Nel silenzio di mille parole

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Gaia POV

Dopo circa mezz'ora di conversazione con Martina metto giù il telefono ed inizio a vestirmi. Oggi sarà una giornata piena di interviste.
Mi siedo sul letto per allacciare i miei amati anfibi e nel frattempo Cristian esce dal bagno.

G - Tutto ok?

C - Si certo, mi ha chiamato Maria. Voleva dirmi che assieme alla produzione e ai nostri manager hanno deciso che per ora è meglio se restiamo in casetta tutti insieme, piuttosto che prendere un appartamento per ognuno

G - D'altronde abbiamo vissuto insieme fino a ieri

C - Esatto. In questo modo potremmo continuare a fare musica e sarà più facile anche per la produzione gestire le cose

G - Certo, assolutamente

Dopo questa conversazione tecnica cala tra di noi un silenzio imbarazzante. Strano.
È ovvio che dobbiamo parlare. Se non di tutta la situazione, almeno di quello che è successo ieri sera. Potremmo considerarlo "un incidente". Alla fine eravamo stanchi e ci siamo addormentati. Niente di male no?
Magari fosse davvero così.

C - Ga

G - Si?!

Cristian fa fatica a continuare. Respira profondamente e con un leggero colpo di tosse decide di schiarirsi la voce prima di farlo.

C - So che oggi sarai davvero impegnatissima tra interviste, amici, famiglia e tutto il resto.
Volevo solo chiederti se, appena hai un attimo e voglia, possiamo parlare ecco

Il tono con cui pronuncia quest'ultima frase è incerto. Quasi come se avesse paura di dire la cosa sbagliata. Alzo gli occhi, che fino a quel momento erano puntati sulle mie scarpe, e lo guardo sorridendo. Non è un sorriso di scherzo. È forse un abbozzo di sorriso, qualcosa che vuole in qualche modo tranquillizzarlo. Vorrei fargli capire che anche io ho paura di dire la cosa sbagliata. Di fare la cosa sbagliata.

G - Certo Cri

Ci guardiamo intensamente negli occhi e contemporaneamente annuiamo con la testa. Non possiamo più sfuggire a questa conversazione. È il momento di affrontarla. Insieme. Non sarà semplice per me oggi passare da un'intervista all'altra senza pensare a quello che mi aspetterà poi stasera.
Potrebbe essere la "resa dei conti" definitiva. Potrebbe andare bene o male. Chissà.

C - Ok, allora vado. Ci vediamo stasera in casetta

Cristian ha radunato le poche cose che aveva con sé e mentre pronuncia queste parole, piano piano si avvicina. Mi sfiora con le mani i fianchi e mi stampa un delicato bacio sulla fronte. Chiudo per un istante gli occhi assaporando il suo profumo così delicato ma allo stesso tempo avvolgente.

G - A dopo allora

Entrambi vorremmo aggiungere parole, gesti. Vorremmo abbattere quel muro di razionalità che ci contraddistingue e mandare tutto a fanculo.
Qualche mese fa Cristian mi parlò a cuore aperto di quello che era l'amore per lui. Di quello che aveva vissuto. Delle ferite, delle mancanze, delle colpe.
"Vorrei provare quella vertigine che senti quando sei sulle montagne russe, quando hai paura di cadere e di guardare giù, ma alla fine lo sai che andrà tutto bene", mi disse.
Io lo guardai e continuai a fumare la sigaretta, che tra numerosi passaggi di mano ormai era diventata non più solo mia ma nostra.

Accompagno Cristian alla porta e mentre lo guardo uscire, mi rendo conto di come questo silenzio che è calato tra noi non sia in realtà un problema.
E mi rendo conto che nella pancia, il luogo dove le emozioni vengono a galla e si amplificano, sto sentendo quella vertigine. Le famose farfalle nello stomaco.
Allora questo è il momento per scardinare quella paura di cadere.
O almeno, di provarci.

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