Capitolo 21

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Il mattino seguente Giorgia faceva colazione silenziosamente, senza degnare sua madre e suo padre di uno sguardo. Si sentiva ferita e umiliata dalla reazione così eccessiva di sua madre, ma soprattutto non capiva dov'era il problema.

Si era innamorata, e quindi?

Perché i suoi non riuscivano a capire che non aveva più cinque anni? Si chiese arrabbiata.

Continuava a girare il caffè, nonostante lo zucchero si fosse sciolto da un pezzo, e pensava a Ric, il suo amato Ric.

Se i suoi genitori non avessero accettato la sua storia d'amore era disposta a scappare di casa, a lasciare tutto e fuggire via con lui.

"Giorgia!" la voce di Elena serpeggiò tra i suoi pensieri.

Lei non rispose e bevve un sorso di caffè senza guardarla negli occhi.

Lorenzo le osservava dall'altro lato del tavolo, senza parlare.

"Mi dispiace per ieri sera!" disse sua madre, sinceramente dispiaciuta.

Questa confessione la spinse a posare lo sguardo in quello di Elena per una frazione di secondo, poi lo abbassò nuovamente sul tavolo.

"Mi sono lasciata trasportare dalla rabbia, perdonami figliola!".

Ancora silenzio.

Elena si era resa conto di aver avuto una reazione troppo dura e adesso voleva rimediare, voleva bene a sua figlia e se aveva agito in quel modo era solo perché temeva per la sua incolumità. Non sapeva niente su quel ragazzo, di cui Giorgia era perdutamente innamorata, voleva solo tutelarla.

La donna sospirò.

"Senti, perché una sera non inviti quel giovanotto a cena?".

Con questa domanda catturò la piena attenzione della figlia che la guardava con un'espressione sbigottita stampata sul volto.

"Stai dicendo sul serio mamma?" chiese Giorgia, incredula.

La donna annuì, era felice che sua figlia avesse ricominciato a rivolgerle la parola.

"Certo tesoro, noi ti vogliamo bene, e se per te questo ragazzo è davvero importante lo diventerà anche per noi!" disse, includendo anche suo marito.

Un sorriso enorme si allargò sul volto della ragazza, poi esultò abbracciando sua madre.

"Grazie mamma!" affermò elettrizzata.

"Signora madre!" la prese in giro, mentre Giorgia saltava al collo di suo padre che sorrideva commosso.

"Grazie papà!" e gli stampò un bacio sulla guancia.

"Amore di papà!" disse lui, stringendo la sua bambina "Su che è tardi, dai!" asserì poco dopo, trattenendo una lacrimuccia di commozione.

La sua piccola Giorgia, era cresciuta sì, ma sarebbe rimasta per sempre la sua bambina.

Come ogni mattina, Elena e Lorenzo scortarono Giorgia, che viaggiava sullo scooter, fino al primo incrocio, poi si separarono, lei andò a scuola, loro in azienda.

La lezione di storia dell'arte proseguiva lentamente, il professore stava parlando della Guernica di Picasso e spiegava le diverse simbologie che conteneva al suo interno sotto gli occhi annoiati dei suoi alunni che vedevano nell'opera solo un'accozzaglia di disegni fatti pure male.

"Giorgi!".

Giorgia, che stava imbrattando il quaderno di scritte che ritraevano il nome di Riccardo ed il suo contornati da una miriade di cuoricini, si voltò verso Valentina.

I tuoi occhi mi fanno impazzireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora