventi strutturali più urgenti, ad esempio la mancanza drammatica di una trama, ma non è che ci perdo il sonno. In fondo la percezione mia più schiacciante, è che l'autore non abbia certo fatto degli sforzi per produrre qualcosa di decente. E allora, se lui che l'ha scritto se ne catafotte, perchè dovrei farlo io? Suona male, vero? Ma è così. I servizi di recensioni, parlo del mio, ma non credo di sbagliare troppo se inserisco la categoria generale, non sono qui per fare da badante ad aspiranti scrittori barra ici pigri come i bradipi (e sono stata carina, perchè volevo scrivere altro).

Il detto dice: Aiutati che il ciel ti aiuta non Fregatene che qualcun altro farà il lavoro al posto tuo. Nessuno fa il lavoro al posto vostro. Mettetevelo bene in testa.

Quindi, in caso di testo che raggiunge la pseudo-sufficienza come organizzazione strutturale, (leggasi, trama) e grammaticale, applico le categorie indicate; in caso di insufficienza, navigo a vista. Cerco di offrire il maggior numero di esempi possibile, o almeno degli esempi significativi, perchè in alcuni casi, dovrei riportare frasi/paragrafi/capitoli interi, e francamente, anche no. Certo, se qualcosa è davvero troppo sgrammaticato o palesemente incomprensibile, perdonatemi, io alzo bandiera bianca e piuttosto mi guardo un video di Robert Welsh su YouTube, che mi sta tanto simpatico, eccheccachio.

Il mio intento di base è fornire spunti di riflessione, che poi ci riesca, questo è opinabile. Di solito ci riesco. O così mi si dice. Laddove non riesco, chiedo perdono. Cerco di fare del mio meglio finchè mi riesce. Ogni tanto perdo anche la pazienza, quando vedo che qualcuno mi sottopone un testo scritto con una parte del corpo che sta dietro e trasuda neghittosità. Mi inalbero perchè lo vedo come una perdita di tempo immane. Il mio, ovvio. A cui sono visceralmente legata e che se permettete, voglio perdere come pare a me, non come pare a voi.

D'altro canto cerco anche di fornire uno spunto costruttivo per il miglioramento in fondo a tutto lo sproloquio. Se uno vuole coglierlo, non può che farmi piacere. In caso contrario, pazienza.

Comunque, questo è quanto. Mi sembrava carino spiegare il mio modus operandi.

Faccio un riassunto per chi è pigro e legge solo l'ultima frase.

Vado a caso.

Credetemi sulla fiducia. Solo che ho un culo che fa provincia e finisce anche che dico cose sensate. Te guarda.

Traduzione per chi non ha senso dell'umorismo: sì, è una battuta.

Ridete qui.

Smettete di ridere qui.

Fine.





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