Il mio cuore batte all'impazzata, e tutto quello che vorrei fare è baciarlo, stringerlo tra le mie braccia.
"ciao" è l'unica parola che riesce ad uscirmi di bocca.
Ha un'espressione imbarazzata, mentre mi guarda e si gratta la nuca, replicando anche lui con il mio stesso banale saluto.
"Ciao" cerca di sorridere, mentre io cerco di trattenere le lacrime.
Stiamo lì a guardarci negli occhi per qualche minuto senza però proferire parola.
Entrambi sorridiamo inconsciamente guardandoci.
Lui distoglie improvvisamente lo sguardo spostandolo in basso.
"Era già da tanto che volevo venire ma non pensavo-" inizia a parlare mantenendo il capo chino, finché non lo interrompo saltandogli al collo.
È stato più forte di me, dovevo.
Lo stringo forte e sento di essere tornata realmente a casa.
Di essere nel luogo giusto, al momento giusto, con la persona giusta.
Anche lui mi stringe forte, e lo sento annusare i miei capelli.
Dopo qualche minuto ci stacchiamo e ci guardiamo.
"Mi sei mancata" afferma lui, sorridendo sinceramente.
Il mio cuore si riempie di gioia. "Anche tu mi sei mancato" replico.
"Vuoi fare due passi?" mi chiede timidamente. Accetto volentieri.
Mi giro verso l'interno della casa e saluto tutti con "Torno tra un po'" Emily e Jaden capiranno.
Mi chiudo la porta di casa alle spalle e mi metto a camminare vicino a lui.
La situazione è piuttosto imbarazzante, mentre camminiamo non parliamo, ma ci lanciamo occhiatine furtive e sorrisi."Sarei voluto venire prima" rompe il silenzio di punto in bianco. Lo guardo. "Come mai non l'hai fatto?" gli chiedo, per iniziare una conversazione. Anche lui mi guarda.
"Non credevo volessi vedermi" si giustifica.
Non sapendo come rispondere, non dico nulla.
Continuiamo a camminare l'uno vicino l'altro, senza parlare, quando lui si avvicina leggermente. Faccio lo stesso, e notando il gesto, lui inizia a muovere il mignolo sul mio, così da poi tenerci per mano dalle due dita.
Sorrido. Mi è mancato moltissimo.
Guardo la sua mano con timidezza e noto un grosso graffio sulle nocche.
"Che hai fatto?" gli chiedo, lui rotea gli occhi.
"No, nulla. Ho sbattuto la mano" si giustifica credendo di essere credibile. Non lo è.
"Per caso prima mi hai annusato i capelli?" gli chiedo rompendo il silenzio di nuovo, curiosa.
Lui mi guarda, poi scuote la testa ridendo: tipico di Mattia.
"Si, mi mancava il tuo profumo" risponde, fermando poi il suo sguardo su di me.
Sono abbastanza confusa. "Ma io non porto nessun profumo" lui annuisce. "Lo so" la cosa mi fa sorridere.
Camminiamo un altro po' finché lui non si ferma.
Si mette davanti a me e mi blocca la strada.
"Che fai?" gli chiedo, si sta comportando in modo strano.
"Nulla" risponde, io ridacchio e abbasso lo sguardo.
"Posso annusarti?" mi chiede ad un tratto, facendomi alzare il capo di scatto.
"Cosa?" chiedo di conferma, lui annuisce.
"Si, posso annusarti?" mi chiede di nuovo. Inevitabilmente inizio a ridere. "va bene" dico tra le risate, anche lui ride.
Infila la testa nell'incavo del mio collo e inizia ad annusare. La cosa mi mette più che a disagio, quando improvvisamente inizia a farmi il solletico sul collo, facendomi ridere e muovere per farlo staccare. Lui ride, finché poi non si stacca e mi guarda.
"mi ami ancora?" chiede di punto in bianco, con un'espressione indescrivibile. Gli occhi gli brillavano, ma sembrava triste, anche sorridendo.
Che domanda stupida. Come potrei non amarlo? Sono passate due settimane dalla nostra rottura, mi sarebbe impossibile dimenticarlo in così poco. Anche perché credo che mi ci vorrà tutta la prossima vita per dimenticarlo, sempre che basti.
"Spero questa non sia una domanda seria." gli rispondo, senza guardarlo.
Evidentemente non capisce che il mio era un assoluto si, perché me lo chiede di nuovo.
"È ovvio che ti amo, scemo" il suo viso si illumina e mostra un sorriso a trentadue denti.
Mi ferma di nuovo, prendendo entrambe le mie mani.
"Anche io ti amo" dice lui. gli sorrido.
"Lo sapevo" gli rispondo. Continuiamo a camminare.
Questa camminata è imbarazzante, mi mette a disagio.
Preferirei riuscire ad odiarlo come facevo un tempo, ma ormai per me sarebbe impossibile.
Iniziamo a camminare verso casa.Dopo una ventina di minuti in silenzio mi fermo e mi giro verso di lui.
"Tutto questo a cosa serve?" gli domando dal nulla, lui si ferma e mi guarda con uno sguardo perplesso.
"che intendi?" stupido rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma adesso lo farò anche io.
"Si, tutto questo. Tu che vieni a casa mia, facciamo un giro in silenzio e mi chiedi se ti amo ancora. Qual è il senso? Cosa sei venuto a fare?" lui mi guarda e si gratta la nuca. È così carino quando lo fa, mi fa tenerezza.
Apre la bocca e balbetta qualcosa di incomprensibile, finché non riesce a formulare una vera frase di senso compiuto.
"Scusami. Vorrei capire se fossi disposta a perdonarmi e riprendere da dove abbiamo lasciato giovedì" alle sue parole mi blocco. Vorrei riuscire a replicare, anche con qualcosa di stupido, qualcosa di inutile, qualsiasi cosa, purché io dica qualcosa.
Lui non mi stacca gli occhi di dosso un minuto.
Continuo a pensare di dover aprire bocca per proferire parola, ma da essa non esce nemmeno un suono.
Ci troviamo a pochi passi da casa mia.
Ho aspettato questo momento per due settimane che sembravano infinite e ora? Resto in silenzio?
"Chiamami quando riuscirai a parlare" dice Mattia, stufandosi del mio comportamento e andandosene.
"Mattia!" urlo, lui non si gira. Esita un momento ma continua a camminare davanti a sé. Resto a guardarlo finché non sparisce dietro all'angolo di una strada.Mi siedo sui gradini di casa mia infilando le dita tra i capelli.
Inizio a piangere e singhiozzare come una bambina.
Ho aspettato quella domanda per due settimane. Due lunghissime settimane, passate piangendo proprio come sto facendo in questo momento.
Ho aspettato a lungo di dirgli "Si! Non mi importa niente di quello che è successo. Lasciamo perdere tutto, torniamo insieme. Non mi lasciare mai più, se un giorno smetterai di provare sentimenti per me ti prego non mi lasciare, non mi importerà, potrai avere quanti amanti vorrai, solo ti prego non smettere di stringermi tra le tue braccia." ma quando ho potuto ho fatto scena muta. Che stupida.
Probabilmente so anche il perché, solo che non voglio ammetterlo. Né a lui, né a me stessa.
Non sono pronta a perdonarlo. Non mi posso più fidare ormai, non riesco. La realtà dei fatti è che quando mi parlava non riuscivo ad immaginare altro che lui che la spogliava, la baciava e la stringeva. Si quante cose mi avrà mentito ancora? Come poteva guardarmi negli occhi e dirmi certe cose, dopo essersi comportato in quel modo?
Improvvisamente sento la porta di casa aprirsi dietro di me, quindi come un fulmine tiro su col naso e mi asciugo le lacrime con il lato della mano. Mi giro.
È Jaden. Mi guarda con sguardo perplesso e confuso, scende le scale e si siede accanto a me.
"Sono uscito perché ti avevo sentita urlare, i tuoi sono usciti e non torneranno prima di cena, Emily è dovuta tornare a casa, ma le dispiace. Ti ho aspettata dentro." mi spiega lui, cercando di guardarmi negli occhi.
Alzo lo sguardo e lui si rende conto dello strano rossore dei miei occhi, capendo immediatamente.
"Oh piccola" dice mugugnando leggermente, parendo le braccia capi da potermi stringere in esse.
Appoggio la testa sulla sua spalla e torno a piangere, mentre lui mi consola accarezzandomi i capelli e il viso.scritto il 5 maggio 2020.
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safe place // mattia polibio
FanficSEQUEL DI THE ONE. "Tu sei mia" adesso rido io. "lo ero, al massimo." lo correggo, lui mi blocca ancora una volta al muro e avvicina il suo viso al mio, e mi guarda intensamente. "Prometto che sarai mia di nuovo" e ora? all rights reserved fuknrory...