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Ci sono giorni in cui diventi più lucido del solito e cominci a porti domande sulla vita che ti fanno sembrare un filosofo.
Accade all'improvviso.
Puoi essere sotto la doccia, per strada mentre cammini, sul letto mentre scorri la chat di whatsapp anche se non ci sono messaggi da giorni.

L'estate è il periodo più triste dell'anno.
Specie se non vai in vacanza.
Se sei uno studente che cerca di restare in pari con gli esami ma che alla fine non riesce a darne neanche uno.
Specie se non hai più amici dal momento in cui ti sei reso conto che tutto quello che ti circonda non è altro che ipocrisia e opportunismo.
O magari degli amici ce li hai ma decidono che non vale la pena trascorrere del tempo assieme a te. Ed è forse questa la parte peggiore.
Le persone ci sono per te nel momento in cui non si rendono conto che non hai più alcuna importanza per loro. Gli eri utile quando eravate al Liceo e gli passavi gli appunti. Quando uscivate ancora insieme ed eri l'unico ad avere la macchina disponibile. Quando c'eri per ascoltare i problemi degli altri e per dare consigli mentre ti chiedevi se qualcuno avrebbe mai fatto lo stesso per te.
Poi le cose cambiano, si evolvono. E non è vero che questo non vale per le persone.
Tutti viviamo momenti che ci definiscono e che disegnano per noi quello che saremo poi.
Ma il cambiamento non è repentino, e non coinvolge tutti allo stesso modo.

E allora è in giorni come questo che pensi a cosa ne è stato di quei sorrisi e delle lacrime che hai versato in passato. Di quelle persone alle quali hai aperto il cuore e delle quali ti fidavi.
Tornano alla mente quei giorni trascorsi nella panchina del parco della tua città mangiando caramelle e ridendo di quello che eravate. Riaffiorano quei dettagli che pensavi di aver scordato ma che la mente, quella stronza, fa tornare alla luce quando stai più male.
E allora ti ricordi persino il numero della camera d'albergo della gita a Berlino, il profumo indossato da un tuo amico, il rumore delle scarpe sulla ghiaia del vostro posto del cuore.
Ripensi che in quei momenti eri felice anche se forse non potevi rendertene conto. Che ti sentivi davvero parte di qualcosa e la vita potevi vederla negli occhi degli altri. Potevi assaporarla nel mattino quando ti alzavi alle 6 per andare a scuola. Potevi toccarla negli abbracci, nelle mani degli altri.
Poi però la vita ti è sfuggita di mano ed è stata portata via da un vento inarrestabile che ti ha colto impreparato. Un momento prima eri un ragazzo incosciente che non faceva altro che viverlo quel momento, e quello dopo non hai più occhi dove specchiati per ritrovarlo.

L'estate è il momento più triste dell'anno perché è l'unico che ti fa capire quando sei davvero solo. Non hai più compagni di scuola o di università da vedere. Non li senti neanche perché ognuno ha la sua compagnia e i suoi impegni, nei quali, tu, non sei compreso.
Entri più volte nella chat di whatsapp cercando quei messaggi che in realtà non sono mai arrivati. E che non arriveranno. Giorno dopo giorno controlli se qualcuno ti scrive, ma non avviene. E ti chiedi se dovresti farlo tu, se dovresti essere il primo a chiedere "Come stai? Cosa fai? Ci vediamo?". Poi però conti tutte le volte in cui l'hai fatto e in cui non hai ricevuto che monosillabi o scuse, che alla fine hai saputo non essere vere.
E allora cominci a chiederti se non ci sia qualcosa di sbagliato in te. Se tu non sia solo perché sei sbagliato in qualcosa.
Nel frattempo ti scende una lacrima che trattieni a forza perché non vuoi che i tuoi genitori, dall'altra stanza, ti sentino. Perché non hai mai pianto davanti a loro. Perché fai lo spiritoso e fai finta che niente di tocchi o ti interessi, quando in realtà nessuno ha mai compreso quanto tu sia fragile e sensibile.

Ci sono giorni in cui avresti semplicemente bisogno di qualcuno con il quale aprire quei cassetti dell'anima che hai sempre chiuso a forza. Qualcuno che abbia tempo semplicemente per ascoltare. Ma soprattutto che abbia voglia di farlo.
Ed è per questo che non sei mai tu a fare il primo passo. Hai paura di disturbare, di essere di troppo. Ti chiudi nel tuo guscio cercando di aggrapparti solo a te stesso. Ma non ci riesci.
Ed è in quei momenti che ripensi a quello che è stato e a come sia potuto cambiare così velocemente. Solo due anni fa adesso, in questo stesso giorno, eri a Parigi assieme a tre dei tuoi amici. "Amici di una vita" vorresti definirli. Adesso non sai neanche più se hanno ancora il tuo numero di telefono. Se ti pensano almeno un po', come fai tu in questa notte così solitaria.
Continui a cercare un appiglio perché vorresti solo gettare le carte della tua vita nel cestino e lasciarti andare. Vorresti andar via dalla tua città  perché non ti senti a casa. Perché vorresti ricominciare una nuova vita. Da zero.
Poi però pensi a cosa ti fa andare avanti e a quello che ti costringe a riprendere in mano le redini. Pensi alla tua famiglia, ai tuoi genitori. Ti hanno voluto, amato, sostenuto. Hanno avuto paura quando eri ancora nella pancia ed andavano ogni settimana all'ospedale perché le analisi non erano buone, rendendosi poi conto che anche la medicina sbaglia. Hanno vissuto nuove emozioni, esperienze, grazie a te e con te.
Pensi che devi farlo per loro, che non puoi mollare solo perché, adesso, ti senti solo.
Poi pensi a quell'amica che ti manda i post su Instagram. E ragioni sul fatto che quando lei vede qualcosa che le ricorda te, poi te lo fa sapere in quel modo. Perché non vi siete mai dette "ti voglio bene", ma forse è l'esserci ancora, in ogni forma, nonostante tutto, a dimostrarlo. E stringi ancora più forte quel sottile filo di seta che ancora vi unisce. Che magari se continuate a stringerlo insieme non si rompe. Non ancora.

E allora cerchi di aggrapparti a questo. Ti convinci che probabilmente non è questo il tuo momento, il tuo anno. Che stai solo viaggiando per arrivare alla meta. Che hai solo bisogno di più tempo, che devi solo avere pazienza.
E l'unico modo che hai per calmare questa morsa che ti stringe il petto e ti fa piangere, è quello di non pensare. Anche se non ci sei abituato. Anche se non saresti tu a non farlo.

Ci sono giorni in cui l'unica cosa da fare per non lasciarsi andare al buio è quella di prendere le cuffie e far partire una canzone. Oppure aprire una nota sul telefono e iniziare a scrivere quei pensieri che non ti fanno dormire.

È in giorni come questo che è nata questa storia. All'improvviso. Niente era scritto né pianificato.
In quei giorni grigi nei quali avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa, facevo volare la fantasia buttando giù qualche idea.
E sono nati questi capitoli. Forse scontati, forse senza senso, probabilmente avrei potuto metterci più impegno, più fantasia.
E confesso che avrei voluto dare una fine a tutto molto tempo fa, se non fosse stato per un commento "Continua appena puoi". Quel commento ha fatto sì che la storia continuasse, è riuscito a darmi un feedback del quale non sapevo di aver bisogno. Una considerazione da parte di una persona che non conosco, ma alla quale devo molto.
Un grazie dal profondo del cuore.

Probabilmente avrei potuto continuare ancora per un po', far evolvere la storia in modi stravaganti e sorprendenti.
Chissà che non accadrà un giorno.

Volvevo ringraziare davvero dal profondo del cuore tutti coloro che hanno usato anche solo un minuto del loro tempo per leggere le mie parole. Tutti coloro che hanno lasciato un commento, un voto o che semplicemente hanno deciso di continuare a leggere.
Grazie soprattutto a coloro che saranno arrivati a leggere fino alla fine questo mio sfogo/pensiero.
Vi auguro tutto il meglio.
E se avrete bisogno semplicemente di essere ascoltati o letti, io sono qui.
Grazie davvero.
🤍

Irene

Basta un solo giorno per vivere a lungo.
Basta farci attenzione, capirlo, un giorno, da quando si aprono gli occhi fino a quando si richiudono la sera. Ogni singolo gesto, i sapori, l'aria, il tempo, la stoffa, la strada, la persona accanto, il profumo, il panorama, il vento, la porta, il sorriso. Ma tutto, tutto.
La vita non finisce più, se si sa comprendere ogni singolo momento di un giorno solo.
(Francesco Piccolo - Momenti trascurabili vol.3)

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