Rage

3.4K 146 12
                                    

Byron's POV

Rimasto solo in ufficio mi lasciai sprofondare nella poltrona, le ultime ore erano state molto intense. In testa rimbombavano le parole che mia figlia aveva scritto di fretta su quel foglio di carta prima di andarsene.

"Ti chiedo di non cercarmi" aveva detto, e volente o meno avrei rispettato la sua volontà. Sebbene da padre avrei girato il mondo pur di ritrovarla anche a costo di farmi odiare, per il rispetto e l'affetto che provavo nei suoi confronti non l'avrei seguita.

"Starò bene" aveva scritto poi, ma come avrei potuto esserne certo?

Quella mattina avevo avuto l'occasione di parlarne con Björn e mia moglie. Mio cognato si era proposto di fare una deviazione verso Jàrnviòr, prima di tornare al suo branco, per accertarsi che Raven fosse arrivata e stesse bene.

Freyja si era inizialmente opposta, dicendo che avrei dovuto andarci di persona, ma come suo fratello le fece notare, ero una delle ultime persone che mia figlia avrebbe voluto vedere. Sconfitta, dovette accettare la proposta alla condizione che qualcuno di noi raggiungesse Björn dopo qualche tempo.

<<Non avremmo dovuto tenerglielo nascosto Byron>> mi aveva detto in lacrime una volta rimasti soli <<E' solo colpa nostra se la nostra bambina se n'è andata. Come farà da sola a sopravvivere nelle terre desolate del Nord?>>.

<<Nostra figlia se la caverà Freyja, l'hai cresciuta tu dopotutto>> le risposi asciugandole le lacrime <<Abbi fiducia il lei, stiamo parlando di Raven dopotutto. Non dimenticare da dove viene, ha il Nord nel sangue>>.

Sospirò e si strinse a me <<Se solo potessi avere la tua sicurezza>>.

Le lasciai un bacio nei capelli <<Andrà tutto bene piccola, te lo prometto>>.

Dopo questa breve chiacchierata la informai di quanto sarebbe successo a Nikai, vidi la disperazione nei suoi occhi, ma non ebbe la forza di opporsi.

<<Spero che tu sappia cosa stai facendo>> mi rispose, voltandosi.

Non tentai di fermarla mentre si allontanava, potevo comprendere quanto fosse difficile per lei supportare la mia decisione, ma nel mio cuore sapevo di aver affrontato la situazione al meglio delle mie possibilità e ora non potevo altro che aspettare l'evolversi degli eventi.

L'indomani mattina Björn sarebbe partito di buon'ora, mi aspettavo di ricevere sue notizie entro le ventiquattro ore dalla sua partenza, nonostante sapessi quanto lungo fosse il tragitto per Jàrnviòr. Mio cognato mi sembrava molto motivato dalla sua missione e sapevo che non mi avrebbe deluso.

Passai parte del pomeriggio nello studio, lessi qualche libro nella speranza di distrarmi, ma presto mi trovai a vagabondare nei corridoi della villa senza una meta precisa.

Mi ritrovai davanti alla porta della camera dove Raven dormiva da piccola e l'aprii, all'interno c'erano ancora tutti i suoi giochi e i peluches, che tanto adorava, sparsi sui vari mobili della stanza.

Mi fermai sulla soglia e lascia vagare lo sguardo che si fermò sulla culla di vimini accanto alla finestra. Feci un respiro profondo e mi avvicinai, la copertina profumava ancora di violetta e il carillon iniziò a produrre una dolcissima melodia quando lo accesi.

Sorrisi ricordando che la mia bambina non si era mai addormentata al suono di quell'aggeggio, penso proprio che lo detestasse. Ero perciò solito prenderla in braccio e cullarla sulla sedia a dondolo che si trovava lì vicino, solo che spesso e volentieri mi addormentavo prima io di lei.

Il ricordo della sua risata mentre giocavamo mi strinse il cuore e mi lasciai andare sulla sedia stringendo l'orsetto di peluche che conservava ancora il suo profumo. Il tempo sembrava essersi fermato in quella camera, tutto era identico a come la ricordavo e per un breve lasso di tempo, ritrovai la serenità.

BeWolf 🐺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora