Adotta Un Ragazzo

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«Bene, allora buonanotte.»
Disse Will, accompagnandomi alla porta di casa intorno alle dieci di sera.

Alzai lo sguardo per guardarlo meglio e facendo, forse per la prima volta, caso alla nostra differenza di altezza.
Will era davvero molto alto, aveva spalle larghe che lo facevano sembrare enorme soprattutto dal mio punto di vista.

Stavo per rispondergli, quando lo vidi avvicinarsi e sentii una sua mano sulla schiena, aperta, che mi spingeva delicatamente verso di lui mentre il suo braccio si incastrava con il mio fianco sinistro.

Fu qualcosa di davvero molto rapido anche se il mio cervello sembro processare la scena al rallentatore e il mio cuore sembrò impazzire.
Voleva baciarmi, era evidente.
Ma io?

D'istinto girai il viso di lato mentre lui mi lasciava un leggero e ispido bacio sulla guancia.

Aveva delle labbra molto morbide e la sensazione che davano era piacevole e contrastava con quella data dalla sua barba.

Abbozzò una risata profonda ancora accanto il mio orecchio, mentre la sua voce bassa sembrava voler entrare in risonanza con le mie ovaie e il soffio dovuto alla risata mi accarezzava l'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca.

Mi tenne così per pochi secondi che a me sembrarono minuti, poi tolse la mano dalla mia schiena e fece un passo indietro.

Sentii il sangue risalire prepotentemente alle mie guance, mandandole a fuoco, perciò mi affrettai a salutarlo e a girarmi, sperando che non se ne fosse accorto per qualche motivo.
« Si, ehm, notte.» lo seccai aprendo il cancello con la chiave e fiondandomi verso la porta d'ingresso.

Quando rientrai nessuno mi accolse all'entrata, ma vidi una luce provenire dal salotto. Probabilmente erano chiusi nello stanzino a guardare la tv.
Cercai di fare quanto meno rumore possibile e poi mi diressi verso la mia camera.

Per poco non mi prese un colpo quando trovai Silvia e Asia sul letto a sparlicchiare tra loro.
«pensavo foste in cucina a guardare la tv.»

«E noi che stessi pomiciando col coglione.» disse secca Silvia, facendomi arrossire al ricordo di ciò che era appena successo

« Bhe, ci ha provato, ma io ho panicat- Asia, ti prego non strillare. »
Dissi bloccando sul nascere lo strillo della mia amica non appena la vidi prendere più aria del normale.

«Okay, scusa» disse lei

«Che vuol dire che hai panicato?»

«Che ho girato la testa per farmelo dare sulla guancia.»

Silvia mi lanciò un'occhiata che andava dalla delusione alla felicità.
La interpretai con un 'Sei una figa di legno ma va bene così visto quello che Dave pensa di lui.'
«Piuttosto... » continuai io «... Che state complottando?»

«Okay, allora, siccome quel tipo sta facendo neanche io so cosa, cioè in pratica mi sta ignorando e io mi sono rotta le scatole di lui che fa entra e esci dalla mia vit-»

«Io e Asia abbiamo deciso di iscriverci su una app di incontri.» Tagliò corto Silvia, interrompendo un possibile Soliloquio di qualcosa che sembrava non interessarle.
Probabilmente semplicemente perché aveva già sentito la storia, al contrario di me.
Ma mi feci bastare un po' della mia immaginazione per intuire come sarebbe andata a finire quella storia.

« Ah bene. Avete già incrociato qualcuno di interessante?»

«Asia è stata decisamente più fortunata di me.» Disse Silvia, iniziando a ridacchiare come una psicopatica.
Brutto segno.

«Oh no, chi diavolo ti è capitato?» Le chiesi curiosa, iniziando finalmente a muovermi nella stanza e prendendo il pigiama, iniziando a cambiarmi mentre le ascoltavo parlare.

« Un tizio di trentaquattro anni a cui ho dato il numero e mi ha bloccata perché la foto profilo che ho è uno screen di una mia foto su Instagram e quindi ha pensato fossi un fake.» raccontò lei tutto d'un fiato.

Le sue parole mi resero alquanto silenziosa. Non sembravo essere sicura di aver capito bene.
In realtà avevo capito e nella mia testa aveva anche senso la cosa.
Faceva ridere solo perché sapevo che non era un profilo falso. Voglio dire, la avevo davanti a me.

« Molto bene.» dissi solo, rassegnata alla mediocrità intellettiva del genere umano «E tu, Asia?»

« Io in effetti ho trovato un bel ragazzetto di nome Andrew. È di qui, tra l'altro.»

« Di Brighton? Davvero? Che culo. Fammelo vedere.»

Mi avvicinai e lei mi mostrò il profilo del ragazzo. In effetti non era niente male.
Biondo, magro, occhi azzurri, un bel tipetto.
«Sei sicura sia saggio? Tra qualche giorno partiamo.»

«No, non ne sono sicura. Però boh, che mi frega.»

«Non fa una piega. Bene, divertitevi. Vado ad avvisare Fra e Dave del mio rientro. » dissi avviandomi alla porta.

«Ah a proposito, fra» mi bloccò Silvia

«Mmmh?»

«Ti sono arrivati dei messaggi.»

«Ah tranquilla, saranno solo mail o cose del genere.»
Infondo chi mai avrebbe dovuto contattarmi? Sapevano tutti che ero in Inghilterra e che quindi non avrei usato il cellulare. A che scopo cercare di contattarmi? L'unica possibilità era che fosse Tom, ma mi aveva chiesto nella lettera di non contattarlo, quindi...

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La mattina dopo mi svegliai di buon'ora.
Durante la cena in pizzeria della sera precedente, Will aveva proposto di andare a casa sua per la colazione.

La trovai una proposta strana, ma poi mi ricordai di tutte le volte che aveva sottolineato il fatto di essere ricco e smisi di pormi domande.

"Sicuramente si vuole solo far grosso per conquistarmi." pensai io, il che mi fece sorridere appena.

Erano le sette e mezza e il nostro appuntamento sarebbe stato alle nove, ma sarebbe arrivato da me alle otto e un quarto.
Immaginai che casa sua fosse parecchio distante.

Una volta pronta, mi diressi in cucina per raggiungere gli altri.
Trovai solo Fra già sveglio, Gli altri dormivano tutti.

«Sei sicura di volerci andare? Non mi sento tranquillo a fartici andare senza cellulare.»

«Tranquillo. È uno spaccone, ma sembra un bravo ragazzo. Infondo è amico di Tom, no?»

«Non è che conosciamo Tom così bene da essere sicuri che non sia un Serial Killer. Ma va bene, se sei convinta...»

Gli sorrisi rassicurante e sentii il campanello suonare. Presi la mia roba e uscii fuori.

Ad aspettarmi però non c'era Will, ma un uomo di mezza età alto, magro e con capelli brizzolato coperti da un cappello da autista.

«Signorina, il signor Fuller la sta aspettando. Io sono qui per accompagnarla.»

When He Became MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora