Vi ricordate quando da piccoli vi costringevano contro la vostra volontà a imparare poesie a caso scritte da gente morta?
E vi ricordate qualche tempo dopo, quando non paghi di avervi fatto imparare a memoria le poesie della gente morta, vi costringevano a fare l'autopsia alle parole per capire come cosa e perché e no, non ho messo la virgola di proposito perché mi sento ermetica. E neanche il punto di domanda. Tiè.
Ebbene, chi l'avrebbe mai detto, che un giorno, quelle che sembravano ore sprecate, si sarebbero rivelate l'inizio della sapienza, con la SA maiuscola?
Avete ragione. Nessuno.
E invece eccoci qui con questa fantastica operazione "Nostalgia Canaglia che ti prende proprio quando non vuoi."
Se pensate che io mi metta a fare l'elenco delle figure retoriche esistenti avete sbagliato parrocchia. Ragazzi, esistono fior fior di libri di grammatica, mica mi metterò a parlare di ossimori e zeugmi a caso, eccheccacchio. Ah, dite che devo?
Uffa. No, non se ne parla. Chiudiamo il capitolo e salutassimo.
Pff.
Facciamo invece un discorso più ampio che aiuti a riflette e a capire le ragioni che stanno dietro alle figure retoriche piuttosto che le mere definizioni che vi potete leggere ovunque. Partiamo dalla definizione.
La figura retorica (spesso anche semplicemente figura; in greco σχῆμα, schêma; in latino figura, da fingo, 'plasma'), in retorica, è, fin dalle sue forme classiche, qualsiasi artificio nel discorso volto a creare un particolare effetto. Si parla di "artificio" in quanto la figura rappresenta, soprattutto nel linguaggio poetico, una "deviazione", uno "scarto" rispetto al linguaggio comune. cit. Wikipedia
La figura retorica, quindi, è uno stratagemma impiegato con uno scopo preciso. Lo scopo ovviamente dipende dal tipo di figura retorica impiegata. Pensate alle spezie. Tutte servono a insaporire. Vi invito a mettere un cucchiaino di pepe nel sugo invece di un cucchiaino di curry e poi chiedere alle vostre papille gustative se l'effetto ottenuto è il medesimo. Azzarderei un no preventivo.
Esistono diverse classificazioni delle figure retoriche, e sono tutte piuttosto articolate. Wikipedia, a cui vi rimando, le spiega in maniera chiara ed esaustiva. Prima di fare una distinzione sommaria e altamente indicativa faccio un passo indietro, per una premessa doverosa.
La lingua è una creatura plastica. E come tale va curata, nutrita e coltivata e anche messa alla prova. Conoscere gli strumenti di espressione è uno dei passi fondamentali per comunicare e per centrare il concetto parlato sul concetto pensato.
La ricchezza del pensiero si accumula ampliando il bagaglio di parole conosciute. Fateci caso. La proprietà di linguaggio è la capacità che l'essere umano ha di comunicare in modo chiaro ed esauriente, ovvero di usare le parole giuste e appropriate. Una parola appropriata al concetto che volete esprimere lo esaurisce, cioè lo spiega senza bisogno di aggiungere inutili orpelli che complicano la comunicazione stessa, inficiandone la comprensione.
Una parola usata in maniera precisa non lascia spazio a fraintendimenti; raggiunge lo scopo in modo pulito, come un paio di pantaloni che vi calzano a meraviglia senza fare l'effetto acqua in casa o fare seimila risvoltini. Pertanto, maggiore è il bagaglio che si ha a disposizione, più precisi si può essere nella comunicazione. E ancora non basta. Infatti, oltre ad avere la padronanza del significato di una parola, bisogna anche sapere quando usarla e come usarla.
Il discorso diventa più chiaro con un esempio:
Quando salutate vostra madre la mattina è più probabile che diciate:
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Recensioni tremende
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