Capitolo 1

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 Quel sabato mattina, durante la prima ora di lezione al liceo Maffei, la professoressa di italiano stava scorrendo i nomi sul registro elettronico, di tanto in tanto alzava lo sguardo soffermandosi su qualche alunno per poi riportalo sul tablet che utilizzava con fare impacciato. Anche lei, la professoressa De Lorenzo, la più anziana della scuola, aveva dovuto adattarsi alle nuove tecnologie, a quella scuola digitale così in voga negli ultimi tempi. Era ormai alla soglia della pensione, mancavano pochi mesi, aveva insegnato letteratura italiana per quarant'anni con rigore e diligenza e nessuno, proprio nessuno si era mai lamentato dei suoi metodi, fino a due anni prima, quando la dirigente le aveva ordinato caldamente di cambiare il suo modo d'insegnare. Gli studenti la fissavano terrorizzati, quel giorno avrebbe interrogato sulla Divina Commedia, una delle interrogazioni che avrebbe segnato il destino di alcuni di loro per il voto finale all'esame. Questo le dava una punta di soddisfazione, tutte quelle novità come la scuola digitale, nuove tecnologie e metodologie didattiche, l'alunno al centro dell'apprendimento e tutte quelle cavolate varie non avevano scalfito la sua reputazione da insegnante severa, anzi severissima, che si portava addosso dagli albori della sua carriera. Aveva sempre creduto nel suo lavoro, nell'insegnamento, quello buono, non nelle sciocchezze propinate dai vari ministri che si succedevano senza sosta al governo col chiaro intendo di instupidire i giovani. Lei questo non lo avrebbe mai permesso, i suoi alunni dovevano conoscere l'intero programma di letteratura a dovere o non avrebbero passato l'anno, questo era poco ma sicuro.

"Vale hai fatto la parafrasi del quinto canto dell'Inferno?" sussurrò una giovane ragazza bionda di nome Giorgia alla compagna di banco, la sua migliore amica.

"L'ho fatta a metà, se vuoi te la giro su whatsapp" rispose Valentina.

"Sì, grazie Vale".

Mentre Giorgia copiava velocemente i versi sul quaderno la De Lorenzo dava un'ultima controllata al registro.

"Bene bene...".

Il verdetto stava per essere sputato e Giorgia sapeva che lei sarebbe stata una delle prescelte visto che le mancava quell'interrogazione per completare il giro prima della verifica finale.

Copiò in fretta l'ultima frase.

"Vengano..."

Alcuni ragazzi, quelli che come Giorgia sapevano di dover affrontare la verifica, eludevano lo sguardo della professoressa o si nascondevano sotto il banco con il pretesto di prendere qualcosa nella borsa con la speranza di non essere chiamati.

Se avessero potuto sparire nelle zip di quegli zaini l'avrebbero fatto senza pensarci due volte.

"Lucarelli, Germaneto e..."

Il cuore di Giorgia batteva impazzito, sapeva di non essere preparata e pregava con tutta l'anima che quell'arpia non facesse il suo nome.

"Rondine".

Ecco, il tre era assicurato visto che non aveva neanche letto quel dannato canto.

I tre sventurati, due ragazze e un ragazzo, si alzarono e andarono a sistemarsi in piedi vicino alla lavagna dopo aver lasciato il quaderno sulla cattedra.

"Iniziamo con Rondine".

Rieccola! Il tre ipotizzato inizialmente era presto sceso a due.

"Vedo che non hai terminato la parafrasi Rondine, come mai?" chiese la De Lorenzo osservando il quaderno di Giorgia.

"L'ultima parte non sono riuscita a parafrasarla professoressa" mentì, in realtà non aveva parafrasato un bel niente perché il giorno prima aveva passato l'intera giornata a guardare Favij su Youtube, non che le piacessero i videogiochi ovviamente, ma era pazza di lui, della sua splendida voce e dei suoi folti capelli scuri, che dire poi di quegli occhi color nutella che la ipnotizzavano per ore.

I tuoi occhi mi fanno impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora