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"Ho un segreto.
Ognuno ne ha sempre uno dentro.
Ognuno lo ha scelto o l'ha spento.
Ognuno volendo e soffrendo.
E nutro un dubbio.
E non sarai mai, mai, mai inutile, ascoltarne l'eco, consultarlo in segreto"

Tiziano Ferro - L'amore è una cosa semplice

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Avvertenze: da qui in poi la storia prenderà una piega diversa e si entrerà nel vivo della trama. Verranno affrontate tematiche come la malattia e la morte, quindi sconsiglio di proseguire la lettura a tutte quelle persone sensibili rispetto a questi argomenti. Grazie.

Le mie parole furono accompagnate dal silenzio totale, talmente pesante da permettere di sentire se possibile anche il battito d'ali di una farfalla.
Il ragazzo infatti restò muto per diversi secondi e lo notai scrutarmi intensamente, forse alla ricerca di un qualsiasi segnale di presa in giro.
Il mio volto però era dei più seri e non c'era traccia di nessuna voglia di scherzare nei miei occhi.
Anche Mirio sembrò raggiungere quella stessa consapevolezza e notai il suo respiro mozzarsi all'improvviso per un istante, poi le sue labbra muoversi nel tentativo di dire qualcosa. Tuttavia nessun suono lasciò la sua bocca, solitamente sempre sorridente, in quel momento leggermente tremolante.
<<Mirio, ti senti bene? Hai capito cosa ti ho appena detto?>> chiesi, percependo con disagio quei lunghi secondi di silenzio.
Il viso del ragazzo diventò contratto, contemporaneamente al mio cuore che si accartocciava nel mio petto. <<Non capisco... non riesco a crederci...>> riuscì a dire semplicemente lui, portandosi una mano tra i capelli. Sembrava sconvolto.
<<È la verità... sono malata e non posso essere curata in nessun modo>> spiegai, avvicinandomi lentamente al ragazzo.
Aveva gli occhi vuoti ed era palesemente confuso, quindi convenni che fosse saggio andare a sederci da qualche parte dopo aver sganciato una bomba di quella portata. Lui in quel momento infatti aveva chiaramente bisogno di un punto stabile dove appoggiarsi.
Non dissi nulla, ma lo afferrai gentilmente per il polso e le mie intenzioni furono immediatamente chiare al ragazzo quando presi a camminare lentamente in direzione di una panchina vicina, portandolo con me.
Lui non oppose nessuna resistenza e si lasciò guidare fino a lì, prendendo lentamente posto insieme a me.
<<Se te la senti posso raccontarti tutto>> dissi al ragazzo, cercando di sondare le sue reazioni.
Era un bel fardello da sopportare tutto insieme e ne ero ben consapevole, quindi prima volevo essere sicura di potergli spiegare tutto, senza traumatizzarlo troppo.
Mirio ed io non eravamo amici da tantissimo tempo, ma il comune desiderio di far sorridere Eri ci aveva velocemente uniti, tanto che mi sembrava di conoscerlo da una vita.
Gli ero molto affezionata, nonostante le poche settimane passate in sua compagnia e sospettavo fosse lo stesso per lui.
Mirio era un ragazzo davvero incredibile e speciale, impossibile non legarsi rapidamente a lui dopo averlo conosciuto anche solo un po'.
<<Raccontami pure, voglio sapere tutto>> disse inaspettatamente lui, tuttavia avendo a malapena il coraggio di guardarmi negli occhi. Il suo sguardo infatti saettò solo per un secondo sul mio viso, per poi tornare sul suolo sotto i nostri piedi.
Mi presi qualche secondo per trovare il coraggio di raccontare tutta la mia storia e ne approfittai per prendere una grande boccata di ossigeno. Non era mai facile per me parlare della mia malattia e proprio per quel motivo evitavo sempre di raccontarlo. Non tanto per ansia o paura, ma semplicemente perché non c'era nulla da me più odiato delle espressioni tristi che causavo con le mie confessioni.
Per me vedere soffrire le persone attorno a me era la vera malattia, ancora più del male che strisciava quotidianamente dentro di me, un male che mi stava strappando lentamente dalla vita.
<<È nel destino della mia famiglia morire per tumore, forse. Mia nonna materna è spirata diversi decenni fa per un tumore al fegato particolarmente resistente e lo stesso destino è toccato anche a mia madre, anche se per un tumore alla mammella>> iniziai a raccontare <<i tumori ovviamente non si trasmettono geneticamente, ma si può trasmettere il rischio... in poche parole avere dei casi in famiglia, specie se di parenti stretti, comporta un rischio molto più alto di sviluppare a propria volta un tumore, quindi eccomi qui.>>
Stavo raccontando quella storia quasi come un'estranea a quella faccenda, forse per proteggere il ragazzo, forse per proteggere un po' anche me. In fondo era da tanto tempo che non ne parlavo con qualcuno.
<<Ho avuto il mio primo tumore a dodici anni, un tumore raro alla tiroide, fortunatamente debellato dopo estenuanti sedute di chemioterapici e una volta risolto sono rimasta per un po' di tempo nella convinzione di essere finalmente guarita, ma non è stato così...>>
Mi presi qualche altro secondo per scrutare il cielo sopra la mia testa, desiderando per qualche momento di sparire dentro quell'immensa distesa. Qualsiasi cosa, pur di non dare quella sofferenza al ragazzo seduto accanto a me.
Mirio non disse nulla, ma sentii la sua mano posarsi sulla mia spalla in un gesto confortante.
Riportai quindi i miei occhi sulla sua figura, trovando i suoi posati a loro volta su di me. Erano blu come al solito, ma macchiati da una luce triste impossibile da non notare.
Erano occhi di una persona profondamente dispiaciuta, non quelli di una che fingeva solo per mantenere le apparenze. Era bensì un dolore sincero. Potevo percepirlo.
<<A quattordici anni ho avuto la mia prima recidiva e ho percorso una strada molto più lunga della volta precedente, considerando la sua natura molto più aggressiva della volta prima ed è stato come ripetere un giro sulla giostra peggiore del mondo>> raccontai <<ho dovuto rivivere di nuovo tutta la sofferenza provata con il primo percorso di cura, dalla nausea all'alopecia, dalla mucosite alla debolezza... di nuovo tutto da capo, come in loop.>>
La presa della mano del ragazzo sulla mia spalla si fece leggermente più forte ed automaticamente risalii con la mia, in modo da posarla sulla sua per qualche secondo, rilasciando una lenta carezza.
<<Da lì la mia vita è andata pressoché bene, ho deciso di dedicare le mie giornate al volontariato... così da portare il sorriso ad altre persone come me dall'altra parte del vetro, un lato spesso occupato in passato anche da me>> continuai <<negli occhi di ogni singolo bambino rivedo anche un po' della mia sofferenza e ogni volta che riesco a strappare loro un sorriso per me è una soddisfazione di incommensurabile valore, talmente forte da spazzare via anche la mia.>>
<<T/N...>> mormorò Mirio, scendendo con la sua mano fino alla mia vita, in modo da tirarmi più vicina a lui. Lo lasciai fare.
Tralasciai il mio racconto solo per un momento, giusto il tempo per rivolgere al ragazzo un piccolo sorriso carico di gratitudine. Stava ascoltando le mie parole con un grande rispetto e una grande sensibilità, inoltre col suo tocco stava scaldando ogni parte di me, anche la mia anima, nonostante le fredde raffiche di vento gelido che cercavano di spazzarmi via dall'interno. Raffiche che forse non si sarebbero mai placate del tutto, potevo solo ignorarle e fingere indifferenza; ma c'erano, e sapevo non se ne sarebbero mai andate.
Tornai poi con lo sguardo davanti a me, incapace di reggere quello così triste del ragazzo al mio fianco. Era una visione davvero tremenda da sopportare.
<<L'anno scorso ho disputato la mia ultima partita con il cancro... e ha vinto lui>> dissi semplicemente <<mi hanno diagnosticato un glioblastoma, sai cos'è?>>
Il ragazzo ovviamente si mostrò confuso davanti a quel termine così complicato e non riuscii a biasimarlo.
<<È il tumore cerebrale più aggressivo in circolazione e il più maligno... praticamente quasi sempre incurabile, come nel mio caso.>>
Mirio riuscì a trovare in qualche modo le forze per parlare e non aspettò nemmeno un attimo per chiedere: <<Non puoi provare ancora con la chemioterapia o con qualsiasi altra cosa? Sei sicura che non c'è nessuna soluzione?>>
Il tono del ragazzo era quasi disperato e quello fece inumidire leggermente i miei occhi.
<<Abbiamo provato di tutto, anche la radioterapia, ma purtroppo anche quest'ultima è servita solo ad allungare la mia aspettativa di vita>> spiegai, stringendo forte la sua mano, in quel momento scesa per intrecciarsi con la mia.
Il ragazzo decise di fare un'altra domanda, forse la più importante. <<Quanto ti hanno dato?>>
La voce del ragazzo tremava visibilmente e da che lo conoscevo non ricordavo di averlo mai visto in quel modo, con un'espressione diversa dalla sua solita sempre piena di vita.
<<Sei mesi, forse un anno, in ogni caso non raggiungerò la maggiore età>> risposi.
Le braccia del ragazzo si avvolsero immediatamente attorno al mio corpo e sentii il mio respiro mozzarsi dentro al petto. Era la prima volta che mi abbracciava in quel modo e non potei fare a meno di chiudere gli occhi.
Mirio aveva un profumo dolce e rassicurante, talmente buono da farmi rilassare completamente.
Non riuscii a fermare la mia voglia di averlo vicino e iniziai a giocherellare con i ciuffi dei suoi capelli, quelli all'altezza del collo.
Adoravo i suoi capelli così biondi e li trovai estremamente morbidi. Tutto di lui era perfetto, compreso il suo cuore, quello che sentivo battere forte contro l'altra mia mano, posata proprio su quel punto.
<<Non riesco ad accettarlo>> mi sentii mormorare dentro l'orecchio.
La voce del ragazzo era tremendamente triste e per me fu come ricevere un pugno nello stomaco.
Sentii qualcosa rompersi dentro di me e non riuscii a contenere le lacrime, tanto da permettere loro di scivolare docilmente lungo le mie guance.
Non sentendo nessuna risposta da parte mia continuò a parlare. <<Perché non me l'hai detto prima?>>
A quelle parole l'intensità del mio pianto aumentò vertiginosamente e mi aggrappai forte alla sua giacca, affondando il viso contro la sua spalla.
<<Mi dispiace, Mirio, mi dispiace da morire>> dissi tra i singhiozzi <<il giorno della diagnosi del mio glioblastoma ho promesso a me stessa di cercare di evitare quanto più possibile i contatti stretti con persone non ancora presenti nella mia vita, limitandomi solo alla conoscenza superficiale, ma ho finito per cedere e coinvolgere anche te... non sai quanto mi dispiace... forse sarebbe stato meglio starti alla larga ed evitare di coinvolg->>
<<Si può sapere cosa stai dicendo? Perché ti stai scusando con me? Non devi, non devi...>> mi bloccò lui, baciandomi forte tra i capelli.
<<Perché mi sono avvicinata troppo a te, quando il mio obiettivo era quello di non condizionare troppo la vita delle persone, bastano già quelle di chi mi conosce da prima, stanno soffrendo abbastanza già loro, senza bisogno di causare la stessa sofferenza anche ad altri...>>
<<Smettila di dire queste cose, non devi nemmeno pensarle. Tu non hai fatto nulla di male, assolutamente nulla ed io sono felice di averti conosciuto>> mi sussurrò lui, commosso quanto me.
Mirio restò stretto al mio corpo per più di un'ora, senza lasciarmi mai... finché l'ultima lacrima non cadde dai miei occhi.

𝚄𝚕𝚝𝚒𝚖𝚒 𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒 || 𝙻𝚎𝚖𝚒𝚕𝚕𝚒𝚘𝚗 𝚡 𝚁𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora