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MOLTI ANNI DOPO

«Va bene, portate il cavallo nella stalla, il mio stalliere se ne occuperà.» Thomas entrò nella nostra stalla, con uno stallone alla sua destra, e il nitrito di Nice Eyes fece girare di scatto la testa di Thomas verso la cavalla, che stava male da diversi giorni e sembrava peggiorare.

Legò il nuovo cavallo ad un anello ed aprì il box di Nice. Posai la pezza sul tavolo degli strumenti e lo raggiunsi, incrociando le braccia al petto ed appoggiando la spalla vicino la porta del box.

«Thomas, lei non potrà gareggiare. Non si regge in piedi e la gara è dopo domani!» Gli ricordai ed il suo sguardo si posò su di me.

«Abbiamo Star adesso, allenerai lui.» Alzai entrambe le sopracciglia e ridacchiai. «Certo, ovvio, alleniamoli in tre giorni e poi diamogli della droga!» Scossi la testa e mi diressi verso Star, per assegnargli il box.

«Sai da sempre che facciamo così, appunto per questo gareggiamo alle corse clandestine. Tu sei solo il mio stalliere e di come gestiamo il cavallo e la gara, o gli affari, non ti riguarda.»

«Sono una Shelby anche io, Thomas.» Mi voltai di scatto verso di lui con lo sguardo, sicuramente, pieno di rabbia e delusione.

«Non di sangue.» Disse, con tutta la tranquillità del mondo.

Inclinai la testa ed abbassai gli angoli della bocca, facendo spallucce.

«Bene, allora puliscitelo tu, il cavallo.» Lanciai la striglia dritta verso il suo petto ed, a passo svelto, uscii dalla stalla, scontrandomi con la spalla di Arthur.

Vaffanculo, Thomas Shelby.

***

Entrai in casa, sbattendo la porta e posai il mio cappello sul comodino accanto all'ingresso.
Andai in cucina e presi dell'acqua fresca. Dopo averla bevuta tutta in una volta, mandai la testa all'indietro e chiusi gli occhi, trattenendo l'urlo che avevo voglia di liberare dalla mia gola.

«Hey, oggi sei tornata presto.»

Scossi la testa e risi di gusto. «Tuo fratello ha preso il mio posto.» Risposi a Johnny, mentre mi sedetti a tavola e mi accesi una sigaretta, con la mano tremante dal nervosismo.

Posai una mano sotto il gomito e guardai fuori dalla finestra, prendendo un tiro.

«Perché sei nervosa? Ha combinato qualcosa?» Johnny si avvicinò a me ed appoggiò la gamba destra sulla superficie del tavolo. «Da quello che ha detto lui mi ha fatto capire che io, per lui, sono solo la sua dipendente e non un membro della famiglia.» Posai il mio sguardo sul suo e lui mi guardò con espressione sorpresa, mista a rabbia.

«Dimmi esattamente cosa ti ha detto che lo faccio fuori.» Polly entrò in cucina e si accorse, immediatamente, di aver interrotto qualcosa.

«Che succede qui? Chi devi fare fuori, Johnny?»

Johnny ridacchiò, guardandomi.
«Tuo nipote Thomas.» La zia si bloccò e si girò verso di noi.

«Che ha fatto sta volta?» Parli del diavolo e spuntano le corna, giusto? Thomas entrò sbattendo la porta, già aperta, della cucina, e venne dritto verso di me, con l'intenzione di farmi qualcosa, ma, Johnny lo bloccò.

«Tu non mi tratti così!»

Urlò, puntandomi il dito contro.
«E tu non mi dai della schiava!» Lasciai uscire l urlo che trattenevo da quando entrai in quella casa.

«Thomas Shelby! Dimmi che sta scherzando.» Zia Polly si intromise. «Non sto scherzando.» Risposi io, lanciandole uno sguardo veloce.
«Thomas, chiedile scusa.» I suoi occhi azzurri si spostarono dai miei verdi e si posarono su quelli neri di Polly, ridacchiando.

«Davvero? Come i bambini all'asilo?»

Scosse la testa e zia Polly annuì. «Proprio come loro.» Thomas prese un bel respiro, con gli occhi chiusi, e poi li riaprì, posandoli su di me.

«Scusa.» Dopo un po' che lo disse, Johnny lo lasciò andare e quest'ultimo, vidi con la coda dell'occhio che mi guardò. «Scuse accettate.» «Bene. Adesso tornate tutti alla vostra postazione, tu, Rose, vatti a fare la doccia e poi vieni ad aiutarmi.»

***

Dopo pranzo decidemmo di andare al Garrison, dove trovammo una ragazza cantare, in piedi su uno sgabello.

I clienti che c'erano, quando entrammo si girarono dall'altra parte e smisero di cantare.

Mi affiancai a Johnny mentre Thomas si appoggiò con la spalla ad uno dei pilastri del locale.
Notai come la guardava e, non seppi perché, ma c'era qualcosa che non avevo mai visto nel suo sguardo.

«Cosa ti prendo?» Mi chiese John, in un sussurro.

«Il solito.» Sospirai e lo raggiunsi al bancone, dando le spalle alla scena che non volevo più vedere.
«Se continui a stare nell'ombra sarà ancora peggio.»
Lanciai un'occhiataccia a John e scossi la testa, prendendo un sorso di Whisky ed accendendo una sigaretta.

«Non merita una come me.»

***
Angolo scrittrice

Okay! Ho deciso di pubblicare due volte a settimana: Mercoledì e Domenica.
Fatemi sapere cosa ne pensate di quest'alto capitolo!

>Domandina: Johnny o Thomas?

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