Galeotto Fu Il Cellulare E Chi Lo Prese

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Le nuvole di Londra mi stavano oscurando l'umore quel giorno.

Certo l'umidità di quel posto poteva anche sembrare affascinante le prime volte, ma dopo qualche giorno tendeva a diventare deprimente.

Non vedevo l'ora di andare a Brighton con i miei amici. Avevo decisamente voglia e bisogno di un po' di sole e di mare.

Dave, Asia, Silvia e Fra. Noi eravamo la famosa compagnia dell'anello che aveva deciso di intraprendere questo viaggio.

Per carità, non era niente di che. Molti ragazzi della nostra età avevano già fatto diversi viaggi come il nostro, ma noi, almeno alcuni di noi, erano leggermente vincolati alla volontà dei propri genitori, e quindi siamo finiti a dover aspettare di avere almeno un minimo di indipendenza da loro.

Vedere Londra era stato fantastico. Avevo sognato a lungo di visitare quelle strade viste così tante volte al cinema e immaginate così tante volte nei libri.
Vedere quelle strade, quei monumenti, persino le guardie del palazzo reale erano state emozionanti da guardare.

Insomma, eravamo dei turisti d.o.p.

Per fortuna, non per tutti di noi era la prima volta in Inghilterra.
Asia era sostanzialmente il nostro magico navigatore e ancora di salvezza per i posti più importanti da visitare, quando non era occupata a passare il tempo guardando il cellulare sperando in un messaggio del suo Romeo.

Passammo due giorni sotto il sole, lamentandoci del caldo, e ora da due giorni non facevamo altro che lamentarci della pioggia incessante che non ci permetteva a pieno di godere delle bellezze della cittadina.

Francesco non era molto d'accordo con me. Trovava la pioggia uno stato fondamentale della città, mentre Dave la trovava quasi poetica.

Ciò non toglieva però la tristezza che quelle nuvole pesanti mi trasmettevano oscurando il sole.

Decidemmo di partire in anticipo. In macchina ci avremmo messo circa un giorno intero per arrivare, perciò... Perché non anticipare un po' i tempi arrivando in anticipo?

Caricammo le valigie nell'auto a noleggio. Eravamo in quattro ad avere la patente: Io, Asia, Silvia e Dave; il problema era che Dave non guidava, Silvia l'avrei messa al volante solo se la macchina fosse stata quella da scontro delle giostre e quindi restavamo solo io e Asia.

Lei si sedette in auto accanto a me e la prima parte del viaggio la superammo con me alla guida.
Per fortuna sono mancina.

« Non so davvero che fare...» esordì Asia, legandosi i capelli in una coda di cavallo e indossando gli occhiali da sole.

« Mi spieghi qual è il problema con questo tizio?»

« Senti, non lo so. Semplicemente io stavo rispondendo ad una sua domanda e... Boh. Vai a capire.»

Io staccai per un attimo gli occhi dalla strada per rivolgerle un'occhiata confusa e Francesco, sempre disponibile a delle 'Chiacchierate tra donne', mi tolse le parole di bocca.

« No, non ho capito.» intervenne lui, confuso quanto me dalla serie di eventi appena raccontata da Asia.

« Grazie Fra. » Lo ringraziai io con una risatina, tornando a concentrarmi sulla strada.

« Si, bhe, allora. Come ve lo spiego?»

« Potresti partire dall'inizio.» La aiutò sarcasticamente Dave, che teneva la testa poggiata al finestrino, annoiato all'idea delle ore di viaggio che ci aspettavano, beccandosi una boccaccia dalla bionda, che riprese il suo racconto.

« Allora, in pratica lui mi ha chiesto una cosa, no? Ecco. Io gli ho risposto sinceramente e lui niente, si è arrabbiato e ora non lo sento più da due giorni.»

When He Became MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora