Capitolo 22

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Riccardo era nella sua camera, lo stereo gracchiava "The final countdown" degli Europe, mentre lui finiva di prepararsi. Quella sera avrebbe cenato per la prima volta a casa di Giorgia. I suoi genitori volevano conoscerlo ufficialmente e lui non si era tirato indietro, teneva a lei, e se questo fosse servito a tranquillizzarli lo faceva volentieri.

Anche questa era una prima volta.

Non aveva mai avuto interesse ad impegnarsi seriamente con una ragazza al punto da essere presentato ai suoi genitori. Prima di lei aveva avuto soltanto storielle di poco conto volte a soddisfarlo sessualmente e la cosa non gli era mai dispiaciuta.

Dopotutto cercava solo questo dalle donne.

Con Giorgia invece era stato tutto diverso, fin dal primo momento. Lei gli trasmetteva un senso di purezza mai riscontrato in nessuna ragazza, un'ingenuità dolce che lo faceva impazzire. La sua presenza annullava tutto il resto trasportandolo in un universo parallelo dove a nessuno era permesso l'ingresso tranne che a loro.

Giorgia gli aveva fuso il cervello, come ci era riuscita non lo sapeva neanche lui.

E ancora non gliel'aveva neanche data! pensò ironico.

Sistemò i ricci ricresciuti con la cera e spruzzò un soffio di profumo dolce e gabbana.

Poi chiuse lo stereo e scese in cucina per prendere la crostata di albicocche preparata da Anna, il suo cavallo di battaglia. Con quella crostata avrebbe fatto sicuramente bella figura, e lui ci teneva molto a fare bella figura.

Erano le sette di sera e Vittorio non era ancora rientrato, come al solito.

Ripensò a sua madre, ai suoi occhi dolci che lo guardavano innamorati mentre gli sistemava il colletto della camicia prima di andare a scuola.

Quanto avrebbe voluto averla lì, adesso, confessarle che si era innamorato e vederla sorridere con gli occhi lucidi per la commozione.

Sospirò tristemente.

Non riusciva ancora a rassegnarsi alla sua assenza, a quel dolore lancinante che gli logorava il cuore ogni volta che Antonella ripopolava i suoi ricordi.

Un rumore proveniente dall'ingresso lo destò dai suoi pensieri, era Vittorio appena ritornato dal lavoro.

"Dove stai andando?" chiese l'uomo, vedendo il figlio dirigersi verso il portone d'ingresso con la crostata in mano.

"Sto uscendo!" affermò il ragazzo senza ulteriori spiegazioni.

La freddezza tra di loro era glaciale, sembravano due estranei.

"Riccardo...".

Il giovane non lo fece finire.

"Non iniziare a rompere i coglioni con i tuoi sproloqui, papà!" disse, in tono seccato.

Vittorio lo squadrò con sguardo duro ma non riuscì a guardarlo negli occhi, non ci riusciva mai.

Era ferito dalle sue parole e dal suo modo di guardarlo.

Con astio.

Suo figlio lo odiava e la colpa era soltanto sua perché non era stato in grado di gestire le cose dopo la morte di Antonella, avrebbe dovuto essere più presente con lui, fargli sentire il suo affetto, ma la mancanza di Antonella aveva lasciato un vuoto incolmabile nel suo cuore privandolo di ogni singolo sentimento per diverso tempo.

"Non fare tardi come al solito!" asserì gelido, o almeno questo era il tono di voce che recepì Riccardo.

In realtà Vittorio avrebbe voluto abbracciare il figlio e dirgli che lo amava profondamente, più di qualsiasi cosa al mondo.

I tuoi occhi mi fanno impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora