Capitolo 3

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 Riccardo era sdraiato sul letto di Claudio a osservare il soffitto. Avevano pranzato a casa sua, con una bella carbonara cucinata da sua madre. Claudio non era un riccone, ma la sua famiglia modesta era cento volte meglio della sua, inesistente e fredda. Sua madre poi era sempre molto dolce e gentile, comprensiva e disposta a difendere il figlio anche se avesse commesso una strage, peccato che lui ricambiava quell'affetto facendo un mare di casini in giro per la città, casini che poi Riccardo risolveva grazie ai soldi e all'influenza di Vittorio. Suo padre invece era morto in una sparatoria quando Claudio aveva solo otto anni. La povertà l'aveva spinto ad entrare in un giro sbagliato portandolo alla morte. Riccardo Aveva conosciuto Claudio qualche tempo dopo la scomparsa di Antonella, a scuola. Vittorio l'aveva iscritto al Maffei, il liceo migliore di Verona, e il primo quadrimestre era filato liscio. Si impegnava nello studio, frequentava gente tranquilla, della Verona bene. La sua vita andava alla grande, si sarebbe diplomato con il massimo dei voti e sicuramente avrebbe continuato gli studi in Giurisprudenza per esaudire il grande desiderio di suo padre. Fino a quando non è arrivato il cancro che nel giro di un mese aveva portato via sua madre.

Fu allora che cominciarono i casini.

A scuola non andava più bene, litigava con chiunque, compagni di classe, professori, gente qualunque, nessuno faceva la differenza. Una mattina si era alzato particolarmente incazzato così, quando un compagno di classe aveva iniziato a sfottere la sua vicina di banco un po' grassottella gli aveva intimato di smetterla e tornarsene al suo posto, ma quel perfettino del cazzo aveva continuato, cominciando a provocare anche lui. Era stata questione di un attimo; qualche secondo dopo quel pallone gonfiato si era ritrovato con un braccio rotto e due denti spezzati.

Era scattata subito la denuncia, ma lo sguardo riconoscente di Federica gli aveva confermato in pieno che ne era valsa la pena. Da quel giorno nessuno si era più permesso di prenderla in giro per il suo peso, tutti avevano paura di lui e nessuno osava aprire bocca al suo passaggio.

Ovviamente Vittorio non poteva permettere che suo figlio venisse denunciato e si era dato da fare affinché la denuncia venisse ritirata. Ci era riuscito, a patto che il figlio cambiasse scuola e così lui aveva scelto un professionale in un quartiere poco raccomandabile, non voleva avere più niente a che fare con quella gente finta e perbenista, voleva persone vere intorno a sé, persone che parlavano come mangiavano. A questa scelta suo padre si era opposto con decisione, ma lui l'aveva minacciato che avrebbe abbandonato gli studi, dunque fu costretto a cedere seppur disapprovando apertamente il suo comportamento infantile.

Il primo giorno nella sua nuova scuola aveva capito di aver fatto la scelta giusta, certo i suoi nuovi amici non erano dei santi, ma almeno erano persone vere, con sentimenti veri. Ragazzi provenienti da una vita sofferta che non temevano la sorte, proprio quello che lui stava cercando in quel momento.

Claudio era stato il primo ad accoglierlo nel gruppo e da allora non si erano più separati.

"A cosa pensi?" chiese Claudio sollevando gli occhi dallo smartphone.

Era seduto alla scrivania e lo fissava divertito.

"La smetti di stare sempre su quel telefono?" lo rimproverò lui.

"Ammettilo, stavi pensando a quella bella biondina eh?".

Riccardo alzò gli occhi al cielo.

"Aspetta aspetta, com'è che si chiama?" continuò fingendo di non ricordarselo "Ah certo! Giorgia" lo prese in giro "Giorgia Rondine" poi gli piantò lo schermo del cellulare davanti agli occhi "Eccola qui la tua bella colombella!" rise, prendendolo in giro.

"Sei proprio un'idiota!" disse Riccardo in tono serio, scansando il telefono dalla faccia.

"Che c'è? Ti ho fatto un favore, ho trovato il suo profilo! E poi usalo ogni tanto quel telefono, hai l'ultimo Iphone!".

I tuoi occhi mi fanno impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora