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Siete tronfi. Tronfi come il Re Gnocco in cima al suo carro, con le guance rosse e la forchetta in mano.
Avete finalmente finito la prima stesura della vostra storia. Anzi, della vostra Storia, con la S maiuscola, eccheccazzo.
Bene, godetevela, fine del capitolo. Ciao.
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Avete festeggiato? Bene.
Passati i bagordi, le chiamate ai parenti, il cambio di professione su ogni social possibile e immaginabile (ora sì, che siete scrittori barra ici), arriva la realtà a svegliarvi, solitamente con una padellata in testa. Sappiamo tutti che la realtà non entra certo in punta di piedi.
E cominciate a pensare che il testo così com'è non va ancora del tutto bene. Non è un pensiero che vi sveglia nel cuore della notte, né un'insolazione potente sulla via di Damasco. No, è un sassolino nella scarpa, che sta lì, e infastidisce e continua a ripetere che qualcosa deve cambiare. (Se non vi viene questo pensiero fatevi vedere da uno bravo, consiglio spassionato e gratis.)
Vi dò una buona notizia. Avete ragione. Il testo, così com'è, non va bene, e sì, va rivisto e migliorato. Magari non di molto, più probabilmente sì.
La vostra prima stesura, altro non è che un passo, il primo, importante, decisivo - ma comunque uno solo - passo nella costruzione di un lavoro finito che sia degno di essere esposto a occhi indiscreti.
Pensate che l'editing sia solo correggere refusi, errori ortografici e punteggiatura? Sbagliato.
Le correzioni ortografiche sono le ultime da apportare nella scala gerarchica delle correzioni, perché sono le meno importanti (ma non non importanti, occhio!), un mero processo meccanico dopo tutto il processo creativo. Ribadisco, non è che essendo ai piedi della scala gerarchica potete sbattervene, ma se centrate tutte le consecutio come un cecchino e poi toppate la trama, il problema è ben più grave del caso contrario. Va anche detto che una sfilza di errori ortografici su una storia con i contro cazzi, dà ugualmente fastidio. Tutto chiaro? Bene. Continuiamo.
Cosa si guarda allora in fase di editing, soprattutto di una prima stesura?
Andiamo con ordine.
Primo. L'editing si fa quando il testo è concluso. Non quando ancora vi mandano quindici capitoli alla fine, capito? Scrivete i maledetti capitoli, se ancora non l'avete fatto. Poi passate all'editing. Non ha senso farlo prima, è una perdita di tempo. Non vi mettete mica a tagliare una torta mentre cuoce nel forno, no? Aspettate che sia cotta, diamine. E magari, che si sia raffreddata. Magari.
E, certo, potete segnarvi tutti i dettagli che vi vengono in mente da sistemare, man mano procedete nella stesura (nessuno ve lo impedisce), ma non è che inserite dal nulla un plot twist al capitolo diciotto, se poi al capitolo venticinque avevate già deciso di prendere un'altra direzione che con il sopracitato plot twist non c'entra una mazza (cosa ben più frequente di quanto si immagini!). Se questo nuovo plot twist che vi è appena venuto in mente vi fa svenire nelle scarpe, fatevi un appunto e tenetelo lì al fresco, da estrarre al momento opportuno. Può essere che la genialata del secolo, vista a posteriori sia in realtà una mezza cagata. O forse no, ma non sconvolgete tutto per la semplice incapacità di darvi un contegno, diamine.