Epilogo - Anche fragile

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Cristian POV

Certe volte vivi talmente intensamente che non ti rendi conto di ciò che accade intorno a te. Sei concentrato, focalizzato su quell'emozione, sulle persone che hai intorno, sulla tua persona.
Non ti rendi conto del cocktail che cade dalle mani del tuo amico mentre ballate nella frenesia di quel momento. Eppure dovresti farlo perché inevitabilmente qualche schizzo è finito anche sulla tua camicia, e dovresti almeno andare in bagno per mandare via la macchia. Prima che sia troppo tardi.
Quando però te ne rendi conto è diventato davvero tardi anche per rifarsela con qualcuno, e dici solo "Chissenefrega". Cosi, tutto attaccato. Una parola che pronunci senza pensare, senza capire.
Continui a dirlo ogni volta che qualcosa disturba quell'equilibrio che hai più volte rotto, incollato, accartocciato, salvato. Un'equilibrio instabile che resiste, inspiegabilmente, nonostante tutto.

Io avevo imparato a vivere grazie a lei.
Con lei.
Il nostro era un amore folle, inaspettato, puro. Come un'onda che ti travolge e ti fa assaporare l'acqua salata del tuo mare preferito.

Quando l'ho conosciuta non credevo più in niente. Niente, eccetto la musica, l'unico aggancio che avevo per non sprofondare ancora di più.
Ero fermo in un tempo che continuava imperterrito il suo percorso senza curarsi che io, in quel momento, avevo bisogno di fermarmi.
Ma la vita non aspetta e soprattutto non ascolta. Lei andava, portando con sé nuovi momenti che lasciavo correre.
Vivevo senza però farlo davvero, senza correre rischi, guardando la mia vita come se fossi uno spettatore di una serie tv. In terza persona. Ed era sicuramente un serie drammatica.
Chissà come sarebbe andata a finire nel suo ultimo episodio se non avessi deciso di smettere di piangermi addosso. Smetterla con la presunzione di fare del bene, di essere il migliore, di essere qualcuno.
Tutti cerchiamo di esplodere e di farci valere. È la natura, la vita.
Non so esattamente quando è arrivato il momento in cui ho preso consapevolezza che quello che davvero volevo fare, era semplicemente quello. Essere.
Essere qui, presente.
Assaporare la vita che per troppo tempo avevo fatto scivolare via dalle mie mani.

Gaia mi ha insegnato che il passato è una strada difficile e dolorosa che però ci ha portato esattamente dove siamo. E che la felicità risiede in tutte le cose, anche le più piccole, le più comuni, le più all'apparenza insignificanti.
Da quando stavamo insieme avevo dato un nuovo valore a tutto ciò che mi circondava. Guardavo fuori dalla finestra di camera mia e rimanevo incantato da tanta bellezza. Nonostante ci fosse solo l'ufficio delle poste e una piazza vuota.
Camminavo per strada ed osservavo tutto con occhi nuovi. Ascoltavo persino più a fondo il rumore delle mie scarpe sull'asfalto.

Gaia mi aveva insegnato che il presente può essere un posto bellissimo, se lo vogliamo. Se riusciamo a cogliere ogni sua sfumatura, ogni suo dettaglio.
E allora mi sentivo anche libero di piangere, di parlare e straparlare, di ridere a crepapelle, di chiudere gli occhi, di stare in silenzio.
Potevo permettermi il lusso di essere fragile.

Poi però anche quel sole aveva smesso di sfiorarci la pelle per dirigersi verso altro. O forse siamo stati noi a distogliere lo sguardo. Siamo tornati esattamente al punto di partenza.
A Milano, entrambi. Immersi in una città che riprendeva a vivere dopo mesi di buio e di paura.
Focalizzati sulla nostra musica, entrambi.
E forse adesso era solo questo quello che ci accumunava.

Sono tornato a quando tutto questo aveva avuto inizio.
Al silenzio, al buio. Ad una stanza vuota nella quale si sentivano solo le campane suonare della Chiesa vicina.
Ad una chitarra e ad una polaroid. Come il primo giorno di Casting. L'unica differenza era che il tempo come al solito non si era fermato, e neanche era tornato indietro. E nonostante quella costante sensazione di deja vu, forse qualcosa di diverso c'era davvero. Rimaneva un vuoto incolmabile dentro al petto che non avevo mai sentito prima. La voglia di provare e riprovare, di non lasciare la presa.
Però per questo dovevamo essere in due.

Ci eravamo trovati soli esattamente tre mesi dopo il compleanno di suo padre. E non avevamo più abbastanza voglia o tempo per ricucire nuovamente i pezzi della nostra storia.
Stavolta era stata lei a prendere una decisione. Quella definitiva. Con le lacrime agli occhi mi aveva guardato allo stesso modo del primo giorno, ma con una luce andava piano piano a spegnersi.

E allora non aveva più senso neanche seguirla su Instagram per vedere la sua vita che continuava senza di me. Non aveva senso tenere il suo telefono memorizzato anche se, dentro alla mia mente, avrebbe sempre occupato un posto preferenziale.
Niente aveva più senso di quello che avevamo creato. Neanche quella canzone che avevamo in mente di far uscire tra qualche mese. Un duetto.
Chissà che fine farà quel pezzo di noi.

Però oggi è comunque un giorno importante. Un giorno nuovo.
Oggi esce il mio nuovo album e canterò un singolo nel posto in cui tutto ha avuto inizio. Amici.
Maria è seduta sulla sua solita poltrona mentre davanti a me ci sono dei ragazzi pieni di aspettative e voglia di sognare forte. Guardo il banco in prima fila immaginandomi Gaia e tutti i miei compagni a seguire.

È un giorno nuovo è vero. Però non tutto è cambiato. E il mio nuovo singolo, scritto un giorno mentre ero ubriaco davanti a casa sua indeciso tra suonare o meno, ne è la dimostrazione.
Certe cose non cambieranno mai. Mai.

Dal finestrino nemmeno un colore
Una città che già da ore ha spento il televisore
Troppe sigarette e luci dentro al retrovisore
Quanti bar stanno contando i soldi dietro al bancone
E non è la prima volta che faccio il coglione
Il mondo sta ancora pagando le spese di questa condizione
Quanto fa schifo la vita a volte
È andato tutto storto e tu che dormi fuori chissà dove

Solo pensavo di venire stasera sotto casa
E fare finta che non sia successo in fondo
Guarderei tutto ritornare a posto
E come un video rotto, a fanculo ogni secondo
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo indietro, stanotte mi gioco tutto
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo a casa, stanotte ho bevuto troppo

Anche se è vero, ho una reputazione
Me la sono guadagnata in questi anni col mio savoir-faire da attore
Supereroi con il mantello dentro
Questa Gotham fatta di bugie e di falsità e rancore
E non è la prima volta che mi torni in mente
Di quando ti sdraiavi nuda sopra le coperte
Quanto faccio schifo adesso
Forte nelle mie risposte la verità non sa cos'è la ragione

Solo pensavo di venire stasera sotto casa
E fare finta che non sia successo in fondo
Guarderei tutto ritornare a posto
E come un video rotto, a fanculo ogni secondo
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo indietro, stanotte mi gioco tutto
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo a casa, stanotte ho bevuto troppo

E che pensavo di venire stasera
E guardarti in quella faccia da stronza
Che non mi levo dalla testa sai
Pensavo a quante volte ho sbagliato strada
Apposta per ritrovarmi a fissare una porta e basta
Sai che c'è? Stasera torno a casa
Stasera non sbaglierò strada

Solo pensavo di venire stasera lo stesso
E fare finta che non sia successo
Guarderei tutto ritornare a posto in questo video rotto
Mandiamo a fanculo il mondo
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo indietro, stanotte mi gioco tutto
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind
Torniamo a casa, stanotte ho bevuto troppo
Torniamo indietro rewind, torniamo indietro rewind

Torniamo indietro rewind, torniamo indietro

***
La canzone è Rewind di Dile
🤍

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