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"E se arrivasse ora la fine
Che sia in un burrone
Non per volermi odiare
Solo per voler volare
E se ti nega tutto quest'estrema agonia
E se ti nega anche la vita, respira la mia
E stavo attento a non amare prima di incontrarti
E confondevo la mia vita con quella degli altri
Non voglio farmi più del male adesso"

Tiziano Ferro -
Il regalo mio più grande

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"Caro diario,
perdona la mia lunga assenza.
Non scrivo su queste pagine da circa un mese, ma posso giustificarmi dicendo che è stato un mese davvero intenso per me.
Mirio infatti quattro settimane fa mi ha portata a vedere il prato delle stelle cadenti e abbiamo deciso di metterci finalmente insieme, nonostante le mie brevi aspettative di vita.

Mi sento ancora in colpa per la mia debolezza, ma non ho potuto fare altrimenti.
Io sono innamorata di lui... lo sono sempre stata. Credo di aver avuto una specie di colpo di fulmine per lui e quel ragazzo con il suo cuore puro è riuscito ad abbattere tutte le mie difese.
Mi basta vedere un suo sorriso per cedere, non posso fare altrimenti.
Lo amo così tanto che sento il cuore scoppiarmi al solo pensiero e mi basta vederlo per sentirmi la persona più fortunata del mondo.
Con Mirio ogni giorno è una scoperta e ogni suo bacio è un anticipazione del paradiso.
Le sue labbra... dannazione... ne sono dipendente. Passerei ore intere a baciarlo.

Durante questo periodo lui mi ha aiutata tantissimo con la lista e insieme abbiamo completato altri punti, tutti abbastanza facili da realizzare.
Al momento ne mancano una manciata, compreso quello di fare l'amore con lui.
Non ne abbiamo più parlato, ma abbiamo deciso di lasciare il tutto al corso delle cose e di aspettare il momento più naturale per entrambi, senza fare programmi capaci di mandare in fumo l'atmosfera.
Personalmente ho paura... ma allo stesso tempo non vedo l'ora.
Voglio diventare completamente sua.
Voglio che lui diventi completamente mio."

Smisi di scrivere con quell'ultima frase, sentendo un conato di vomito investirmi con tutta la sua potenza.
Tirai fuori da sotto il letto il secchio che nascondevo per vomitare all'occorrenza e come da copione riversai dentro quel poco che ero riuscita a mettere nello stomaco quella mattina.
Ero diventata bravissima a nascondermi e nessuno aveva sospettato nulla. Né i miei zii, né tantomeno Mirio.
La verità la sapevo solo io ed era che i miei sintomi erano terribilmente peggiorati nelle ultime settimane, rendendomi sempre più stanca e sempre più debilitata.
Avevo spesso la nausea e l'emicrania, al punto da arrivare quasi sempre distrutta a fine giornata, talmente tanto da crollare non appena posavo la testa sul cuscino.
Non avevo informato nessuno del mio quadro clinico in peggioramento, nemmeno il mio medico. Perché in quanto minorenne sarebbe stato a sua volta costretto ad informare i miei tutori, quindi i miei zii.
Non volevo buttare altre preoccupazioni sulle loro spalle già abbastanza provate dopo tutti quegli anni passati a trascinarmi di ospedale in ospedale nella speranza vana di salvarmi la vita.
Anche loro fingevano davanti a me, ma di notte sentivo mia zia piangere di nascosto in camera da letto e la voce tremante di mio zio che cercava a modo suo di consolarla e di trattenersi dal piangere a sua volta.

Dal canto mio temevo più di ogni altra cosa la prossima tac di controllo, perché dentro di me sapevo di essere peggiorata molto e avevo paura di vedere una macchia scura enorme sulla lastra tra le mani del primario.
Soffrivo al pensiero dei volti sofferenti dei miei zii e soffrivo per la consapevolezza di dover lasciare da solo Mirio quanto prima, perso nel suo dolore.
<<Mamma, ti prego... aiutami>> sussurrai al nulla, stringendo forte la collanina che mi aveva lasciato in eredità. Quella che avevo trovato aprendo la lettera con gli auguri per i miei tredici anni, ossia la stessa età che aveva lei quando aveva ricevuto in dono il medesimo oggetto da sua madre, quindi da mia nonna.
Raffigurava un piccolo girasole ed era in assoluto l'oggetto più prezioso che possedevo, insieme al mio diario e a tutto il suo contenuto.
L'occhio mi cadde inavvertitamente sull'ultimo oggetto in questione, notando le ultime due lettere in fondo alle pagine, quelle che ancora non avevo aperto.
Le tirai fuori entrambe e misi da parte quella per la maggiore età che non avrei mai raggiunto, iniziando a contemplare l'altra busta, quella che riportava in bella grafia la scritta: "Per quando la speranza verrà meno".
La lettera che in assoluto per tutto quel tempo avevo sperato di non avere mai il bisogno di aprire.
Eppure quel giorno presi a rigirarmela con tentazione tra le dita, tastandone il contenuto e osservandola con sguardo avido da ogni angolazione.
Una parte di me suggeriva di aprirla quanto prima nella speranza di trarre un po' di forza da quelle righe.
Un'altra parte di me suggeriva invece di aspettare, perché quello non era ancora il momento giusto, perché non ne avevo ancora davvero bisogno.
Decisi di ascoltare la seconda voce, quindi a malincuore tornai a riporre entrambe le lettere nella loro locazione originaria, sospirando.
Tuttavia potevo fare un'altra cosa per risollevare il mio umore in quel momento a terra: andare dal mio ragazzo, andare dal mio Mirio. L'unico capace di riportare sempre e comunque il sorriso sul mio viso.
Spinta da quel pensiero afferrai il secchio con dentro il contenuto del mio stomaco, arricciando il naso per l'odore acre e sgradevole che proveniva da lì e poi in punta di piedi mi avvicinai alla porta, scrutando il corridoio alla ricerca dei miei zii.
Via libera.
Sgattaiolai quindi nel bagno riservato a me, correndo a svuotare il contenuto nello scarico del water, per poi tirare lo sciacquone.
Il senso di nausea era passato, ma decisi comunque di frugare nella colonnina accanto al lavabo alla ricerca dei farmaci giusti per gestire la mia sintomatologia e senza indugio mandai giù le pasticche, senza nemmeno bisogno di bere dell'acqua tanto ero abituata a prenderle.
Infine mi recai di nuovo in camera mia, dopo aver controllato ancora una volta il corridoio, così da nascondere di nuovo il secchio al suo posto e prendere tutto il necessario da indossare dopo il bagno che avevo intenzione di fare.
Corsi poi a prepararmi per uscire.

• • • •

Suonai al campanello di Mirio circa un'ora dopo, siccome la sua abitazione era dalla parte opposta della città, rispetto alla mia.
Non avevo avvisato il ragazzo della mia improvvisata, ma grazie ad alcuni scambi di messaggi precedenti sapevo che era solo in casa, siccome i suoi genitori erano entrambi fuori per lavoro in quel momento.
Notai infatti la sorpresa dipingersi sul suo viso.
<<T/N, che piacere vederti... come mai sei qui?>> mi chiese lui, nonostante la palese confusione.
Non ero solita infatti precipitarmi a casa sua senza avvisare nemmeno e dovevo averlo disorientato abbastanza.
Senza dire nemmeno una parola mi fiondai tra le sue braccia, facendolo arretrare leggermente colto allo sprovvista.
Tuttavia Mirio recuperò facilmente l'equilibrio e non tardò ad avvolgere le sue braccia attorno al mio corpo a sua volta, stringendomi forte contro il suo petto rassicurante e profumato.
<<Piccola... che hai?>> mi chiese lui, baciandomi tra i capelli.
Scossi semplicemente la testa, lasciando intendere di non voler parlare in quel momento e lui rispettò la mia decisione, chiudendo con un colpo calibrato della mano la porta in quel momento alle nostre spalle, così da nasconderci agli occhi del mondo.
Restammo abbracciati sul disimpegno del corridoio di casa sua per qualche minuto, senza accennare a volerci staccare, ma poi il ragazzo mi convinse ad alzare la testa nella sua direzione con l'ausilio di due dita.
I miei occhi incontrano i suoi e riuscii a vederci dentro tanta tenerezza, ma anche tanta preoccupazione.
Mirio poi si sporse leggermente in direzione del mio viso, facendo incontrare le nostre labbra.
Immediatamente espirai forte contro di lui, sentendomi enormemente sollevata da quel suo semplice gesto.
Amavo le sue labbra e ogni suo bacio era prezioso, specie a causa del tempo limitato che sapevo di poter passare in sua compagnia.
Il tempo era infatti il nostro peggior nemico quotidiano e cercavamo proprio per quel motivo di passare insieme ogni momento libero a disposizione.
Anche quel giorno era in programma di incontrarci, ma io avevo anticipato le tempistiche di mia iniziativa, precipitandomi a casa sua senza avvisare.
Restai a godermi la morbidezza delle sue labbra per un paio di minuti, ripassando ogni loro contorno e mordicchiandole dolcemente, facendo diventare il ragazzo sempre più preso da quel bacio e sempre più possessivo.
Infatti quando cercai di staccarmi lui non si mostrò dello stesso desiderio e me lo comunicò schiacciandomi dolcemente contro la superficie della porta, per poi avvolgere il mio viso con le sue grandi mani per impedirmi di allontanarmi ancora da lui.
Mirio era sempre particolarmente attento quando mi baciava e metteva in quel gesto tutto il suo amore per me. Potevo percepirlo.
Si staccò da me solo diverso tempo dopo, cercando di riprendere fiato con la fronte poggiata contro la mia.
<<Lo ammetto...>> disse improvvisamente <<... sono completamente cotto di te, non sai nemmeno quanto... non lo sai.>>
<<Credo di saperlo invece, perché per me è lo stesso>> gli confessai a mia volta, sfregando la punta del mio naso contro la sua.
Lui sorrise a quel gesto, per poi piazzarmi un bacio forte e rumoroso sulla fronte.
<<Se non vuoi dirmi perché sei qui io lo rispetto... ma puoi almeno dirmi se adesso stai meglio o se posso aiutarti in qualche modo?>>
Fu il mio turno di sorridere e di stampargli un bacio, solo che sulle labbra. <<Sto già meglio, ti preoccupi troppo per me... ma grazie davvero.>>
<<Quindi non posso fare altro per te?>> chiese lui, accarezzandomi la schiena con la punta delle dita.
Restai a pensarci per qualche secondo, appoggiata contro il suo petto, poi presi la mia decisione. <<In effetti una cosa ci sarebbe.>>

𝚄𝚕𝚝𝚒𝚖𝚒 𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒 || 𝙻𝚎𝚖𝚒𝚕𝚕𝚒𝚘𝚗 𝚡 𝚁𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora