Dating

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Will tentò di offrirmi il braccio, ma venne placcato a vista da Asia che accettò l'invito al posto mio, esattamente come da istruzioni di Fra.
Cito testualmente: troppo inglese per poterti respingere, Asia. Perciò se prova ad avvicinarsi, entri in scena tu."
Ancora rido ripensandoci.

Quel ragazzo mi spaventava a volte.

Fra prese Dave e Silvia, Tom rise facendo spallucce e mi offrì il braccio, che accettai volentieri.

In sostanza fu come optare per una passeggiata pre-cena, infatti fummo scortati a passo lento verso la parte più popolare di Brighton Marina: il porto.
Chiacchierammo molto, un po' tutti.

Notai come Will tendesse a pormi molte domande sulla mia vita, sulla mia storia. Speravo di vedere anche Tom tanto interessato, ma non fu così e non ci volle molto prima che le mie attenzioni si concentrassero sul bruno nonostante fossi ancora ancorata al braccio del biondo.

Storsi il naso.
Non che Will non mi piacesse, anzi.
Era un bel ragazzo con degli occhi stupendi.
A sentirlo parlare sembrava una persona meravigliosa.
Aveva quella parlantina sveglia e spigliata abbinata ad una voce piacevolmente profonda che ti faceva venir voglia di ascoltarlo parlare.
Inoltre si comportava da vero gentiluomo con noi.

I due amici sembravano avere degli atteggiamenti complementari: Will si concentrava su di me, mentre Tom su tutti gli altri, senza neanche guardarmi o... Coinvolgermi.

Una piccola parte di me si spezzò. Era evidente che non gli interessassi.
Per soffocare quella brutta sensazione, iniziai a ripetere a me stessa che infondo non ero neanche sicura se Tom mi piacesse per la sua fama o se per la sua persona.
Nonostante io sappia molto bene di non essere così, arrivai alla conclusione che mi interessasse il suo nome soprattutto. Fu una sorta di auto consolazione che serviva a rispettare il fatto che non ricambiasse il mio interesse.

La mia mente, mentre parlavo con Will, iniziò a fare dei collegamenti.
Tom sapeva dove incontrarmi, aveva il mio numero, la sera prima si era assicurato che io andassi al mare senza che io dessi alla cosa troppo peso: mossa da principiante.

Iniziò a sorgermi il dubbio che...
Sentii gli occhi pizzicarmi. Dovevo farmene una ragione.

Il mio braccio lasciò automaticamente il suo.

Non appena lo feci, sentii il suo sguardo addosso.
Ci avrei scommesso la testa che mi stesse guardando, ma non avendo io intenzione di ricambiare la cortesia, non riuscii ad ipotizzarne il motivo né a vedere quale fosse la sua espressione.
So solo che passò qualche istante prima che anche lui rilassasse il braccio con cui mi stava accompagnando.

La conversazione con Will continuava e, inconsapevolmente, stavo pian piano avvicinandomi a lui per parlarci più facilmente, causando l'ira funesta del Pélide Francesco, che però non disse nulla.

Arrivammo al Pub 'Dublin' e ci fecero accomodare fuori, sulla piccola verandina in legno marrone sul mare che decorava l'entrata spoglia e del locale.
Non era un ristorante dalle grandi pretese, infondo.
Non che la cosa mi dispiacesse, anzi. Sentivo di potermi rilassare.

I miei amici presero posto per primi, così da farmi capitare accanto a Tom, senza considerare che Will mi si potesse sedere di fronte, cosa che fece.
E di nuovo così, con il signor Felton che intratteneva il mio gruppo e il signor come-si-chiama a concentrarsi su di me.
Stranamente, ora che avevo intuito che potesse trattarsi di un appuntamento combinato, non credevo più ad un singolo atteggiamento del bruno.

Loro due non avrebbero potuto accorgersene. L'unica differenza sostanziale rispetto all'inizio della serata era che non stavo arrossendo, ma i miei atteggiamenti erano rimasti gli stessi.
I miei amici però se ne accorsero, senza capirne il motivo.

Iniziai a sentire l'atmosfera farsi pesante dopo il cinquantesimo tentativo circa di uno dei miei compagni di viaggio di attirare l'attenzione di William con delle domande, alle quali rispondeva rivolgendosi a me.
Erano belle tutte quelle attenzioni.
Anche troppo.
Stava toccando diversi punti giusti della conversazione e della mia personalità.
Anche troppo.

Presi in mano lo smartphone e mi scusai con i miei commensali, mostrandolo e sottointendendo di avere una telefonata da fare con un sorriso cortese, alzandomi e allontanandomi il più possibile.
Ovviamente non era vero, visto che non potevo usare la mia scheda italiana per fare telefonate lì, in Inghilterra, ma avevo un serio bisogno d'aria e ipotizzai che, essendo questo un gesto più che normale, nessuno ci avrebbe fatto caso.

Attraversai la strada, andando verso il muretto che si affacciava sulla sabbia, e scesi sulla spiaggia togliendomi le scarpe.

Per fortuna Asia ci aveva consigliato una giacca per la brezza serale estiva, così stesi la mia la usai per sedermici, incrociando le caviglie e avvicinando le ginocchia al mento.

Osservai in silenzio le onde infrangersi sulla riva, godendomi la sensazione della sabbia fredda tra le dita, finché non sentii un rumore di passi.
Non mi girai a guardare chi fosse, ma riconobbi i movimenti di una figura maschile con la coda dell'occhio che poggiava la giacca sulla sabbia sedendocisi sopra.

Sperai fosse Dave, o Fra.
Una piccola parte di me sperava ancora fosse Tom.
Ma quella voce spigliata mi prese alla sprovvista.
« Tom mi ha raccontato che hai perso il cellulare usa e getta quando vi siete incontrati. Quindi dubito dovessi chiamare qualcuno.»

Le parole di Will mi fecero ridacchiare.
Cambiai posizione, distendendo le gambe e poggiando le mani dietro di me, alzando lo sguardo e fermandomi ad osservare quella luna piena così luminosa è stranamente grande.

« Ho detto forse qualcosa di sbagliato?» mi chiese lui, fissandomi con i suoi occhi verde scuro.

« Ti darò una sola possibilità di guadagnarti la mia fiducia.» Risposi secca

« Mmh?»

« Tom ha organizzato tutto questo? Per farci conoscere?»

Lo sentii ridacchiare sbuffando dal naso.
Non mi rispose subito.
« Come l'hai capito?»

« Chiamalo pure intuito femminile. Quindi lo prendo come un si? »

« Bhe, si. È un male?»

Solo allora mi girai a guardarlo, perdendomi nel suo sguardo particolarmente divertito e curioso, sorridendo.
« Non lo so.» ammisi io.

« Cos'è, speravi di interessare a Tom?»

Quella frase sarebbe potuta essere stata detta in diversi modi:
-Perché, a Te piace Tom?
-Perché, preferisci Tom?
-Perché, avresti preferito che fosse Tom ad essere quello interessato?

Questi sono solo alcuni esempi che iniziai a ripassare velocemente nella mia mente, cercando di carpire il significato nascosto della frase del bruno.

Ero sicura di aver percepito una vena di sarcasmo nella sua voce, ma non ci avrei scommesso troppo.
Forse mi stavo facendo dei film mentali solo perché mi innervosiva il fatto che avesse ragione.
Lo fissai per qualche secondo mentre questi pensieri restavano relegati nel mio cervello senza cambiare l'espressione serena che avevo stampata sul viso e lanciai l'esca.

« Non sono una stupida. So bene di non poter interessare ad uno come lui.»
Feci una breve pausa, dandogli il tempo di intervenire con una frase di circostanza, cosa che non fece, perciò continuai.
« Avrei solo preferito essere informata.»

Senza dire altro, mi alzai raccogliendo il coprispalle e scrollandone la sabbia. Con due dita presi le scarpe e tornai verso il locale, senza aspettarlo. Con la coda dell'occhio lo vidi alzarsi di scatto, cercando di raggiungermi.

Tornai al tavolo con un'espressione fin troppo seria.
Sono sicura che l'avessero notata tutti.
Ero ancora scalza: Non volevo fermarmi così da permettergli di raggiungermi.

Una volta seduta, tornai a sorridere.
« Allora, di cosa stavamo parlando?»

When He Became MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora