Alessio

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Mi sentivo come un leone in gabbia, l'istinto mi urlava di uscire e cercare Daniel e dare lui una lezione che difficilmente avrebbe dimenticato, ma per quanto fosse strano mi bastava guardare i suoi occhi per placare il mio istinto omicida.

Sapevo che tirare fuori il suo dolore non era stato facile per lei era stato come tornare indietro, attraverso i suoi occhi potevo vedere la sua vulnerabilità, era come se la sua forza fosse stata risucchiata diciamo che era bastata una goccia, quella goccia che era riuscita a fare traboccare il vaso mandandolo in mille pezzi, pezzi che difficilmente nessuno sarebbe riuscito a rimettere al proprio posto .

Continuavo ad osservarla, era demotivata e piena di paure, come stare in mezzo alla gente a quella di essere solo sfiorata, per non parlare dei suoi incubi che tormentavano le sue notti..
Ogni evento vissuto l' aveva segnata e cambiata nel profondo.

Il fatto che avesse accettato di venire a vivere insieme a  mi tranquillizzava,
in questo proteggerla sarebbe stato più facile.
Purtroppo era risaputo che le cose non andavano mai come volevamo e che le nostre vite sarebbero state messe a dura prova .

Mi sentivo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere ma che dovevo disinnescare perché Lara aveva bisogno di me e di tutto il mio auto controllo.

Continuavo a rigirarmi nel letto, così con un movimento quasi impercettibile mi alzai per andare a bere un bicchiere d'acqua e lei mi seguì

"Perchè sei sveglio?"
"Avevo sete!"
"Ti va di parlare?"

Avrei tanto voluto evitare qualunque tipo di discorso, perché sapevo che la nostra conversazione non avrebbe portato a nulla di buono, ed io avrei dovuto mantenere la calma.

Continuò a vomitare metaforicamente parlando tutto il marcio che portava dentro, ascoltavo e con cautela riuscii a portarla a letto, e sentire placare la sua ira tra le mie braccia era gratificante, anche se continuava a ripetermi quanto sporca e inadeguata si sentisse, in qualche modo si era convinta non solo di essere sporca ma di riuscire a sporcare anche me, farle cambiare idea era impossibile, così stretta a me piano , piano il suo respiro iniziò a regolarizzarsi insieme ai battiti del suo cuore, tutto questo mi dava una piccola speranza che mi faceva credere che forse nonostante tutti i problemi insieme avremmo potuto superare ogni cosa.

Una pensiero mi  tormentava tenendomi sveglio, ed era la fottuta paura di perderla per sempre.

Guardarla dormire era la cosa che amavo fare di più, fin dalla prima volta che le nostre vite si erano incontrate e nonostante non mi appartenesse sentii l'immediato bisogno di averla mia e proteggerla. Spesso continuavo a chiedermi se il destino non ci avesse fatto incontrare chissà come avrebbe affrontato ogni cosa, e soprattutto quel verme schifoso di cos'altro sarebbe stato capace.

Ormai era l'alba e la stanchezza prese il sopravvento ma faceva troppo  caldo, così mi allontanai di poco da lei alla ricerca del telecomando del condizionatore per riuscire così a rinfrescare la stanza.

Quella poca distanza da me inquietò il suo sonno, era a pezzi e quel suo stato innescava la mia rabbia, ma aveva bisogno di me così la attirai di nuovo a me, a quel semplice contatto sentii i suoi muscoli rilassarsi, l'agitazione placarsi e tornare così a dormire fra le mie braccia.

In quel momento solo io e lei, con me lei si sentiva al sicuro e protetta e questo mi gratificava molto, ma il mio pensiero era un altro quello se sarei stato capace di continuare a controllarmi? sapevo quale fosse la risposta , sapevo che sarebbe bastato solo incontrare Daniel per non avere più nessun auto controllo, peggio ancora di non essere in grado di fermarmi.

Every breath you take ( Sequel Di "Le Sfaccettature dell'amore" ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora