Parole Vuote

428 28 25
                                    

« Mi sembra di aver intuito che non sei di queste parti.»

Il mio inaspettato accompagnatore spezzò il silenzio che calò tra di noi per qualche minuto non appena partimmo dal lido, facendomi ridacchiare.

« Si, bhe, complimenti per il tuo spirito d'osservazione.»

Non appena lo dissi girai lo sguardo per guardarlo, assicurandomi che non si fosse offeso, trovandolo sorridente.
Poi, di nuovo un secondo di silenzio.

« Immagino tu mi abbia riconosciuto.» Disse ancora una volta lui.

Non era facile tenere una conversazione, per quanto mi dispiacesse. Insomma, lo avevo appena incontrato e mi sembrava anche simpatico, ma ancora non ero neanche sicura di chi fosse fino a quando non mi pose quella domanda.

« Ah, uhm... Si. Cioè, da una parte pensavo che non potessi somigliare così tanto a Tom Felton per caso, però dall'altra mi dicevo che fosse impossibile fossi tu-»

« Bhe, si, è un classico. Poche persone sono effettivamente tanto coraggiose da chiedermi di confermare di essere me.»

« Ed è un male?»

« Non necessariamente. Però di solito non reagiscono come stai reagendo tu.»

Mentre parlava mi fissava da dietro i suoi occhiali scuri, senza mai perdere il sorriso.
Sembrava divertito.
Io, invece, riuscivo a tenere poco il suo sguardo e mi davo della stupida per questo, ma dovevo ammettere che la sua identità mi dava una certa soggezione.

« Perché, come sto reagendo io?» chiesi bloccando quel flusso di pensieri che avrebbe dovuto farmi agire normalmente e invece non faceva altro che darmi più ansia, girandomi a guardare avanti, mentre con gli occhi scandagliavo la costa alla nostra destra.

« Innanzi tutto non stai gridando né mi stai chiedendo foto.»

« Giusto, uhm... Bhe, non fraintendermi, mi piacerebbe avere molto una foto con te, ma ho perso il cellulare.» Dissi ridendo, ripensando a quanto la mia borsa sembrasse leggera senza il mio smartphone.

« Giusto, giusto.»

« E gridare non mi sembra un'ottima idea. A meno che tu non voglia che io urli il tuo nome attirando tutti quei turisti che ti stanno fissando ma che giungono alla conclusione che non sia tu semplicemente notando che io non sono una celebrità.»

« Parli sempre in modo così complicato o è solo perché stai parlando in un'altra lingua?»

« Bella domanda. Nella mia testa tutto ciò che ho detto aveva senso.»

Questa volta entrambi scoppiammo a ridere.
Nonostante le risate, però, mi faceva un po' Tristezza il modo in cui stavo affrontando quella situazione.

Avrò sognato migliaia di volte di incontrarlo, e ora quel subbuglio di emozioni si stavano mischiando a formare una sensazione di completa calma, annullandosi tra loro.
In più stavo avendo con lui una conversazione così vuota e priva di significato, quando invece avrei voluto lasciare almeno un piccolo segno del mio passaggio nella sua vita.

« Sinceramente» iniziai «Non ho idea di come fare una conversazione con te.»

« Cosa vuoi dire?»

« Bhe, che domande potrei mai farti che un altro di centinaio di persone non ti abbiano già fatto?»

Rise.
All'inizio non capii perché, ma poi lui rispose ai miei dubbi.

« Si, parli sempre così complicato.»

« Colpevole, vostro onore.»

Cercai di scherzarci un minimo, nonostante automaticamente le mie insicurezze iniziarono a farmi pesare ogni parola, immaginando che per lui fosse una specie di difetto.

When He Became MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora