Prologo

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 Sette e mezza di mattina, dalle cuffiette bluetooth di un Iphon X fuoriusciva ad un volume estremo "Carry on my wayward son" dei Kansas, il contachilometri di un bolide a due ruote segnava centoquaranta e sfrecciava nel vento come una saetta affettando l'aria che avviluppava il suo pilota. Due occhi azzurri, grandi e tenebrosi, fissavano l'asfalto, diventato ormai una stringa sottile che sembrava dispiegarsi verso l'infinito, tutto intorno il vuoto e il rombo di quel motore che spezzava il silenzio. Poi all'improvviso quel silenzio divenne rumore, un boato assordante che s'increspava contro i margini dell'anima e si confondeva con il battito accelerato del suo cuore tormentato.

Dieci minuti più tardi una ragazza dai capelli biondi aveva appena finito di fare colazione, sua madre e suo padre la stavano rimproverando perché era sempre in ritardo e lei sbuffava seccata infilando un libro nello zaino. Ogni mattina questa ragazza prendeva il suo scooter scortata in macchina dai genitori fino al primo incrocio poi si separavano, lei verso scuola, loro in azienda. 

Una mattina come un'altra, un giorno come un altro.

Lei era salita in groppa al suo scooter verde, aveva legato il casco stretto stretto e aveva appena varcato la soglia del cancello, lui continuava a premere sull'acceleratore della sua Kawasaki rossa, quando all'improvviso vide qualcosa in lontananza, un motorino verde stava facendo inversione di marcia in fondo alla strada. Iniziò a frenare e le gomme graffiarono pesantemente sull'asfalto, a causa della velocità sostenuta con cui stava viaggiando fino a un secondo prima, generando un cumulo di scintille sotto il copertone. La ragazza intanto osservava quella moto che le andava incontro pietrificata dallo spavento, mentre sua madre e suo padre, dietro di lei, all'interno del cortile, non avevano ancora messo a fuoco la scena. Poi il motore della Kawasaki iniziò gradualmente a perdere potenza fino a fermarsi del tutto proprio ad un centimetro dallo scooter.

Lui tirò un sospiro di sollievo, lei era ancora sotto shock.

"Stai bene?" le urlò il ragazzo da sotto il casco, sul sellino della moto, mentre i suoi genitori accorsero ad aiutarla allarmati.

Lei non rispose, poi accadde, i loro sguardi improvvisamente si incontrarono e quello non fu più un giorno come un altro, il destino stava facendo il suo corso.

"Delinquente, teppista! Ti sembra questo il modo di guidare?" urlò la madre della ragazza contro di lui, scendendo dall'auto.

"Mamma lascia perdere, sto bene!" sussurrò lei ancora frastornata.

Il ragazzo scese dalla moto e le si avvicinò per assicurarsi che stesse realmente bene.

"Tutto apposto allora?" aveva sempre il casco quindi lei, a parte l'azzurro penetrante di quegli occhi, non vide nient'altro.

"Tutto bene!" affermò con convinzione, ora il terrore era scomparso, sostituito dal battito accelerato del cuore quando quello sguardo misterioso s'insinuò nel suo.

Lei guardò l'orologio.

"Cavolo, se non mi muovo farò tardi a scuola!" asserì in tono preoccupato afferrando il manubrio del motorino rimasto acceso per immettersi in strada, mentre i suoi genitori si infilavano in macchina ripartendo frettolosamente.

"Ringrazia il cielo che non è successo niente di grave a mia figlia!" lo minacciò la madre della ragazza dal finestrino prima che suo marito ingranasse la marcia e partisse a tutta velocità verso la loro destinazione.

Il ragazzo li guardò andare via con aria confusa.

Ma che cazzo era appena successo? Si domandò perplesso.

Sopirò ancora una volta sollevato, per fortuna non l'aveva investita. Poi saltò in sella alla sua moto e si diresse, ancora turbato, verso casa.

I tuoi occhi mi fanno impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora